© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Urne aperte in Honduras: oltre 7 milioni di persone sono chiamate oggi al voto per eleggere il nuovo presidente. I favoriti sono due candidati conservatori. Si tratta di Porfirio Lobo, del Partito nazionale attualmente al governo, e di Manuel Zelaya, del partito Liberale. Si vota anche per le legislative e le municipali: circa 4 milioni di elettori sono chiamati a scegliere, infatti, 128 deputati e 298 sindaci. La campagna elettorale ha affrontato soprattutto due temi: la criminalità e la povertà. Sulla situazione dell’Honduras il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

L’Honduras, anche se ricco di risorse naturali, è uno dei Paesi più poveri dell’America Latina. Solo Nicaragua ed Haiti hanno un livello di reddito pro-capite più basso. Oltre il 40 per cento della popolazione honduregna vive in condizioni di estrema povertà. Dopo il passaggio, nel 1998, del devastante uragano Mitch che causò oltre 25 mila morti, il Paese ha ricevuto ingenti aiuti dalla comunità internazionale ma il tasso di crescita dell’economia resta al di sotto delle potenzialità.

Tegucigalpa

Paese segnato da tensioni sociali

Il presidente uscente Ricardo Maduro, leader del partito nazionale di centro destra, ha assunto il potere nel gennaio del 2002, con ambiziosi propositi di riforme in favore di una effettiva liberalizzazione economica. Ma le tensioni sociali nel Paese e la mancanza di una solida maggioranza nel Congresso hanno impedito la realizzazione di molte delle riforme prospettate. Le difficoltà dell’Honduras sono legate inoltre al fenomeno della corruzione, alimentata dal carattere oligopolistico dell’industria locale.

Negli ultimi anni ridotta la spesa pubblica

Il governo honduregno ha comunque ottenuto, negli ultimi anni, due importanti risultati: la conclusione di un accordo con il Fondo Monetario Internazionale per l’adozione di misure di austerità tese a ridurre la spesa pubblica e a promuovere una politica fiscale più equa; la riduzione del livello di criminalità grazie a leggi “antimaras” contro le bande criminali formate da minorenni, le cosiddette “maras”. Si calcola che i ragazzi appartenenti a questi gruppi criminali siano più di 40 mila. La Chiesa dell’Honduras, dove i cattolici sono oltre l’86 per cento, ha chiesto il rispetto della dignità dei ragazzi. 

La questione delle maras

Ai duri interventi delle forze di polizia per contrastare le “maras”, sono spesso seguite, infatti, denunce da parte di diverse organizzazioni internazionali per violazione dei diritti umani. Alcune organizzazioni parlano anche di “esecuzioni extra giudiziali”. Nel novembre del 2002 monsignor Angel Garachana Pérez, vescovo di San Pedro Sula, ha pubblicato una lettera pastorale, nella quale oltre a denunciare gruppi non identificati “che uccidono giovani solo perché tatuati”, individua le cause principali del fenomeno delle “maras” nella disgregazione, nella “violenza familiare” e nelle “grandi disuguaglianze sociali”.

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