La Radio Vaticana compie 80 anni

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

La Radio Vaticana “è una grande famiglia che non conosce frontiere”. E’ quanto ha affermato il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, intervenendo alla conferenza tenutasi ieri, presso i Musei Vaticani, per l’80.mo anniversario dell’emittente pontificia. “Nella molteplicità delle culture e delle lingue – ha aggiunto il porporato citando le parole pronunciate da Benedetto XVI per il 75.mo anniversario – tutti sono fratelli e sorelle, e così rappresentano una grande forza per la pace”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

E’ il 1931 e sono passati due anni dalla fondazione del nuovo Stato della Città del Vaticano. In questo contesto – ha ricordato il cardinale Giovanni Lajolo – nasce la Radio Vaticana:

“Nel secondo anniversario della nascita dello Stato, 12 febbraio del 1931, il Papa inaugura la nuova Stazione. La Città del Vaticano ha così uno strumento proprio di telecomunicazioni che la rende sovrana e autonoma in questo campo, potendo sviluppare servizi radiotelegrafici e radiotelefonici propri”.

Nascita della Radio

Gli anni della nascita della Radio sono segnati in particolare dall’affermazione di totalitarismi oppressivi e negatori della libertà religiosa:

“La Radio si presenta allora come lo strumento più adatto, spesso l’unico, per diffondere un messaggio di fede e di libertà capace di superare le frontiere che sono state chiuse, e di entrare nelle case e nei luoghi dove si continua a coltivare – spesso nascostamente e talvolta perfino a rischio della propria vita – la speranza di tempi migliori”.

Collaborare con il Papa

Il porporato ha ricordato che, dopo il grande evento del Concilio Vaticano II, la Radio viene chiamata e incoraggiata a continuare a partecipare sempre più efficacemente “alla missione di evangelizzazione e di guida morale del papato nel mondo di oggi”. Proprio sulla missione dell’emittente pontificia, al servizio dell’annuncio del Vangelo, si è soffermato padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana. La comunità dell’emittente del Papa è chiamata a collaborare con il Santo Padre ed il suo compito specifico – ha affermato padre Lombardi – riguarda il “come comunicare”:

“Come comunicare efficacemente, in un linguaggio chiaro e comprensibile, in modo da raggiungere tante persone, arrivare alla loro mente, al loro cuore, possibilmente toccarlo. E per questo bisogna assimilare il messaggio che si riceve, farlo proprio, per poterlo esprimere in modo vissuto e credibile, con le lingue, i generi espressivi e le tecnologie adatte”.

Nuove vie

Sono molteplici le vie e le modalità attraverso cui oggi si diffonde il messaggio della Radio Vaticana. Alle antenne e alle onde si sono aggiunti i collegamenti satellitari, Internet e la fioritura di nuove applicazioni. Questa pluralità – ha detto padre Lombardi – suscita una domanda:

“Siamo ancora una ‘radio’? O non siamo piuttosto una grande comunità di comunicatori e tecnici al servizio della missione del Santo Padre, che – coinvolta nelle grandi trasformazioni dell’era digitale – cerca di usare le vie migliori per comunicare, in collaborazione con tutti quelli che possono contribuire a tale missione? Forse siamo piuttosto questo”.

Comunità di collaboratori

Questa comunità di comunicatori e tecnici è internazionale e multiculturale. La Radio Vaticana probabilmente, con 40 lingue e 15 alfabeti diversi, è l’emittente internazionale oggi con il numero maggiore di lingue usate:

“Noi ne siamo fieri e consideriamo questa varietà linguistica una ricchezza per la Santa Sede, un segno della universalità della Chiesa cattolica e del suo apprezzamento per le diverse culture, anche se a volte piccole o addirittura marginali dal punto di vista della grande geopolitica”.

Varietà linguistica

La difesa della varietà linguistica e culturale fa dunque parte del Dna della Radio Vaticana. Un’altra caratteristica della vocazione della comunità di lavoro dell’emittente pontificia – ha ricordato Padre Lombardi – è quella di cercare di raggiungere tutti, in particolare quanti sono in difficoltà o lontani dalle grandi possibilità di comunicazione:

“Noi pensiamo di dover servire ricchi e poveri, liberi e oppressi, giovani e vecchi. E pensiamo naturalmente di dover essere ascoltati o visitati, ma l’imperativo del servizio ecclesiale per noi passa decisamente avanti a quello del solo numero dell’audience. Anche se gli ascoltatori somali saranno sempre pochissimi, sono talmente poveri di sostegni che noi pensiamo di non doverli abbandonare”.

Voce aperta al mondo

Mons. Peter Bryan Wells, rappresentante della Segreteria di Stato alla presentazione di ieri, ha infine sottolineato che, nell’era dei nuovi strumenti di comunicazione e delle nuove opportunità tecnologiche, l’emittente del Papa deve essere sempre di più una voce aperta al mondo:

“Radio Vaticana deve essere la voce della Chiesa per contrastare quelli che affermano che la Chiesa non è capace di rinnovarsi al suo interno, dimostrando invece la indefessa volontà di purificazione manifestata dal Suo Supremo Pastore. Radio Vaticana deve essere la voce che promuove la libertà religiosa nel pianeta. Radio Vaticana deve essere la voce che chiama al dialogo e alla concordia in un mondo che fa sempre più ricorso all’odio e alla violenza per risolvere i conflitti”.

Per la Radio Vaticana, quindi, è indispensabile continuare ad adattarsi ai nuovi mezzi di comunicazione per essere il “motore di nuove forme di coscienza, di consapevolezza, di una nuova cultura”.

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