Competitività e mercato globale

Si hanno fondati motivi per ritenere che, nel più lungo periodo, prevarrà la spinta della globalizzazione e della liberalizzazione dei mercati sulle condizioni dei mercati dei beni, dei fattori di produzione (lavoro e capitale) e degli strumenti monetari e finanziari.

Dematerializzazione dell’economia

La dematerializzazione dell’economia ridurrà il peso delle rendite di posizione e l’educazione quello dei costi dell’ignoranza. Gli Stati, sotto lo stimolo delle istituzioni, si dovranno fare carico di creare istituzioni adatte alla competizione globale, ossia regole del gioco che offrano opportunità e non vincoli, e giocatori preparati a sfruttarle positivamente. In un contesto nel quale la globalizzazione è un processo dinamico irreversibile, occorre essere competitivi per garantire, mantenere nel tempo e potenziare i modelli locali che entrano tra loro in contatto gettando le fondamenta di un mercato globale.

Competitività

La competitività è necessaria per costruire un modello destinato a durare nel tempo, sostenibile, che sappia conservare il suo posto nel mondo di domani, dove si viva bene, vi sia prosperità e coesione sociale piuttosto che disoccupazione, esclusione, disparità crescenti, povertà e insicurezza. In tal senso la competitività deve essere considerata un mezzo e non un fine. La globalizzazione determina dunque un maggiore livello di competitività perché attraverso una migliore efficienza le imprese possono avere voce in un contesto sempre più grande e sempre più specializzato. Internet, poi, permette l’accesso ad infinite risorse di informazioni da ogni parte del pianeta. Il costo della comunicazione diminuisce. La telefonia mobile e satellitare rende la telecomunicazione accessibile non solo alla popolazione urbana ma anche a quella che vive in zone lontane dalla città.

Competitività e costi

Le due dimensioni della competitività sono basate sulla distinzione tra “competitività in termini di costo” e “competitività indipendentemente dal costo”. Questa distinzione corrisponde anche a due aspetti della strategia delle imprese, vale a dire una visione a breve scadenza fondata sulla produzione di beni standardizzati e una visione a lungo termine fondata sulla differenziazione e sull’innovazione. Questi due approcci non sono antagonistici e possono risultare perfettamente complementari l’uno all’altro.

Concorrenza territoriale

Sotto il profilo del territorio, questa stessa distinzione comprende due impostazioni che corrispondono a due preoccupazioni o alternative. La prima consiste nel preoccuparsi innanzi tutto degli aspetti relativi ai prezzi dei fattori di produzione in un determinato luogo. In questo quadro di concorrenza territoriale basata esclusivamente sui costi dei fattori di produzione, la conseguenza è molto spesso una corsa ai rincari nelle relazioni tra imprese e territorio. La seconda impostazione, invece, punta su un processo di costruzione territoriale delle risorse. Si tratta di in processo auto-cumulativo risultante da fenomeni di interazione tra le imprese situate su uno stesso territorio e tra questo e tutti gli altri operatori di un ambiente circoscritto.

Imprese tra nomadismo e ancoraggio territoriale

In questa prospettiva, la crescita e lo sviluppo sul piano locale non si basano più unicamente sull’interesse che un luogo suscita per gli investimenti produttivi in cerca di una localizzazione; essi sono anche il risultato del sostegno reciproco tra investimenti produttivi esterni (sviluppo esogeno) e forze territoriali di crescita e di innovazione (sviluppo endogeno). Per quanto concerne le imprese quindi, se da un lato il loro “nomadismo” è dovuto sempre più alla necessità di diventare globali, dall’altro esse cercano di essere maggiormente coinvolte nel territorio, adottando comportamenti di “ancoraggio territoriale”.

Libera concorrenza

Occorre dunque basare la competitività più sulla valorizzazione delle differenze in un mondo di scambi e interazioni che sul riferimento ad un modello unico. Il problema dell’articolazione tra competitività delle imprese e competitività dei territori trova uno sbocco grazie alla convergenza di interessi tra impresa e territorio che ne deriva. La questione della “nazionalità” dell’impresa è in tal modo superata in quanto la vera questione diventa quella della sua “territorialità”. La globalizzazione infine, almeno teoricamente, è in grado di realizzare un sistema di libera concorrenza in cui tutte le imprese possono trarre profitti.

Vantaggi per la collettività

Secondo la teoria economica tradizionale, il regime di libera concorrenza realizza una situazione di ottimo, cioè la migliore situazione possibile, per la collettività. Ciò accadrebbe per tre motivi:

  • in concorrenza, il prezzo dei beni tende ad eguagliare il costo dei produzioni dei beni stessi;
  • la concorrenza realizza la sovranità del consumatore;
  • la concorrenza spinge le imprese ad utilizzare i fattori produttivi (capitale e lavoro) in modo efficiente (cioè economico o razionale) e fa ottenere nel sistema economico il massimo volume possibile di produzione (di beni e servizi).

Prezzi e produzione

I prezzi quindi assolvono un’importante funzione: assicurano l’uso efficiente (cioè economico o razionale) delle risorse produttive ( beni e fattori), inducendo le imprese ad usare con maggiore parsimonia le risorse scarse e con minore parsimonia quelle abbondanti.  Poiché in questo modo si evita ogni spreco di risorse, si ottiene, nel sistema economico, il massimo volume possibile di produzione.

Maggiori opportunità di sviluppo

   La globalizzazione si inserisce in un processo dinamico di apertura e di maggiore complessità del mondo in base ad un processo di apertura reciproca e di compenetrazione sia degli spazi geografici sia di quelli settoriali: tali dinamiche estese al territorio e ai settori offrono alle imprese ampie opportunità di inserimento nel mercato. Si viene cosi’ a creare un sistema di concorrenza con possibilità di posizionamento sia al livello della specializzazione dei prodotti che in quello delle diverse dimensioni del mercato. Le maggiori dimensioni del mercato e l’intersettorialità comportano grandi opportunità di sviluppo perché disegnano nuovi spazi nel modo di gestire e affrontare la concorrenza.

Dalla tesi di laurea, nel 2001, di Amedeo Lomonaco: “Limiti e potenzialità del fenomeno della globalizzazione per l’economia contemporanea”.