Anziani: una marcia in più per il futuro degli uomini e della Terra

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Puntata di “Doppio Click” dedicata alla Giornata internazionale istituita dall’Onu che si celebra il primo ottobre per ricordare il prezioso contributo delle persone in età avanzata.

“La resilienza delle persone anziane in un mondo che cambia”. È il tema che scandisce, quest’anno, la Giornata internazionale delle persone anziane. La pandemia ha esacerbato le disuguaglianze esistenti e ha accelerato gli impatti socioeconomici, ambientali, sanitari e climatici sulla vita delle persone anziane. Sebbene le donne anziane, in particolare, continuino a contribuire in modo significativo alla vita politica, economica e culturale, le loro esperienze rimangono in gran parte invisibili.

La Giornata internazionale delle persone anziane, che si celebra il primo ottobre, intende ricordare proprio questo ruolo significativo, spesso poco considerato. Quest’anno, come ricorda l’Onu, la Giornata è un’opportunità per abbracciare le voci delle donne in età avanzata e mostrare il loro fondamentale apporto.

Parole e radici

Una persona in avanti con gli anni sia in senso assoluto sia in relazione ad altri. È questa la definizione che i dizionari indicano per il termine anziano, nella sua radice etimologica legato alla parola latina “ante”. Una preposizione usata per indicare ciò che viene prima e con cui è stato formato, per esempio, il vocabolo antenato. L’anziano è colui che precede le generazioni più giovani nel cammino della vita. Porta sulle proprie spalle bagagli preziosi, come quelli dell’esperienza e della saggezza. Anche se spesso viene usato come un sinonimo di anziano, la parola “vecchio” indica una persona nell’ultima fase della propria vita. Questo termine si lega al vocabolo latino “vetus” per indicare ciò che esiste da lungo tempo e non è più nuovo. Il veterano nell’esercito romano era un soldato, ad esempio, che veniva congedato dopo un lungo servizio. Ma il contributo di anziani e vecchi per la società non si esaurisce anche quando termina il ciclo vitale di una persona. I loro insegnamenti portano sempre frutto e restano una premessa imprescindibile, soprattutto per i giovani: un’eredità per volgere lo sguardo verso il futuro.

Gli anziani per Papa Francesco

Durante il Pontificato di Papa Francesco, che ha 85 anni, il tema degli anziani è ricorrente. Nelle sue riflessioni, più volte sottolinea che gli anziani sono alberi che arricchiscono la società. Alberi che continuano a portare frutto. Alle persone in età avanzata, in particolare, il Santo Padre ha dedicato un ciclo di catechesi. Il Papa, in questo percorso ricco di spunti e meditazioni, spiega che gli anziani, “mai così numerosi come adesso”, sono spesso visti come un peso, soprattutto quando prevale la “cultura dello scarto”. La vecchiaia, in realtà, è un dono di maturità e di saggezza “per tutte le età della vita”: essere anziani, ricorda Francesco, è “altrettanto importante e bello che essere giovani”. Gli anziani, ribadisce, trasmettono la storia, custodiscono la fede. Il mondo ha bisogno di “giovani forti” e di “vecchi saggi”. La vita dell’anziano – spiega il Papa durante la catechesi del 22 giugno 2022 – è “un congedo lento”, ma “un congedo gioioso”. Ed è bello, aggiunge infine Francesco, quando un anziano può dire: “Ho vissuto la vita, questa è la mia famiglia; ho vissuto la vita, sono stato un peccatore ma anche ho fatto del bene”.

Quando si diventa anziani?

La soglia comunemente indicata per definire una persona anziana è quella dei 65 anni. Nel mondo gli anziani sono attualmente oltre 700 milioni. Si prevede che, entro il 2050, la popolazione in età avanzata dovrebbe superare – secondo gli “Highlights del World Population Ageing” – il miliardo e mezzo di persone. Quello legato all’anzianità è in realtà un concetto relativo. Per la Società italiana di geriatria, ad esempio, si diventa anziani dopo i 75 anni. Secondo medici e ricercatori, il nuovo parametro temporale si adatta meglio alle attuali capacità fisiche e mentali dell’uomo e della donna che vivono in Paesi sviluppati come l’Italia. Per il mondo della geriatria, comunque, non è rilevante stabilire soglie per l’anzianità. Le implicazioni sono soprattutto politiche e sanitarie. È invece importante migliorare la qualità e l’appropriatezza delle cure e dell’assistenza. E, soprattutto, non considerare l’anziano un anello marginale del tessuto sociale.

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