Messa di padre Arturo Sosa, nuovo preposito

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

E’ stato eletto il nuovo Superiore generale della Compagnia di Gesù. Si tratta di padre Arturo Sosa Abascal, della Provincia del Venezuela. Padre Sosa, 68 anni, venezuelano, è stato consultore del padre generale, delegato generale per le case e le opere interprovinciali della Compagnia di Gesù a Roma. Ha conseguito un dottorato in scienze politiche presso l’Universidad Central de Venezuela. Padre Arturo Sosa, nato nel 1948 a Caracas, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1966 ed è stato ordinato sacerdote nel 1977. Padre Sosa è il 31.mo Superiore generale della Compagnia di Gesù.

Il nuovo preposito, intervista con padre Sosa

Il nuovo superiore generale dei Gesuiti, il padre venezuelano Arturo Sosa Abascal, ha presieduto oggi (15 ottobre 2016) la Messa nella Chiesa del Gesù a Roma, il giorno dopo la sua elezione. Nell’omelia ha invitato i confratelli a vivere con fedeltà, creatività e audacia, guardando a Dio prima di ogni altra cosa, come ha fatto Maria. Per la nostra missione – ha detto – occorrono testa e cuore. Ribadito l’impegno dei Gesuiti al fianco dei più poveri e per la giustizia. Ascoltiamo padre Sosa al microfono di Amedeo Lomonaco:

 

R. – Il mondo si sviluppa in un senso contrario. Ma ci sono oggi, più che mai, le risorse per procedere in un modo diverso. Mi sembra che la Compagnia abbia questo impegno molto importante per contribuire a sconvolgere questa situazione così ingiusta.

D. – Una Compagnia che ha testa – lei ha detto – ma anche cuore …

R. – Eh, certo! Sempre si parla della testa della Compagnia, del corpo. Ma anche, lo stomaco, il cuore … Tutto ci vuole per poter camminare. E il cuore è un po’ il simbolo del centro della persona, anche nella Bibbia. “Dove è il tuo cuore è il tuo tesoro”: allora, noi vogliamo mettere questo cuore nelle mani di Gesù.

Le insidie nel linguaggio

D. – In un passaggio dell’omelia ha anche detto di fare attenzione alle trappole del linguaggio …

R. – Sì. Noi parliamo tante volte di collaborazione, ma tanti intendono che altri collaborino con noi. Mentre quello che intendevo dire in questo passo dell’omelia è questo: noi vogliamo diventare collaboratori degli altri. E questo è il modo di crescere veramente.

La Chiesa e l’America Latina

D. – L’America Latina è al centro, proprio, del cuore della Chiesa?

R. – No, l’America Latina è una parte del corpo della Chiesa. Ma mi sembra che, dopo il Vaticano II l’America Latina, abbia vissuto intensamente questo sforzo, come anche altre parti della Chiesa. Ma l’America Latina ha il cuore nostro, di fare questo sforzo di essere con la gente, di trovare Dio nel mistero dell’Incarnazione. Così trovi il Signore.

Il dramma del Venezuela

D. – Il Venezuela è un Paese che vive grandi tensioni …

R. – Il Venezuela è anche molto dentro il mio cuore. Io voglio, per il popolo del Venezuela, un mondo molto migliore di quello che c’è adesso. Mi aspetto che si possa arrivare a delle soluzioni politiche, non per la via della violenza, non per la via della guerra, ma con il dialogo, con lo sforzo di capirsi mutualmente, di riconoscersi gli uni gli altri. E mi  sembra che la Chiesa venezuelana voglia contribuire in questo dialogo, per trovare un modo di negoziare per trovare il bene comune.

Creatività intellettuale, intervista con padre Lombardi

Durante l’omelia il nuovo superiore generale, padre Arturo Sosa Abascal ha anche ricordato, che l’impegno della Compagnia di Gesù deve continuare ad essere caratterizzato da una straordinaria creatività intellettuale. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Federico Lombardi, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede:

 

R. – E’ stato un passo importante dell’omelia. La Compagnia di Gesù ha, storicamente, una vocazione ad un ministero, ad un servizio di Dio anche colto, anche profondo dal punto di vista culturale. E il fatto che padre Sosa abbia messo in rilievo che bisogna continuare, da parte della Compagnia, a sentirsi chiamati al servizio della Chiesa per un ministero di annuncio della fede – ma anche con profondità di comprensione delle situazioni del mondo di oggi, della realtà dell’uomo, della società, dell’avvenire di questo mondo – è molto significativo.

D. – Ha detto padre Sosa: “Noi Gesuiti non siamo soli: siamo accanto ai sofferenti”.

R. – Questo è un aspetto molto caratteristico, anche della stessa tradizione della Compagnia di Gesù dagli inizi. Quando Sant’Ignazio e i primi compagni incominciavano il loro cammino per l’Europa, di solito abitavano presso gli ospedali. Servivano i poveri e gli ammalati, mentre svolgevano anche servizi dal punto di vista culturale piuttosto impegnativi. Quindi, l’attenzione alla sofferenza, alla povertà, ai problemi concreti, fanno parte della nostra tradizione fin dall’inizio. E anche in Papa Francesco lo stiamo trovando tantissimo.

La Compagnia di Gesù

D. – E’ stata posta l’attenzione proprio sul mantenere e sviluppare il corpo della Compagnia di Gesù …

R. – Questa è tipicamente la missione di un padre Generale, che è superiore proprio di un ordine religioso che si sente unito nella missione, pur se impegnato in tante frontiere in tutti i Continenti. Io credo che la conservazione e la crescita della Compagnia di Gesù, oggi e domani, continuerà a dipendere anche dalla fedeltà alla radice profonda che le è stata donata da Dio e che continua ad essere il dono principale per la Chiesa già nel passato, ma anche oggi e anche domani. Cercare, trovare Dio in tutte le cose e come rispondere alla sua chiamata, compiere la sua volontà, collaborare con Lui al disegno di salvezza del mondo.

Intervista con padre Spadaro

Sulla figura di padre Arturo Sosa si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, uno dei delegati che hanno partecipato alla votazione, padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica:

 

Padre Sosa è un padre di grande esperienza nella Compagnia di Gesù. Ha vissuto quattro Congregazioni generali e nella prima di queste ha anche incontrato l’attuale Papa Francesco. Quindi è una persona che ha grande esperienza di governo. È stato provinciale della provincia del Venezuela, quindi in una terra piena di tensioni che ha vissuto ed affrontato personalmente. Ed è anche una figura profondamente spirituale, di una spiritualità che è capace di incarnarsi in un territorio. Lui ha studiato ed ha insegnato teorie delle politiche ed è stato anche rettore di un’università cattolica in Venezuela. Quindi è una figura complessa, a tutto tondo. Una figura che tocca l’aspetto spirituale, quello intellettuale e quello di governo.

La Chiesa porta l’impronta dell’America Latina

D. – Ancora una volta la storia della Chiesa, presente e futura, porta l’impronta dell’America Latina. Dopo Papa Francesco, salito al soglio di Pietro, adesso è un venezuelano il nuovo Superiore dei Gesuiti …

R. – Sì. Indubbiamente l’America Latina si conferma in questo modo una Chiesa “fonte”. Lo è per la Chiesa universale con Papa Francesco e lo è anche per la Compagnia di Gesù. Chiaramente, qui vediamo un legame molto forte: le due persone non solo si conoscono – Papa Francesco, diremo il “Papa bianco” come si suol dire e il “Papa nero” – ma si apprezzano. E quindi possiamo immaginare una Compagnia di Gesù ancora più al servizio della Chiesa sotto il Romano Pontefice come è sua natura.

Un’altra periferia al centro

D. – Anche in questo caso è una periferia, il Venezuela, proprio al centro della Chiesa…

R. – Ancora una volta una periferia, ma non solo una periferia, un luogo di tensioni! Questo è molto importante. Padre Sosa ha vissuto queste tensioni in una terra molto difficile e tuttora complessa. Quindi è una persona di grande esperienza capace anche di affrontare le tensioni che possono sorgere nel mondo, nelle varie periferie più calde. Quindi una persona di periferia certamente, nel senso in cui la intende Papa Francesco.

Gesuiti e Pontificato di Francesco

D. – È la prima volta nella storia della Chiesa cattolica che un Superiore generale della Compagnia di Gesù viene eletto durante il Pontificato di un Papa gesuita…

R . – Questa è una responsabilità in più, se vogliamo, perchè il Pontefice vive la spiritualità della Compagnia. D’altra parte, il Papa è il Papa di tutta la Chiesa e la Compagnia è al servizio del Papa chiunque egli sia. Quindi, in questo senso, una piena continuità della Compagnia di Gesù a servizio della Chiesa e del Papa.

Prospettive nell’immediato

D. – Padre Sosa succede a padre Adolfo Nicolas. Quali sono le sfide nell’immediato?

R. – Le sfide della Compagnia di Gesù le affronteremo nei prossimi giorni delle Congregazione generale. In fondo noi siamo riuniti – è un grande corpo di Gesuiti provenienti da tutte la parti del mondo – e stiamo proprio affrontando questo, ovvero cosa la Chiesa e il mondo ci chiedono in questo momento.

Come si è arrivati all’elezione

Hanno partecipato alla votazione 212 elettori, ovvero i delegati di quasi 17 mila Gesuiti del mondo. Padre Arturo Sosa succede a padre Adolfo Nicolas, dimessosi ad 80 anni come il suo predecessore Peter Hans Kolvenbach nel 2008. Il Pontefice è la prima persona – come avviene per tradizione – a cui viene comunicato il nome del nuovo Superiore dei Gesuiti. E’ la prima volta nella storia della Chiesa cattolica che un Padre generale della Compagnia di Gesù viene eletto durante il Pontificato di un Papa gesuita.

La 36.ma Congregazione

La prima Congregazione generale si è tenuta nel 1558, due anni dopo la morte fondatore della Compagnia di Gesù, Sant’Ignazio di Loyola. L’ultima, la 36.ma, è iniziata a Roma lo scorso 2 ottobre ed è stata incentrata sul tema “Verso il largo, dove è più profondo”. La maggior parte delle votazioni riguardano proposte su testi che, se adottati, diventano norme per l’orientamento della Compagnia. Per la prima volta, molte votazioni si sono svolte tramite sistemi digitali grazie a tablet forniti agli elettori. Per l’elezione del Padre generale, la procedura adottata, invece, è stata esattamente quella prescritta da Sant’Ignazio nelle Costituzioni della Compagnia attraverso il metodo tradizionale delle schede cartacee.

L’elezione del Padre generale

L’elezione si è tenuta dopo quattro giorni di “murmuratio”, ovvero un tempo di preghiera e di discernimento. Oggi dopo la celebrazione della Messa – nella quale gli elettori invocano nuovamente lo Spirito Santo perché li ispiri al momento del del voto – si sono incontrati nell’aula per la votazione. Ogni elettore ha ricevuto una scheda cartacea. Su un lato è apposta la seguente frase: il sottoscritto “giura che sta votando per chi pensa, nel Signore, che sia maggiormente in grado di esercitare questo incarico”. L’elettore, dopo aver firmato il giuramento, sul lato opposto del foglio ha poi scritto il nome della persona per cui ha votato.

Il profilo del Generale nelle Costituzioni

Il profilo delineato nelle Costituzioni è innegabilmente molto ambizioso: il Superiore generale – si legge – “dev’essere uno dei più eminenti in ogni virtù e dei più meritevoli dentro la Compagnia, dove da molto tempo dev’essere conosciuto come tale”. La guida che Sant’Ignazio auspica per la Compagnia di Gesù – si sottolinea inoltre sul sito istituzionale dei Gesuiti italiani – “è qualcuno che possa guidare prima di tutto con il suo esempio”, soprattutto “una persona di profonda spiritualità”. “Un amico di Dio nel pregare, nell’agire e nelle relazioni umane”, con “una libertà di cuore che gli permetta di guidare la Compagnia con amore umile, giusto e coraggioso”.

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