Iraq intesa sulla Costituzione

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

L’Iraq sarà uno “Stato repubblicano, parlamentare, democratico e federale”: è quanto si legge nella bozza della nuova Costituzione che dovrà essere presentata, entro tre giorni, al Parlamento. Il testo, nel quale l’Islam viene riconosciuto come la fonte principale del nuovo ordinamento legislativo, ha ricevuto l’approvazione da parte di sciiti e curdi. La minoranza sunnita si è opposta, invece, all’approvazione del testo e più di duemila sunniti sono scesi in piazza, ad Al Dur, per manifestare contro la Costituzione irachena. Ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il Parlamento iracheno ha deciso di posticipare di altri tre giorni la votazione sulla nuova Costituzione. L’ulteriore rinvio è stato chiesto per cercare di convincere la componente sunnita ad aderire al nuovo modello federale. Il processo federalista, chiesto dai curdi e sostenuto dagli sciiti, è considerato dai sunniti l’anticamera per la frantumazione del Paese. I sunniti temono, in particolare, che i proventi delle vendite del petrolio, risorsa disponibile soprattutto nel sud sciita e nel nord curdo, non vengano distribuite equamente.

Islam principale fonte di diritto

Anche la scelta di adottare l’Islam come principale fonte del diritto, trova una forte opposizione da parte dei sunniti. Ma l’intesa, raggiunta grazie all’accordo tra curdi e sciiti, non sembra ammettere sorprese: il testo è stato ormai ultimato e ed è stato consegnato ai deputati. A questo punto, l’approvazione della bozza costituzionale da parte dell’Assemblea appare una formalità. Le liste sciite, religiose o laiche, hanno insieme 180 dei 275 seggi e i curdi 75. I sunniti, che rappresentano circa il 20 per cento della popolazione, hanno invece meno di dieci seggi.

La Costituzione sarà sottoposta a referendum popolare

Dopo l’approvazione da parte del Parlamento, la Costituzione sarà poi sottoposta a referendum popolare il prossimo 15 ottobre. In questo caso l’esito della consultazione è meno scontato: in base alla Costituzione provvisoria è infatti sufficiente il voto contrario di due terzi degli elettori di tre delle 18 province del Paese per bocciare la nuova legge fondamentale.

Intervista con Alberto Negri

La nuova Costituzione definisce dunque l’Iraq uno Stato federale ma non precisa nel dettaglio il nuovo modello federalista, auspicato da curdi e sciiti. Sul significato di questo assetto nel nuovo disegno Costituzionale, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, l’inviato speciale del Sole 24 Ore, Alberto Negri:

R. – Certamente al centro di questo testo fondamentale c’è il federalismo, che dovrebbe consentire ai curdi di ritagliarsi un’ampia autonomia. Nei progetti dei curdi, questa autonomia potrebbe prevedere, un giorno, la secessione e l’indipendenza. Per quanto riguarda le regioni meridionali sciite, è stata prevista un’ampia autonomia anche per loro in quell’area, il sud iracheno, dove si trovano gran parte delle ricchezze petrolifere. A questo scenario si sono opposti la maggioranza dei rappresentanti sunniti che, data la collocazione geografica dei pozzi di petrolio, si trovano ai margini di una struttura federale favorevole a curdi e sciiti.

Iraq federale

D. – Il testo prevede un Iraq federale, nel quale l’islam sarà la principale fonte del diritto. Ma quali scenari apre, per il Medio Oriente, questo assetto politico del nuovo Iraq?

R. – Bisognerà vedere come la Costituzione verrà applicata. Bisognerà capire come verrà realizzata, per esempio, la legislazione, in conformità alla legge islamica, lasharia. Questo sarà determinante. Come sarà determinante anche vedere se questa Costituzione, verrà poi applicata realmente anche nelle sue parti che riguardano il federalismo. Bisognerà poi aspettare il referendum popolare del 15 ottobre.

Esito del referendum non scontato

D. – Il referendum del prossimo 15 ottobre non sembra avere un esito scontato…

R. – Non ha un esito scontato, ma soprattutto non è per niente scontato tutto questo processo costituzionale, un processo che è stato praticamente imposto dalla precedente amministrazione americana, guidata del “proconsole” Paul Bremer. Questo processo si è comunque sviluppato in una situazione, in un’atmosfera difficile. Ci troviamo in una zona di guerra, in un Paese che è sempre sull’orlo di un conflitto civile. Tutto, anche il processo di elaborazione della Carta costituzionale, sembra che abbia ulteriormente diviso le varie componenti irachene.

Il ruolo della minoranza sunnita

D. – A proposito di componenti, la minoranza sunnita è destinata ad avere un ruolo sempre più marginale nel futuro Iraq?

R. – La minoranza sunnita, quella che ha tradizionalmente detenuto il potere negli ultimi 40-50 anni nel Paese, ha comunque un ruolo: è comunque la componente che in gran parte sostiene la guerriglia e il terrorismo. Quindi, bisognerà vedere se questa Costituzione riuscirà a soddisfare le richieste sunnite.

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