Primarie centrosinistra: intervista con Antonio Baggio

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Primarie del centrosinistra in Italia: saranno il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ad andare domenica prossima al ballottaggio. Bersani parla di “giornata straordinaria”, Renzi ricorda che “ora si riparte da zero a zero”. Sul significato di queste primarie, che ieri hanno visto la partecipazione di oltre 3 milioni di elettori, Amedeo Lomonaco ha chiesto un commento al politologo Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia politica presso Istituto Università Sophia del Movimento dei Focolari:

 

R. – Il significato è molto positivo, proprio in una prospettiva di valutazione del bene del Paese: abbiamo assistito a un partito che ha dichiarato, in maniera esplicita, le proprie componenti e ha trasformato quello che poteva rimanere soltanto un dibattito interno in un dibattito pubblico. Quindi, la pubblicità del dibattito è la prima buona notizia: c’è più trasparenza.

Cambiare la classe dirigente

La seconda buona notizia è il tentativo di cambiare la classe dirigente. E questo è un merito soprattutto del candidato Renzi, ma anche del candidato Bersani che ha aperto a questa possibilità. E mi è sembrato genuinamente contento. E questo è un fattore importante non solo per il Partito democratico, ma per tutta l’Italia. Ora, con questo non si risolvono le cose. I candidati ci hanno mostrato anche le loro differenze, i diversi progetti di alleanza. Però, abbiamo chiare le difficoltà: il Partito democratico si è presentato come un polo credibile. Certo, un polo solo non basta.

Il futuro del Pdl

D. – Un polo solo non basta. Qual è il futuro del Pdl sospeso tra l’iter delle primarie e il possibile ritorno in campo di Berlusconi?

R. – Il Pdl rappresenta l’altro Polo naturale di alternativa al Pd. E noi, come cittadini, prima di dividerci sulle scelte, avremmo bisogno prima di tutto di due possibilità tra le quali scegliere. Il Polo di centrodestra, il Partito delle libertà, è molto più indietro in questa maturazione rispetto a quanto non lo sia il Partito democratico. Lo vediamo ad esempio dal numero esorbitante di candidati. La testimonianza è quella di una frammentazione che dice la vera e propria assenza di un partito.

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