© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Iraq è stata approvata la Costituzione. Il risultato del referendum dello scorso 15 ottobre è ufficiale: il 78 per cento dei votanti ha optato per il  ‘si’, i voti contrari hanno superato di poco il 20 per cento. Questo importante passo per il futuro democratico iracheno avviene però in una cornice segnata dall’ormai consueto dramma delle violenze. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Il risultato è storico: il progetto della Costituzione è stato approvato ed il prossimo 15 dicembre la popolazione sarà chiamata ad un nuovo appuntamento elettorale per eleggere un Parlamento non più transitorio. L’approvazione è arrivata nonostante la maggioranza di voti contrari in tre province sunnite. Nelle province di al Anbar e in quella di Salaheddin più dei due terzi dei votanti hanno optato per il “no”.

Atteso discorso di Bush

Nella provincia di Ninive i “no” hanno superato di poco il 55 per cento. In base alle norme elettorali, la Costituzione sarebbe stata bocciata con i due terzi di voti contrari in tre delle 18 province irachene. Nel pomeriggio il presidente americano, George Bush, pronuncerà un discorso incentrato proprio sulla situazione in Iraq e sulla Costituzione. Un altro dato importante riguarda la partecipazione al referendum: ha votato più del 63 per cento degli aventi diritto.

Violenze in varie regioni del Paese

Sul terreno, intanto, una lunga serie di violenze ha scosso l’Iraq: l’esplosione di un’autobomba a Sulaimaniya, nel Kurdistan iracheno, ha causato nove morti. L’esplosione è avvenuta vicino ad un palazzo dove abitano esponenti dei ‘peshmerga’, i miliziani curdi. Altre 5 persone sono rimaste uccise per un attacco contro una raffineria nel nord del Paese. A Baghdad un agguato della guerriglia costato la vita a due soldati americani ha fatto salire inoltre a 2000 il bilancio dei militari statunitensi morti in Iraq dall’inizio della guerra.

Tre attentati a Baghdad

Sempre nella capitale, tre attentati kamikaze hanno provocato ieri 17 morti, tutti civili iracheni. Gli attacchi hanno preso di mira l’hotel ‘Palestine’, tradizionale residenza dei giornalisti stranieri dall’inizio della guerra in Iraq. Secondo fonti del governo iracheno, le azioni terroristiche rientravano in un piano per rapire i giornalisti. La maggiore organizzazione americana in difesa dei diritti civili, l’AmericanCivil Liberties Union (ACLU), ha denunciato inoltre che almeno 21, tra detenuti iracheni e afghani morti nelle prigioni delle forze militari americane in Iraq e in Afghanistan, sono stati uccisi durante o dopo un interrogatorio. Il governo iracheno ha annunciato, infine, che entro l’inizio di novembre, alla fine del Ramadan, verranno scarcerati dal famigerato carcere di Abu Ghraib più di 560 detenuti.

Foto:

By Haider Noman Ibraheem of Al Jazeera English (Processing election papers) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons

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