Iraq: critiche per la strategia Usa

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Alti esponenti militari britannici e statunitensi hanno lanciato nuove critiche contro la strategia americana in Iraq. Il presidente statunitense, George Bush, ha comunque ribadito che la politica americana nel Paese del Golfo non cambierà. A preoccupare è poi l’ipotesi di un intervento militare in Iran: il direttore del Dipartimento di terrorismo e sicurezza statunitense del Centro Nixon, Alexis Debat, ha dichiarato infatti al quotidiano britannico Sunday Times che il Pentagono avrebbe preparato piani di attacco contro 1.200 obiettivi in Iran. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il direttore del Dipartimento di terrorismo e sicurezza americano, Debat, ha anche detto che gli strateghi statunitensi non vogliono lanciare “attacchi isolati” contro le strutture nucleari iraniane. L’obiettivo è annientare le capacità militari della Repubblica islamica. La finalità di un intervento di questo tipo – ha aggiunto – è di non dare all’Iran la possibilità di reagire. Ma secondo molti osservatori, gli effetti di una campagna di questo tipo sarebbero devastanti. Tra questi, il direttore dell’Agenzia per l’energia atomica (AIEA), Mohammed El Baradei, ha sottolineato come un attacco degli Stati Uniti contro l’Iran aggraverebbe la crisi nella regione e rafforzerebbe la posizione di quanti, nella Repubblica islamica, sono favorevoli alla realizzazione della bomba atomica.

La Repubblica di Iran pronta a collaborare con l’Aiea

In Iran, intanto, il Ministero degli esteri ha reso noto che il governo di Teheran riconsidererà la propria disponibilità a cooperare con l’AIEA se il Consiglio di sicurezza dell’ONU adotterà una nuova risoluzione contro la Repubblica islamica. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha detto poi che l’Iran ha raggiunto un nuovo record nel suo programma nucleare rendendo attive più di 3000 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Ma non è solo la situazione in Iran a destare preoccupazione. Continuano infatti ad arrivare critiche contro la politica statunitense in Iraq: il generale britannico, Tim Cross, che si è occupato della pianificazione del dopoguerra, ha definito “totalmente sbagliata” la strategia militare americana nel Paese del Golfo. Ieri, un altro generale britannico, Mike Jackson, aveva parlato di “fallimento intellettuale”.

Bush: non cambierà politica Usa nel Golfo

Anche diversi consiglieri militari americani hanno espresso perplessità. Nonostante le critiche, il presidente statunitense, George W. Bush, ha comunque ribadito l’intenzione di non cambiare la strategia americana in Iraq. “La posta nel Paese arabo – ha detto Bush – è troppo alta e le conseguenze troppo importanti per la nostra sicurezza”.

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