Giornata missionaria mondiale

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Quello che la Chiesa sta vivendo è un tempo speciale, dedicato al rafforzamento della sua irrinunciabile indole missionaria. Il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale, che si celebrerà domani, invita tutti i battezzati a rendersi “servi e apostoli di Cristo Gesù”, seguendo l’insegnamento dell’Apostolo delle Genti, San Paolo. La concomitanza del Sinodo dei Vescovi con l’ottobre missionario e l’Anno Paolino rappresenta poi, per tutti i fedeli, un ulteriore invito ad annunciare nel mondo il Vangelo. Nel messaggio per questa Giornata, il Papa sottolinea anche che “la missione è questione d’amore”. “L’attività missionaria – aggiunge – è risposta all’amore con cui Dio ci ama”. Sul cammino missionario della Chiesa attraverso le diverse “frontiere umanitarie”, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, don Gianni Cesena:

R. – C’è la frontiera legata al partire verso altri continenti, altri luoghi, altri popoli e altre culture. La missione è sempre fondata sull’incontro. C’è poi una frontiera interna che avvertiamo come nuova. In Italia e in Europa è la frontiera legata alla presenza dei migranti. L’uomo aspetta l’annuncio del Vangelo, ovunque esso si trovi.

Amore missionario

D. – L’amore missionario si confronta nel mondo anche con diverse piaghe, come la povertà, la violenza e la discriminazione. Come promuovere, tra queste miserie, l’incontro tra l’annuncio della Parola e la speranza nel Vangelo?

R. – L’incarnazione di Gesù Cristo è il Dio fatto uomo: quindi bisogna avere lo sguardo verso l’alto, verso il Padre che invia il Figlio, e lo sguardo verso i fratelli. Ques’ultimo è lo sguardo verso i bisognosi. Il Vangelo ci mostra Gesù sempre vicino a coloro che avevano bisogno tanto della sua misericordia, quanto della sua guarigione.

Evangelizzazione

D. – In quali regioni del mondo e in quali ambiti della società oggi è necessaria, e più urgente, l’opera di evangelizzazione?

R. – Oggi, abbiamo tutti sotto gli occhi situazioni molto estreme, come quelle dell’Iraq, dello Stato indiano di Orissa e della regione del nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Ma è difficile dire se vi sia un’urgenza superiore alle altre. Si deve sviluppare anche una nuova mentalità: bisogna capire cosa questi popoli stanno vivendo per il loro stesso riscatto. Dobbiamo fare in modo che chi è a capo di queste nazioni possa essere motivato dal Vangelo, agendo non per il bene proprio ma per il bene degli altri.

Profumo della carità

D. – Quali virtù sono necessarie ai missionari, messaggeri del Vangelo, per lasciare tutto e dedicarsi completamente e incondizionatamente a spargere nel mondo – come scrive il Papa – “il profumo della carità” di Cristo?

R. – Credo che una virtù fondamentale sia quella dell’attitudine all’incontro. Questa implica subito degli aspetti concreti: imparare delle lingue, conoscere nuove culture, assumere delle abitudini, sentendosi comunque a casa propria, in mezzo alle persone che quotidianamente si incontrano. La seconda virtù è quella della stima per la libertà dell’uomo: il Vangelo non può mai essere imposto, va sempre proposto ed offerto.

Predicare il Vangelo non è un vanto

D. – Ricordando la figura di San Paolo, infaticabile missionario in un mosaico di etnie e culture, il Papa ci ricorda poi che predicare il Vangelo non è un vanto, “ma un compito e una gioia”…

R. – Il compito corrisponde alla vocazione e la gioia corrisponde allo stile: è lo stile della condivisione, dell’incontro. Moltissime persone vivono con gioia l’incontro e, probabilmente, si aspettano anche una testimonianza evangelica qualificata dai cristiani.

Servi e apostoli di Cristo Gesù

D. – Tutti sono chiamati ad essere “servi e apostoli di Cristo Gesù”. Come possono essere, anche i laici, missionari nella vita quotidiana e rispondere all’amore di Dio?

R. – Si deve comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Non si devono temere i cambiamenti del mondo. Troppo spesso, nella vita sociale c’è una tendenza a vivere e a ragionare secondo dei criteri idolatrici. Anche la crisi finanziaria di questi giorni ci ha mostrato – come dice il Santo Padre – che molte cose sono relative: anche il denaro è relativo e forse, qualche volta, abbiamo vissuto troppo appoggiati a questo idolo, senza badare a ciò che è più essenziale.

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