Via Crucis al Colosseo: dalle origini ai giorni nostri
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Nella puntata di “Doppio Click”, programma della Radio Vaticana, riascoltiamo le meditazioni dei Pontefici durante la Via Crucis al Colosseo, rito amato e più volte ripreso nel corso dei secoli.
La Via Crucis ha un profondo legame con un luogo che si protende nel cuore di Roma. Questo luogo è il Colosseo, teatro nell’era dell’Impero Romano di spettacoli crudeli con bestie e gladiatori dove è stato versato il sangue dei primi martiri. La loro testimonianza si lega a quella di tanti cristiani che, in altri frangenti della storia e anche in questo nostro tempo, hanno dato la loro vita per Cristo. La passione di Gesù si rivive nel Colosseo a partire dal XVIII secolo. Nell’Anno Santo del 1750, indetto da Papa Benedetto XIV, vengono erette in questo luogo 14 edicole e una grande croce. Per volontà dello stesso Pontefice, il 19 settembre del 1756 il monumentale anfiteatro viene consacrato alla memoria della Passione di Cristo e dei martiri. Duecento anni dopo, nel 1959, Giovanni XXIII ripristina il rito della Via Crucis al Colosseo, poi ripreso da Paolo VI nel 1964. Partendo proprio dalle parole di Papa Montini in quell’anno, ripercorriamo le meditazioni di Pontefici che si legano, in particolare, con il tempo attuale scosso dalla guerra.
Paolo VI: la pace di Cristo piove dall’alto
Al termine della Via Crucis al Colosseo, il 27 marzo del 1964, Paolo VI si sofferma su due aspetti della “scena del mondo su cui si proietta la luce della Croce”. Uno di questi aspetti “è la sofferenza umana”. Alla luce della croce “il dolore (possiamo intendere ogni miseria, ogni povertà, ogni infermità e perfino ogni debolezza, cioè condizione della vita che sia deficiente e bisognosa di rimedio) appare stranamente assimilabile alla Passione di Cristo”. “Un altro aspetto, riflesso dalla Croce di Cristo, sulla faccia della terra, è la pace”.
Quella pace, ch’è il bene supremo dell’ordine umano, quella pace ch’è tanto più desiderabile, quanto più il mondo si evolve in forme di vita interdipendenti e comunitarie, così che una infrazione alla pace in un punto determinato si ripercuote su tutto il sistema organizzativo delle nazioni; quella pace perciò che diventa sempre più necessaria e doverosa; quella pace – ahimé – che gli sforzi umani, anche nobilissimi e degni di plauso e di solidarietà, riescono difficilmente a tutelare nella sua integrità e a sostenere con mezzi diversi che non siano quelli del timore e dell’interesse temporale. La pace di Cristo piove dall’alto; cioè proietta sulla terra e fra gli uomini motivi e sentimenti originali e prodigiosi.
Giovanni Paolo II: meditiamo sul mistero della croce
La prima Via Crucis presieduta dal Giovanni Paolo II al Colosseo, nel 1979, è accompagnata della meditazione su testi di discorsi di Papa Montini. Al termine della Via Crucis del 28 marzo 1997 Papa Wojtyla ricorda che il Colosseo “è legato nella memoria popolare al martirio dei primi cristiani”. Questo luogo della Roma antica è quindi “particolarmente adatto per rivivere, di anno in anno, la passione e la morte di Cristo”.
Oggi si concentra sulla Croce la nostra più viva attenzione. Meditiamo sul mistero della Croce, che si perpetua nei secoli nel sacrificio di tanti credenti, di tanti uomini e donne associati con il martirio alla morte di Gesù. Contempliamo il mistero dell’agonia e della morte del Signore, che continua anche ai nostri giorni nel dolore e nella sofferenza di individui e popoli duramente provati dalla violenza e dalla guerra. Dove l’uomo è colpito ed ucciso, è Cristo stesso che viene offeso e crocifisso. Mistero di dolore, mistero di amore sconfinato! Restiamo in silenzioso raccoglimento di fronte a questo insondabile mistero.
Benedetto XVI: il cammino della Via Crucis è un invito per tutti
Nel giorno di Venerdì santo del 2012 dopo aver rievocato, nella meditazione, nella preghiera e nel canto, il cammino di Gesù sulla via della croce Benedetto XVI sottolinea che “l’esperienza della sofferenza segna l’umanità, segna anche la famiglia”.
Il cammino della Via Crucis è un invito per tutti noi, e specialmente per le famiglie, a contemplare Cristo crocifisso per avere la forza di andare oltre le difficoltà. La Croce di Gesù è il segno supremo dell’amore di Dio per ogni uomo, è la risposta sovrabbondante al bisogno che ha ogni persona di essere amata. Quando siamo nella prova, quando le nostre famiglie si trovano ad affrontare il dolore, la tribolazione, guardiamo alla Croce di Cristo: lì troviamo il coraggio per continuare a camminare.
Francesco: la croce è la risposta ai mali del mondo
Nel giorno di Venerdì Santo del 2013 Papa Francesco sottolinea che “Dio ha parlato, ha risposto”. E la sua risposta è la Croce di Cristo.
In questa notte deve rimanere una sola parola, che è la Croce stessa. La Croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo. A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono. E’ anche giudizio: Dio ci giudica amandoci. Ricordiamo questo: Dio ci giudica amandoci. Se accolgo il suo amore sono salvato, se lo rifiuto sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perché Dio non condanna, Lui solo ama e salva.
Quest’anno la Via Crucis torna a svolgersi al Colosseo. Per due anni, a causa dell’emergenza legata al coronavirus, si era svolta in Piazza San Pietro. Nel Venerdì Santo del 2022 sono le famiglie le protagoniste. In occasione dell’anno dedicato alla famiglia, con cui la Chiesa celebra i cinque anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris laetitia, Francesco ha affidato la preparazione dei testi delle meditazioni e delle preghiere ad alcuni nuclei familiari. Tra le linee e le arcate del Colosseo, in un luogo dove migliaia di persone hanno subito, in passato, il martirio per essere rimasti fedeli a Cristo, la Croce abbraccerà i dolori del mondo funestato dalla guerra.