Verso l’abolizione del reato clandestinità

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Italia l’immigrazione clandestina non sarà più un reato. Secondo fonti di stampa, il governo avrebbe già pronto un decreto per introdurre quella che tecnicamente viene definita “depenalizzazione”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Il governo dovrebbe abrogare con un decreto, probabilmente il prossimo 15 gennaio, il reato di immigrazione clandestina, introdotto con la legge Bossi-Fini per tutti coloro che entrano in Italia senza regolare permesso di soggiorno. Sarà cancellata la multa dai 5 ai 10 mila euro, di fatto somme inesigibili che impegnano i tribunali con migliaia di procedimenti. Dovrebbe, invece, restare in vigore il provvedimento di espulsione deciso dal prefetto per motivi di ordine pubblico o di sicurezza.

Reato di clandestinità, un ostacolo alle indagini

Il reato di immigrazione clandestina, più volte bocciato dall’Unione Europea perché non punisce un comportamento ma uno status, è anche ritenuto “un ostacolo alle indagini” per individuare i responsabili della tratta di migranti: se l’immigrato viene sentito come imputato e non semplicemente come persona informata sui fatti – afferma Franco Roberti procuratore antimafia – “può tacere trincerandosi dietro la facoltà di non rispondere”. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, sottolinea inoltre che l’introduzione di questo reato “non ha avuto alcuna funzione deterrente” sui flussi migratori.

Contrario il Nuovo Centro Destra

La decisione del governo è destinata ad innescare una spaccatura nella maggioranza: contro il provvedimento si schiera, in particolare, il Nuovo Centro Destra guidato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. La Lega, contraria all’abolizione del reato di immigrazione clandestina, annuncia “barricate in Parlamento e poi nelle piazze con un referendum”.

L’abolizione del reato di immigrazione clandestina è un passo importante, rincuorante. La legge Bossi–Fini “fa acqua da tutte le parti”. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, mons. Giancarlo Perego:

R. – Certamente va nella linea della tutela di uno Stato di diritto: non si condanna uno status, ma si condanna un reato e questo già lo aveva chiaramente deciso la Corte europea di Giustizia del Lussemburgo. E quindi, da questo punto di vista, è un ritorno ad uno Stato di diritto questa abolizione del reato di clandestinità. Al tempo stesso, come ha fatto notare anche il procuratore antimafia e antiterrorismo, in questi anni noi abbiamo perso molte occasioni di avere collaboratori di giustizia nella lotta ai trafficanti e ai terroristi. Quindi, ancora di più, questa abolizione del reato va anche nel senso di una lotta alle mafie dei trafficanti e al terrorismo che noi tutti auspichiamo.

Come cambia l’accoglienza

D. – Con questo provvedimento, come cambieranno le possibili risposte dell’accoglienza?

R. – Certamente, l’accoglienza continuerà nella logica secondo la quale se una persona arriva nel nostro territorio e presenta una domanda di asilo o di protezione internazionale, sarà accolta perché questa persona non è un clandestino o un irregolare fin quando non avrà un decreto di allontanamento. Quindi, in questo senso, soltanto un decreto di allontanamento non darà diritto alla persona di permanere sul nostro territorio e quindi di essere anche accolta all’interno di una nostra struttura. Quindi, da questo punto di vista, ci sarà ancora più chiarezza proprio nell’accompagnamento delle persone e nella loro tutela.

Immigrazione e integrazione

D. – Questa decisione restituisce anche dignità all’immigrato, un ulteriore tassello anche per una vera integrazione …

R. – Sconfigge quella brutta parola “clandestinità”, che tante volte viene utilizzata per identificare migranti e rifugiati prima ancora di incontrarli, di ascoltare la loro storia e prima ancora di mettere in atto, invece, quello che è l’aspetto fondamentale: l’accoglienza e l’ospitalità di una persona, dopo la quale soltanto – attraverso un iter giuridico – si potrà capire se la persona ha un diritto di soggiornare regolarmente nel nostro Paese.

Governo chiamato ad altri passi

D. – Dunque, un provvedimento importante. Quali altri passi dovrebbe compiere il governo in materia di immigrazione?

R. – Certamente, ormai è evidente che la legge Bossi-Fini che regola l’immigrazione nel nostro Paese è una legge che fa acqua da tutte le parti; e soprattutto, non interpreta un’esigenza fondamentale che sta emergendo sempre più, non solo in Italia ma nel contesto europeo: l’immigrazione va accompagnata, va accolta, va regolata verso percorsi di inclusione e di integrazione. La legge Bossi-Fini è una legge fondata soltanto sulla sicurezza, genera uno Stato semplicemente poliziesco nella lettura dell’immigrazione e non aiuta, invece, quei percorsi e quei processi di integrazione che sono i veri processi del futuro dell’Europa e del futuro dell’Italia.

Foto:

By Photo Gémes Sándor/SzomSzed [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

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