Consiglio del Movimento gioventù operaia cristiana

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Il lavoro, i giovani e la globalizzazione. Su questo complesso tema si è concluso ieri a Vitorchiano, in provincia di Viterbo, il VI Consiglio internazionale della Gioc, movimento della gioventù operaia cristiana impegnato in attività di formazione e di evangelizzazione. Per un bilancio di questi lavori, ai quali hanno partecipato giovani provenienti da 62 Paesi, ascoltiamo l’ex presidente del Coordinamento internazionale della Gioc, Nicoletta Pisa, intervistata da Amedeo Lomonaco:

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R. – L’incontro ha permesso ai giovani partecipanti di capire l’importanza delle loro azioni a livello locale e l’influenza che queste hanno anche per gli altri Paesi. E’ stato molto importante per loro, in quanto appartenenti alla gioventù operaia cristiana, confrontarsi con altre esperienze e culture per pianificare, insieme, programmi per il futuro.

D. – Qual è dunque la condizione dei giovani lavoratori nel mondo globalizzato?

R. – Nonostante ci siano stati dei progressi a livello scientifico e tecnologico, la differenza tra i Paesi poveri ed i Paesi ricchi non sta diminuendo ma sta piuttosto aumentando. Ed una delle situazioni trasversali che riguarda i giovani lavoratori oggi è la precarietà del lavoro. Questa precarietà non influenza solo le condizioni lavorative, ma tutta la loro vita.

D. – Su quali basi e da quali radici storiche la Gioc fonda la propria missione?

R. – La Gioc fu fondata ufficialmente nel 1925 da padre Joseph Cardijn, un prete belga che si rese conto della grande contraddizione che c’era tra la realtà del mondo del lavoro ed i valori evangelici in cui lui credeva. Si era accorto che le difficili condizioni del mondo del lavoro non consentivano ai giovani lavoratori di credere nella loro dignità di figli e figlie di Dio. Cardijn ha così voluto creare un’organizzazione in grado di far vivere i valori del Vangelo e il messaggio di Cristo in tutta la vita dei giovani lavoratori.

 

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