Notre Dame, card. Ravasi: è un simbolo di risurrezione

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© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Sull’incendio della cattedrale di Notre Dame, intervista al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura

Come “specchio della società”, anche Notre-Dame ha riflesso le tragedie e i drammi della storia, ma alla fine “è sempre risorta”. Così il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra:

R. – Penso che questo evento abbia due volti. Da un lato, certamente, ha un volto tragico perché rappresenta il crollo di simboli, la ferita profonda in uno dei grandi vessilli della Francia, sia civile sia religiosa. Ma, dall’altro, vorrei dire anche una parola soprattutto di speranza, di consolazione, perché nell’interno della storia, della stessa storia della cattedrale di Notre Dame, è sempre avvenuto il fatto che, come ogni specchio della società, ha riflesso anche le tragedie, i drammi. Quindi all’interno della storia ha avuto tante ferite, qualche volta perfino si è avvicinata alla morte, ma è sempre risorta. Ecco perché penso che alla fine si debba guardare in avanti. Forse adesso le previsioni sono difficili, ma in futuro potremo ancora – come ho fatto io tante volte – varcare la soglia ed entrare all’interno dello spazio mirabile di questo monumento.

Tra i segni di consolazione, ci sono appunto anche grandi segni di speranza. Per esempio, il fatto che molti dei tesori all’interno di Notre-Dame si siano salvati: tra questi, il frammento della corona di spine di Gesù. Ciò deve accompagnarci proprio nella speranza della ricostruzione…

R. – Di solito, è proprio questo l’elemento fondamentale: non è stata rasa al suolo completamente, ci sono delle componenti che sono come il cuore di una cattedrale o che sono anche come la rappresentazione della sua bellezza. Una bellezza può avere una volta uno sfregio, può avere un taglio ma rimane sempre nella sua forza. E ciò paradossalmente si è verificato anche questa volta. Soprattutto si è verificato attraverso questo simbolo, che è un simbolo della tradizione, naturalmente, ma che in un certo senso è quasi come il cuore, il centro della Cattedrale. E questo fa sperare che il corpo della Cattedrale, perché è un corpo vero e proprio, continui ancora a vivere attraverso il battito di questo simbolo che è il simbolo, tra l’altro, della Settimana Santa.

Oggi – tra l’altro – la Chiesa ricorda Santa Bernadette Soubirous. Quindi, all’indomani di un incendio così grave, c’è comunque il richiamo a Maria…

R. – Credo che il fatto che proprio la figura di Maria sia centrale all’interno di questa Cattedrale e che la Francia abbia Lourdes come altro grande simbolo religioso e anche un po’ nazionale sia la grande possibilità che viene offerta per la rinascita. È vero, si dice che la Francia sia una società fortemente secolarizzata, laica, però, al tempo stesso, custodisce al suo interno un numero enorme di segni viventi ancora di cattedrali, di chiese, di comunità o di elementi storici che parlano ininterrottamente della fede, coniugandola sempre con la bellezza, con l’estetica. Ed è per questo che, allora, la speranza ha l’ultima parola.

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