Globalizzazione: tra presente e futuro

Il destino della globalizzazione è legato a processi difficilmente prevedibili. Il mondo globale, auspicato da alcuni, è temuto da altri. Il panorama teorico occidentale è oggi dominato dai seguenti due paradigmi portanti:

– il liberalismo economico ritiene essenziale la libera iniziativa individuale per il funzionamento di un sistema economico, poiché gli interessi dei singoli si armonizzano nel mercato tramite la libera concorrenza e il libero scambio, portando alle condizioni di massimo benessere generale;

– il neocomunitarismo è una tendenza di pensiero politico affermatosi negli Usa a partire dagli anni ’70 che invoca il ritorno alla comunità come veicolo di valori condivisi per rafforzare i legami sociali che mettono in relazione gli individui tra loro e si oppone al liberalismo di cui critica l’individualismo come teoria sociale.

Globalizzazione: processo inesorabile?

Tra questi due poli ed in questi due opposti si collocano le posizioni dei moderati, dei pro, e degli anti globalizzazione. Tra i professori di economia le opinioni su tale fenomeno sono le più disparate e confessa di non avere le idee del tutto chiare persino Paul Krugman, il guru della finanza che insegna al Massachussets Institute of Thechnology. La globalizzazione è’ un processo inarrestabile o sarà in qualche modo imbrigliata da crisi economiche e imperativi politici? “Sono stato troppo a  lungo in questo business – dice Paul Krugman – e ho visto troppe visioni grandiose andare e venire. Nel 1999 tutti parlano di economia globale della conoscenza dove avranno successo solo quei Paesi che  buttano  giù i  muri  e  si  aprono ai venti  del  commercio  elettronico.

La globalizzazione è una forza distruttiva?

E’ presto per dire se la globalizzazione è una forza destabilizzante e tendenzialmente distruttiva”. Una risposta esauriente non la fornisce nemmeno il più grande cantore del villaggio economico, Thomas Friedman, che pure vede nel processo un passo avanti verso un mondo più pacifico e democratico e su questo tema ha pubblicato mesi fa un libro dal titolo “The Lexus and the Olive  Tree”.

Fine delle nazioni-Stato

“Per alcuni la globalizzazione – spiega il prof. Richard Higgott, direttore del più importante pensatoio britannico su questo fenomeno, il Centre for the Study of Globalisation and Regionalisation all’università di Warwick – rappresenta un progresso naturale, inesorabile, verso un mondo senza confini e segnala la fine del sistema delle nazioni-stato. Per altri invece si tratta di una tendenza pericolosa o addirittura inesistente”.

Abusi del termine globalizzazione

Lo studioso di Warwick è infastidito dall’abuso che si fa della parola globalizzazione ed elenca i tanti possibili significati spesso attribuiti erroneamente a tale fenomeno:  liberalizzazione dei commerci, deregolamentazione dei mercati finanziari, privatizzazione di beni statali, omogeneizzazione o imperialismo culturale sotto lo stimolo dell’informatica e delle comunicazioni, mcdonaldizzazione”. Il prof. Richard Higgott è convinto che “la tendenza continuerà” malgrado “sacche di resistenza, opposizioni, ritorni all’indietro”. Dello stesso avviso è il prof. Cristopher Bliss, docente di economia a Oxford: “Il vecchio sistema di Bretton Woods è andato in crisi. Ce ne era bisogno di un altro e dalla tendenza attuale i consumatori trarranno dei benefici”.

Dalla tesi di laurea, nel 2001, di Amedeo Lomonaco: “Limiti e potenzialità del fenomeno della globalizzazione per l’economia contemporanea”.

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