Camerun: trattative in corso per liberare i missionari clarettiani rapiti
© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Il segretario generale dei clarettiani, padre Joseba Kamiruaga, lancia un appello ai sequestratori. Gli ostaggi, tre religiosi e un laico rapiti nel sud ovest del Camerun, sono vivi. Sono in corso dei negoziati per ottenere il loro rilascio. Il gruppo che li ha sequestrati è un movimento indipendentista.
Sono ore di angoscia e di apprensione per la sorte di un laico e di tre religiosi clarettiani, missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, rapiti lo scorso 24 novembre nella regione anglofona nel sud ovest del Camerun. I tre missionari sono padre Jude Thaddeus Langeh Basebang, padre Placide Muntong e uno studente della stessa congregazione religiosa. Sono stati sequestrati da uomini armati sulla strada per Muyenge, mentre si stavano recando presso la locale parrocchia per una missione di evangelizzazione e di assistenza. In questa stessa zona, lo scorso 21 novembre, è stato ucciso un sacerdote cattolico, padre Cosmas Ombato Ondari, originario del Kenya.
Violenze “disumane”
La regione anglofona del Camerun è teatro di un conflitto armato tra l’esercito governativo e miliziani separatisti. Nei giorni scorsi, almeno 60 persone sono morte in seguito a scontri. Secondo fonti locali, gli sfollati sarebbero quasi 450 mila. La Conferenza episcopale del Camerun ha definito le violenze che sconvolgono questa terra “disumane, cieche e mostruose”. Per la Chiesa locale nelle province anglofone si assiste ad “una radicalizzazione delle posizioni”. L’Onu ha espresso la propria preoccupazione per la situazione nelle regioni anglofone del Camerun, da dove arrivano ogni giorno notizie di violenze commesse contro i civili sia da parte delle forze di sicurezza sia da gruppi separatisti.
Gli ostaggi sono vivi e stanno bene
Sulla vicenda dei missionari rapiti, si sofferma a Vatican News il segretario generale dei clarettiani, padre Joseba Kamiruaga. Sottolinea, in particolare, che gli ostaggi stanno bene. Sono in corso, aggiunge, le trattative per arrivare alla loro liberazione:
R. – In questo momento, le notizie per noi sono abbastanza confuse. Comunque, siamo in contatto con il superiore maggiore clarettiano del Camerun. La notizia a noi è arrivata sabato scorso alle cinque del mattino via whatsapp. Sappiamo che sono quattro le persone rapite. Tre di loro sono missionari claretiani e un altro è un laico. I missionari sono un prete, un diacono e uno studente. Il laico è l’autista. Noi sappiamo in questo momento che i quattro uomini rapiti stanno bene in salute, sono vivi. I nostri fratelli del Camerun stanno negoziando con i sequestratori per la liberazione dei nostri fratelli e del laico.
Quindi sono in corso delle trattative per arrivare a una soluzione prima possibile…
R. – Sono stati rapiti da un gruppo conosciuto del Camerun. Preferisco non dirne il nome. Siamo in trattativa. Non hanno chiesto denaro. La loro richiesta è sostanzialmente socio-politica. L’area nella quale sono stati rapiti è una zona anglofona dove sembra sia attivo un gruppo separatista-secessionista: vogliono dividere il Paese in una zona anglofona e in una francofona. È una vicenda socio-politica nella quale la Chiesa e noi clarettiani non c’entriamo …
È dunque una vicenda socio-politica che riguarda questa regione anglofona del Camerun dove, nei giorni scorsi, oltre 60 persone sono rimaste uccise in seguito a scontri tra forze armate e miliziani separatisti. I missionari clarettiani, però, restano in questa zona, proprio per rimanere accanto alla popolazione …
R. – Come sempre fa la Chiesa che rimane fino all’ultimo sul posto. Noi vogliamo rimanere lì, abbiamo voluto rimanere lì accanto alla gente che più soffre, come tanti altri cristiani che restano in quella terra. Saremo gli ultimi ad andare via.
C’è un appello che vuole lanciare alle persone che tengono in ostaggio i tre sacerdoti e il laico?
R. – È un appello al cuore degli uomini che hanno rapito queste quattro persone. È un messaggio dal profondo del cuore: liberate il laico e i nostri fratelli claretiani, perché loro vogliono fare del bene. Loro sono voluti andare in questa regione, portando speranza, aiuto e anche cibo. Loro non c’entrano niente con la situazione socio-politica del Paese, loro vogliono stare accanto alla gente che più soffre.