Globalizzazione politica
La globalizzazione allude precisamente non alla fine della politica, ma ad una collocazione del politico al di fuori dello Stato-nazione. Le premesse dello Stato sociale e del sistema pensionistico, degli aiuti sociali e della politica di solidarietà, il potere organizzato dei sindacati, cosi’ come i compiti dello Stato e il sistema tributario: tutto si fonde, sotto il nuovo sole cocente della globalizzazione, nella pretesa di assumere una forma politica.
Globalizzazione e politicizzazione
Perché globalizzazione significa politicizzazione? Perché il dispiegarsi della globalizzazione consente alle imprese e alle loro associazioni di liberare e riconquistare il potere di azione, finora addomesticato con gli strumenti della politica e dello Stato sociale, di un capitalismo organizzato democraticamente. L’intervento sulla struttura essenziale delle moderne società nazionali, avvenuto senza rivoluzioni, senza mutamenti legislativi o costituzionali ha fatto si che le imprese possano, in primo luogo, esportare posti di lavoro là dove i costi e le condizioni per l’impiego delle forze-lavoro sono più convenienti. In secondo luogo, esse possono (grazie alla capacità delle nuove tecniche dell’informazione di creare prossimità e vicinanze ovunque nel mondo) dividere prodotti e servizi e produrre distribuendo il lavoro in posti diversi del mondo secondo le diverse convenienze.
Modernizzazione e politicizzazione
Il passaggio alla politica della globalizzazione è avvenuto attraverso un processo naturale e con la legittimazione di quello che in realtà accade: la modernizzazione. Lo Stato-nazione è uno Stato territoriale, il cui potere, cioè, si fonda sul legame con un determinato luogo (sul controllo delle appartenenze, sulla determinazione delle leggi vigenti, sulla difesa dei confini ecc.). La società mondiale che, in seguito alla globalizzazione, si è sviluppata in molte direzioni (non solo in quella economica), sfugge, relativizza lo Stato-nazione perché una pluralità, non legata ad un luogo, di sfere sociali, reti di comunicazione, rapporti di mercato, modi di vita.
Indebolimento dello Stato sociale
L’indebolimento dello Stato sociale deriva non solo dal fatto che le risorse diminuiscono mentre le spese aumentano in maniera esplosiva, ma anche dal fatto che gli mancano i mezzi di pianificazione. Poiché la cornice dello Stato-nazione perde la sua forza vincolante, i vincitori della globalizzazione non siedono più allo stesso tavolo degli sconfitti della globalizzazione. I nuovi ricchi “non hanno più bisogno” dei poveri. Organizzare un accordo è difficile già per il fatto che manca una cornice di premesse condivise, sulla base delle quali questo conflitto che supera ogni confine possa essere rappresentato e regolato.
Presa di coscienza globale
La velocità con cui tale fenomeno avviene sembra condurre il mondo ad un bivio: o verso la realizzazione di una grande utopia, il villaggio globale, o verso una catastrofe. Nuovi sono alcuni elementi, come la fine della divisione del mondo in due blocchi e il fatto che tutti parlino di democrazia e di mercato, tanto che le due realtà sembrano essere divenute un binomio. Nuova è la presa di coscienza dell’opinione pubblica del fatto che una serie di problemi possono essere affrontati solo a livello transnazionale: difesa dell’ambiente, lotta al riciclaggio del denaro sporco o al commercio della droga, ecc. Nuova è dunque la struttura dell’attività politica avviata sempre più verso una dimensione globale.
Agire politico oltre i confini dello Stato
Se per politicizzazione della globalizzazione si intende dunque una rinnovata e maggiore opportunità di potere delle imprese all’interno del nuovo contesto globale, col termine di globalizzazione della politica invece, ci si riferisce all’estensione dell’agire e del pensare politico oltre i confini statali: l’attività politica, in risposta alle esigenze dei cittadini coinvolge una platea ben più ampia perché più forte risulta, nella nostra epoca, la risonanza delle questioni sollevate.
Dalla tesi di laurea, nel 2001, di Amedeo Lomonaco: “Limiti e potenzialità del fenomeno della globalizzazione per l’economia contemporanea”.