Ucraina: la società civile europea pensa alla via della non violenza

Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Più di 35 organizzazioni si sono unite per promuovere un progetto che intende creare, attraverso la mobilitazione di migliaia di civili europei nei luoghi della guerra, la possibilità di evacuazione delle persone fragili.

Una delle immagini più famose del Novecento è quella di un manifestante che, durante le proteste di piazza Tienanmen nel 1989 in Cina, cerca di fermare un carro armato. Non è una scena confinata tra pagine di storia, ma un’immagine che possiamo scorgere anche in questo tempo scosso dalla guerra in Ucraina. Una sequenza video, rilanciata recentemente in tutto il mondo, mostra in particolare un carro armato russo mentre avanza in una strada nel sud del Paese. Poi si vede un uomo che si aggrappa al cannone. Si inginocchia e resta lì, fermo, per alcuni secondi. È una scena che, come l’iconica immagine immortalata in Cina, testimonia la forza della non violenza. Questo linguaggio, spesso denso di silenzi e carico di autentiche speranze, si contrappone al devastante frastuono delle armi. Ed è la leva che il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, un progetto promosso da trentacinque soggetti nazionali della società civile, vuole portare in Ucraina.

La via della nonviolenza

Il progetto del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta si lega ad una proposta: quella di organizzare, in collaborazione con le società civili ucraine, una massiccia azione nonviolenta, una grande operazione umanitaria nei luoghi del conflitto. L’obiettivo concreto che si vuole realizzare è quello di organizzare l’entrata di pullman di volontari disarmati diretti in Ucraina. Una mobilitazione con la sola finalità di compiere operazioni di evacuazione, in particolare delle persone più fragili. Si vogliono unire mani disarmate nel tentativo di mettere in salvo milioni di persone che cercano di fuggire dalla guerra. Il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta sottolinea, in un comunicato, che sono evidenti i pericoli dalla presenza di civili disarmati in zone di conflitto. Ma le ragioni della prudenza non sono sufficienti a fermare questo progetto umanitario. È possibile aggiungere una nuova strada di intervento nel conflitto in corso: “quella via che può arrivare dalla società civile, pronta a marciare in massa e in modo nonviolento”.

L’appello

Alla società civile  il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta chiede, tra l’altro, di aderire all’appello per il progetto di un Movimento Europeo di Azione Nonviolenta. E di partecipare alla campagna di “People Raising” per arrivare al coinvolgimento di minimo 5.000 attivisti volontari.  Tra le associazioni firmatarie ci sono l’Azione Cattolica Italiana, le Acli,  il Centro Giorgio La Pira e Gruppi di Volontariato Vincenziano.

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