Fare impresa non solo per il profitto ma per una economia legata all’etica
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Si apre oggi l’evento internazionale “Economy of Francesco” voluto dal Papa. Sono oltre duemila i giovani a confronto via streaming. Giacomo Ciambotti, ricercatore di economia e strategie di impresa all’Università Cattolica del Sacro Cuore: è già partito un processo rivoluzionario.
È realizzabile un modello di impresa che non abbia come unico fine il profitto, ma orizzonti più ampi che tendano alla dignità e al benessere dell’uomo? È questa una delle cruciali domande che animerà, a partire da oggi e fino al 21 novembre, “Economy of Francesco”. Il solco lungo cui tracciare nuovi modelli economici è quello lasciato da San Francesco e indicato nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. Attraverso un confronto tra giovani economisti e imprenditori provenienti da tutto il mondo, si vuole dare una nuova architettura all’economia globale per uno sviluppo equo e sostenibile, sorretto dall’etica.
Imprese ed etica
Durante questi mesi di preparazione che hanno preceduto “Economy of Francesco”, sono stati costituiti vari villaggi tematici. Uno di questi è “Imprese in transizione”, uno spazio virtuale di confronto sul ruolo delle imprese per lo sviluppo della società. Uno dei coordinatori di questo villaggio tematico è Giacomo Ciambotti, ricercatore di economia e strategie di impresa all’Università Cattolica del Sacro Cuore. A Vatican News sottolinea che è possibile fare impresa perseguendo fini etici e non solo logiche legate al profitto.
R. – Il nostro villaggio sulle imprese in transizione ha affrontato diversi argomenti. Con oltre 200 giovani siamo andati ad indagare sul ruolo delle imprese per lo sviluppo della società nelle comunità, nei territori. Il secondo tema affrontato riguarda i modelli di business sostenibili andando a capire come si costruisce il modello di impresa e quali sono le componenti aziendali più vicine all’economia di Francesco. Abbiamo parlato di tecnologie, il cui ruolo nelle nostre società è così centrale. Le tecnologie possono essere non solo una fonte di sviluppo integrale, ma possono anche essere dannose per l’uomo. E poi siamo andati ad indagare sul ruolo dell’impresa all’interno di un ecosistema o nei rapporti con istituzioni e con i governi.
Cosa è emerso da questo confronto?
R.- Quello che è emerso è sicuramente una visione molto positiva su quello che sta accadendo: abbiamo visto nascere tantissimi modelli innovativi di imprese. Aziende che sempre più negli anni hanno visto sfumare i confini del mondo for profit e quindi meramente orientato alla generazione di profitto per gli azionisti. E c’è stata una apertura ad una serie di missioni diverse: missioni che sono sociali per generare un impatto sociale per le comunità, i territori locali, i territori rurali. Pensiamo anche ai Paesi in via di sviluppo, a Paesi poveri dell’Africa e del Sud Est asiatico. E allo stesso tempo, emergono tematiche di missione ambientale su come l’impresa può essere una fonte di generazione di impatto positivo ambientale e quindi una risorsa per combattere il cambiamento climatico, l’inquinamento.
Quello delle imprese sociali è un sistema diffuso?
R. – Abbiamo visto tantissimi modelli e li abbiamo analizzati nel dettaglio. Ci sono tantissime imprese sociali in Sud America, ma anche in Europa e in Italia. Abbiamo visto modelli di business che mettono al centro l’uomo per uno sviluppo integrale al quale ci richiama Papa Francesco. Da questo punto di vista, abbiamo potuto toccare con mano cosa vuol dire fare impresa allargando gli orizzonti di questo panorama che non è più legato soltanto al profitto, ma è orientato ad una generazione di un impatto a 360 gradi per cambiare la vita dell’uomo e renderla più dignitosa.
Alcuni esempi di modelli di imprese slegate dalla mera logica del profitto e del business…
In Africa, per esempio, ho visto “Totohealth”, una piccola start up tecnologica che ha lo scopo di mandare informazioni sanitarie alle mamme in modo da poterle seguire e monitorare la salute loro e del bambino. In Africa muoiono tantissime mamme durante il parto, soprattutto nelle zone rurali dove gli ospedali sono molto lontani. E poi le mamme in molti casi non riescono ad avere accesso a questo tipo di informazioni. Laddove si riscontra un bisogno sociale enorme e non c’è da parte del governo la possibilità di rispondere a tale bisogno, nascono queste imprese. L’impresa, in questo senso, diventa sussidiaria dello Stato. Si mette fianco a fianco dello Stato. Anche in Italia ci sono imprese di questo tipo. In Italia c’è ad esempio “Progetto Quid”, un’impresa del Veneto che integra donne con problematiche varie o migranti. Un altro esempio, più legato all’ambiente, è una start up olandese che si chiama “Makers Unite”: risponde ad un bisogno ambientale legato a tonnellate di giubbotti di salvataggio lasciati dai migranti sull’isola di Lesbo, in Grecia. Questa impresa si impegna a raccogliere questi giubbotti e offre lavoro ai migranti integrandoli nella società e insegnando loro non solo una lingua ma anche un mestiere. Attraverso questi giubbotti di salvataggio vengono prodotti delle borse, dei porta computer che poi vengono rivenduti.
La sfida è anche quella di mettere in rete questi modelli di impresa…
R. – Per esempio, una proposta partita dal gruppo di lavoro sul ruolo dell’impresa è quella di una piattaforma digitale che possa raccogliere le imprese che vogliono collaborare ed allinearsi con i principi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ma soprattutto con i principi dell’Economia di Francesco.
Il lavoro fatto in preparazione dell’incontro Economy of Francesco è solo il primo passo. C’è tutto un futuro da costruire…
R. – C’è già un forte sguardo verso il futuro. Siamo tutti uniti nel rispondere a questa chiamata del Papa, a prendere con responsabilità quello che lui ci ha chiesto e di ricostruire questa casa, utilizzando le parole di San Francesco. Ognuno sente questa responsabilità e già si vedono i frutti perché, di fatto, i giovani hanno dedicato tantissimo tempo a questo progetto. Hanno fatto tante proposte. Siamo pienamente in questo processo rivoluzionario che è già partito. E chissà dove ci porterà. Io sono sicuramente felice e fiducioso nel vedere la costruzione di questi progetti, un po’ come avviene per le cattedrali. Già dal progetto iniziale, vediamo come le fondamenta stiano avanzando in una maniera incredibile. Vi posso promettere che l’anno prossimo e nei prossimi anni vedremo belle cose.