Stati generali dell’economia, l’Ucid: necessaria una maggiore solidarietà europea

Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Gli imprenditori italiani scrivono al premier Conte che oggi ha inaugurato gli Stati generali dell’economia . L’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (Ucid) sottolinea che la dottrina sociale della Chiesa rimane una leva sempre valida per rilanciare l’economia.

Si sono aperti a Roma, a Villa Doria Pamphili, gli Stati Generali dell’economia. Un appuntamento, dal titolo “Progettiamo il rilancio”, voluto dal premier Giuseppe Conte che è scandito in questa prima giornata dagli interventi, tra gli altri, del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. L’obiettivo è quello di tracciare la strada per “azioni concrete” per il post coronavirus.

Lettera dell’Ucid al premier Conte

In vista di questo appuntamento, l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (Ucid) ha scritto una lettera aperta al premier Conte. Per rilanciare i settori politici ed economici dopo la crisi del coronavirus viene indicata per l’Europa la via di “un’ottica solidaristica”. Si ricordano, in particolare, le parole di Papa Francesco nel messaggio pasquale Urbi et Orbi dello scorso 12 aprile : “L’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero”. Per gli imprenditori cristiani il riferimento è la dottrina sociale della Chiesa. Ricordando quanto scritto da Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate rimarcano il supporto fondamentale della fede nel “riprogettare il cammino”.

La strada indicata dagli imprenditori cattolici

La crisi innescata dalla pandemia deve essere “occasione di discernimento e di nuova progettualità”. È quanto sottolinea Jessica Maddaloni del Comitato tecnico scientifico dell’Ucid ricordando la lettera rivolta dalla sua associazione al premier Conte:

R. – Si vuole ripartire e ripensare al post coronavirus partendo anche dall’enciclica “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI sul supporto fondamentale della fede nel riprogettare il cammino e darci, quindi nuove regole. E trovare nuove forme di impegno per puntare sulle esperienze positive e ripensare quelle negative. La crisi diventa una occasione di discernimento e anche di nuova progettualità. In questa chiave fiduciosa conviene affrontare le difficoltà del momento presente. Le questioni indicate dall’Ucid sono anche quelle della non onnipotenza della tecnocrazia e della tecnoscienza. Si indica quindi la necessità di bloccare la loro supremazia sulla vita e sulla coscienza dell’uomo, come anche ci ha mostrato questa crisi legata alla pandemia. Poi l’Ucid richiama il tema politico dell’Europa, con i limiti mostrati nella forma e nella sostanza. Come detto da Papa Francesco, “l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero”.

A proposito di questa sfida, quale è la strada indicata dagli imprenditori cattolici?

R. – La strada indicata dagli imprenditori cattolici è quella di lavorare per un mercato libero perché praticato in un regime di concorrenza, ma vincolato nella qualità delle prestazioni e garantito nell’accessibilità ai servizi. Un mercato in cui la concorrenza è leale e reale e l’apparato delle piccole e medie imprese italiane sia messo nelle condizioni di competere con l’estero, contro il fenomeno del “dumping” mondiale e arginando il gap tra diverse condizioni burocratiche e fiscali di altri Paesi. Nel segno quindi del “made in Italy” ma anche dell’etica del lavoro e della valorizzazione dell’uomo, del lavoro e della produzione. Si vuole dunque ripartire dal “made in Italy” in un rapporto di leale concorrenza. Questa è la strada che l’Ucid auspica e chiede che l’apparto politico ed economico italiano persegua.

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