Intervento del card. Schönborn al Marcianum

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Il dibattito sull’evoluzionismo e sul rapporto tra fede, ragione e scienza è stato al centro stamani, nella Basilica della Salute a Venezia, della prolusione dell’arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn. Il porporato è intervenuto su questo tema nell’ambito della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico del polo pedagogico del patriarcato di Venezia “Studium generale Marcianum”, che raccoglie diverse istituzioni, tra cui scuole diocesane, realtà accademiche e post universitarie. Al dibattito ha preso parte anche il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, ha iniziato la propria riflessione ricordando alcune, celebri parole del filosofo tedesco Lessing, nel XVIII secolo: “Il valore di un uomo non risiede nella verità che possiede o presume di possedere, ma nella sincera fatica compiuta per raggiungerla”. In base a questa prospettiva indicata dal pensatore illuminista tedesco, l’uomo trova la possibilità di un progresso costante verso la perfezione attraverso la ricerca. Ma tendere continuamente alla verità – ha osservato il porporato – enfatizza la ricerca e non porta all’incontro con l’altro, con la realtà, ma all’auto-idolatria.

Tratto distintivo dello Studium Generale Marcianum

Si deve dunque superare la secca alternativa tra verità e ricerca posta da Lessing. “Non c’è opposizione – ha spiegato il patriarca di Venezia – tra umile possesso della verità e la sua instancabile ricerca”. Ed in questa relazione si deve inserire ogni soggetto e istituzione che si dedicano alla ricerca, alla comunicazione e all’apprendimento. Il tratto distintivo dello “Studium Generale Marcianum”, ha quindi osservato il cardinale Scola, non è l’impiego dell’ipotesi cristiana di “lettura della realtà come ricerca di un’utopica unificazione di saperi”, ma come “una proposta liberamente offerta” che scaturisce dall’evento salvifico di Gesù di Nazaret.

Due posizioni a confronto

Il tema del rapporto tra fede, ragione e scienza è stato poi sviluppato dall’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn. Il porporato ha messo a confronto due posizioni. La prima è quella proposta dalla teoria dell’evoluzione, secondo cui l’intera varietà della specie è nata dal gioco privo di orientamento e casuale delle forze di mutazione e selezione. L’altra posizione, sostenuta da Newton, delinea invece un “disegno intelligente nella natura”. Secondo lo scienziato, “dal cieco gioco di caso e necessità non può generarsi la varietà delle cose”. Ma sono conciliabili la fede nella creazione e la teoria dell’evoluzione? A tale quesito, l’arcivescovo di Vienna ha risposto affermando che “devono esservi delle sovrapposizioni tra la teologia e le scienze naturali, tra la fede e la ricerca”.

Il logos è diventato carne

“La fede in un Creatore, nel suo governo universale” – ha aggiunto il porporato – non può restare “senza punti di contatto con la ricerca concreta del mondo”. Ma “non ogni variante della teoria dell’evoluzione – ha poi osservato il cardinale – è conciliabile con la fede nella creazione”. Una fede che si fonda su risposte scritte da Dio: “Il logos attraverso il quale e nel quale tutto è creato – ha concluso il cardinale Schönborn – è divenuto carne e si è assunto su di sé l’intera negatività del dolore, del male morale”. La Croce è dunque la chiave del progetto divino, “perché ha conciliato il mondo intero” ed è la “porta della resurrezione”.

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