Devianza minorile in Italia: in calo i ragazzi detenuti
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
La detenzione per i minorenni è un fenomeno residuale. Si preferisce, invece, lasciare spazio a percorsi alternativi. E quanto emerge dal secondo Rapporto sulla devianza minorile in Italia, realizzato dal Dipartimento per la giustizia minorile, in collaborazione con Unicef Italia, e presentato al ministero della Giustizia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Diminuisce il numero di minori detenuti, aumenta quello dei ragazzi affidati a comunità di recupero. Isabella Mastropasqua, dirigente dell’Ufficio Studi, ricerche e attività internazionali del dipartimento per la Giustizia minorile:
“23 mila ragazzi seguiti in area penale esterna; 350 assistenti sociali nel territorio e 350 ragazzi negli Istituti penali. Questi tre numeri, messi insieme, descrivono il nuovo scenario della Giustizia minorile”.
Minori coinvolti soprattutto in reati contro il patrimonio
Dal rapporto emerge che i minori sono coinvolti, prevalentemente, in reati contro il patrimonio. Serenella Pesarin, direttore Generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari:
“Quello che si verifica non è una diversità rispetto alla tipologia di reato, ma sono le modalità che denotano una violenza sempre più alta nei comportamenti. Serve una rete territoriale, sapendo che per quello che succede anche al più piccolo dei ragazzi, la responsabilità è dell’intera società che si è girata dall’altra parte quando questo ragazzo – perché fanno sempre così – lancia un grido d’aiuto”.
Minori e famiglie
La ricerca prende in esame anche le famiglie dei minorenni autori di reati. Giacomo Guerrera, presidente Unicef Italia:
“In questa indagine si mette in evidenza come la ricerca non si sia fermata ad esaminare la condizione dell’infanzia, ma abbia guardato il problema dell’infanzia inserito nella famiglia cercando di comprendere quali siano i problemi che circondano i ragazzi. Solo così è possibile dare un contributo concreto”.
Detenzione minorile estrema ratio
Calano gli ingressi negli Istituti penali per minorenni. Si incentivano, invece, percorsi alternativi. Luciano Spina, presidente Associazione magistrati per i minorenni e la famiglia:
“La detenzione è sicuramente l’estrema ratio. I dati dimostrano che i giudici minorili hanno sempre più creduto in questo intervento di recupero. Nella stragrande maggioranza dei casi vediamo che, anche sul piano – ad esempio – della recidiva, l’intervento delle misure educative dà risultati ottimi: si riduce tantissimo la recidiva rispetto a soggetti che, invece, non hanno beneficiato di queste misure”.
Tra il 2008 e il 2012 è aumentato di quasi 3 mila unità il numero dei minori a carico degli Uffici di servizio sociale. Calano, infine, gli ingressi nei Centri di prima accoglienza, utilizzati per ospitare i minorenni in stato di fermo fino all’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari.