Cresce disoccupazione in Italia, urge piano di investimenti

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Confermano trend poco rassicuranti, e già consolidati, i dati sull’occupazione diffusi dall’Eurostat e dall’Istat. Nell’Eurozona, dove i disoccupati sono oltre 23 milioni, resta stabile il tasso di disoccupazione, di poco superiore all’11%. Cresce invece in Italia attestandosi al 12,7%, con una diminuzione a giugno di 22 mila occupati rispetto al mese precedente. Su questo preoccupante scenario si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’economista Giacomo Vaciago:

 

R. – Conferma che l’Europa cresce poco e che l’Italia va indietro. Ma questa, purtroppo, non è una novità: lo sappiamo da anni e tardano i rimedi! Il rimedio è un piano di investimenti che faccia ripartire la domanda. Ma stiamo accumulando ritardi!

D. – Le note più dolenti arrivano dal dato riferito al livello della disoccupazione giovanile: le situazioni più critiche sono quelle di Grecia e Spagna, attorno al 50 per cento; in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è del 44 per cento…

R. – Serve un futuro migliore! Al momento, noi stiamo scaricando tutti i costi dell’aggiustamento della crisi, della recessione sulle nuove generazioni. E lo facciamo soprattutto nei Paesi dell’Europa Meridionale che, a differenza dell’Europa del Nord, non hanno questo concetto di solidarietà tra generazioni. Il dramma italiano, a sua volta, è aggravato nel Mezzogiorno, la parte più debole del Paese. Se andiamo a vedere cosa sta succedendo oggi ai giovani meridionali, l’unica loro speranza è che qualcuno regali loro una valigia per andarsene… E questo vuol dire che è un territorio senza futuro.

Zone del Paese diventate un deserto

D. – Un territorio senza futuro, a rischio di sottosviluppo permanente secondo l’ultimo rapporto Svimez. Gli occupati sono poco più di 5,8 milioni e al Sud lavora solo una donna su cinque. Davvero l’unica possibilità è quella di andare altrove?

R. – Purtroppo sì! Negli ultimi anni si è andati indietro e ci sono zone del Paese che sono un deserto, da cui si può solo fuggire…

Riforme sull’occupazione da valutare nel medio e lungo termine

D. – In Germania gli effetti delle riforme sull’occupazione si sono visti dopo diversi anni, anche dopo 15 anni… Quanto tempo ci vorrà in Italia?

R. – Anzitutto dobbiamo deciderci: è meglio un mini-job come la riforma di Schröder di 10 anni fa o è meglio rimanere con le mani in tasca fuori da un bar? Perché anche in Italia, quando si parla delle riforme del mercato del lavoro tedesco, molta gente disprezza quelle riforme, dicendo: “Sono lavori part-time, sono sottopagati… E’ meglio essere disoccupati!”. No, non è mai meglio essere disoccupati! Anche lavorare per poco è comunque ‘esser dentro’, mentre stare con le mani in tasca fuori dai bar non è mai educativo e non fa mai bene ad un giovane. Quindi anche un modello di part-time, di mini-job come la riforma che fece Schröder nel 2003, è meglio di niente. E’ un buon inizio. Poi il mondo cresce, poi se lavori troverai più facilmente un miglior lavoro… Rinunciare è avere una generazione perduta, che è il nostro vero rischio. Gente che tutta la vita starà con le mani in tasca fuori dai bar a far niente. Questo è distruggere il capitale umano. E’ una cosa tristissima!

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