Santa Sede: difendere dignità dei migranti
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
L’Accordo Globale sui migranti darà alla comunità internazionale l’opportunità di rispettare gli impegni assunti con l’adozione dell’Agenda 2030, il programma per lo sviluppo sostenibile sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Onu. E’ quanto ha sottolineato mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo martedì scorso a New York ad un dibattito internazionale incentrato sui flussi migratori.
L’Agenda 2030 è un segno di speranza
Mons. Auza ha ricordato che Papa Francesco ha definito l’adozione di questa Agenda “un importante segno di speranza”. La Santa Sede – ha spiegato il presule – ritiene che questa speranza si tramuterà in realtà solo se l’Agenda sarà veramente, in modo equo ed efficace, implementata per tutti, inclusi i migranti.
E’ urgente rispondere ai bisogni fondamentali di tutti
Mons. Auza ha anche rammentato che il Santo Padre ha esortato tutti i leader di governo ad adottare misure immediate, efficaci e concrete per porre fine, il più rapidamente possibile, al fenomeno dell’esclusione sociale ed economica. L’impossibilità di un accesso ad una istruzione di qualità, la mancanza di opportunità di lavoro e l’assenza di un’assistenza sanitaria adeguata sono tra le cause che spingono le persone ad emigrare.
L’instabilità globale determina gravi conseguenze negative
Queste esigenze senza risposte – ha affermato mons. Auza – sono alla base di una instabilità globale. E sono molteplici le negative ripercussioni provocate da tale instabilità. Tra queste, il traffico di esseri umani, lo sfruttamento sessuale, forme di schiavitù legate al lavoro, la prostituzione, il commercio di droga, di armi e il terrorismo. Per questo – ha detto il nunzio – il primo e principale impegno deve essere quello di rispondere alle esigenze fondamentali di tutti i popoli.
Sempre più preoccupante il dramma dei minori non accompagnati
Un ulteriore ambito di grave preoccupazione riguarda i bambini migranti non accompagnati. Ancor prima di raggiungere importanti obiettivi come la riunificazione familiare, si deve guardare all’origine di tale problematica. La comunità internazionale – ha affermato mons. Auza – si impegni per far cessare conflitti e violenze. Sono queste – ha osservato – le piaghe che spingono le persone a far emigrare i loro figli nella speranza che possano trovare le condizioni per una vita migliore.
Per governare il fenomeno delle migrazioni serve un approccio globale
La governance, per quanto riguarda le migrazioni, non può essere relegata ad un ministero o ad un singolo dipartimento. E’ necessario – ha sottolineato mons. Auza in un secondo intervento sullo stesso tema – un approccio di governo globale, che rifletta la natura integrale della persona umana. E’ dunque indispensabile una risposta comune alle migrazioni, che tenga conto della complessità di tale fenomeno. E’ anche urgente uno sforzo coordinato che includa, oltre alle attività di governo, anche la comunità politica, la società civile, le organizzazioni internazionali e le istituzioni religiose.
Nessuno si può esimere dal difendere i diritti dei migranti
Mons. Auza ha infine ricordato le parole rivolte da Papa Francesco, lo scorso 21 febbraio, ai partecipanti al Forum “Migrazioni e pace”. Il Pontefice in quell’occasione si era soffermato sulla situazione di milioni di lavoratori e lavoratrici migranti, tra cui anche profughi, richiedenti asilo e vittime della tratta. “La difesa dei loro diritti inalienabili, la garanzia delle libertà fondamentali e il rispetto della loro dignità – aveva detto – sono compiti da cui nessuno si può esimere”.
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By Photo: Gémes Sándor/SzomSzed [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons