“Notte dei cristalli”, una triste lezione da cui imparare

Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Ottantaquattro anni fa venivano distrutte sinagoghe, case e botteghe. Il primo atto dell’Olocausto è stato uno dei frutti avvelenati dell’aberrante logica delle discriminazioni. Lo storico Jan Erik Schulte: è importante comprendere come moltitudini di persone siano state messe “al di fuori della società” e siano state considerate “non umane”.

Nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1938 si vive una delle pagine più buie del Novecento. In Germania e in Austria vengono incendiate almeno 267 sinagoghe e distrutte oltre 7500 attività commerciali gestite da ebrei. Le vetrine in frantumi di migliaia di negozi portano i nazisti a coniare il termine di “Notte dei cristalli” (Kristallnacht). Nei giorni seguenti, circa 30 mila ebrei vengono deportati nei campi di concentramento. “Le violenze della notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 contro gli ebrei, le sinagoghe, le abitazioni, i negozi – ha detto Papa Francesco all’Angelus del 10 novembre del 2013 – segnarono un triste passo verso la tragedia della Shoah”.

Persone considerate “non umane”

Violenze e discriminazioni in Germania, durante il periodo nazista, non colpiscono solo gli ebrei. Uno dei principali memoriali delle vittime del nazionalsocialismo nella regione tedesca dell’Assia è il Museo di Hadamar. Dal 1941 al 1945, quasi 15 mila persone con disabilità fisiche e mentali, considerate dai nazisti “indesiderabili”, vengono uccise, in gran parte con inalazioni di monossido di carbonio. Sono assassinate in questo luogo, dove un ospedale psichiatrico era stato trasformato in un centro di sterminio. Nell’intervista rilasciata a Stefanie Stahlhofen della redazione tedesca di Vatican News, il direttore del Museo Hadamar, lo storico Jan Erik Schulte, in occasione dell’anniversario della “Notte dei cristalli”, sottolinea quanto sia importante visitare luoghi che ricordano crimini compiuti nel passato. Innanzitutto, per “non dimenticare le persone che sono state uccise”. Ma anche per comprendere i meccanismi con cui moltitudini di persone “sono state messe al di fuori della società” e sono state considerate “non umane”.

Imparare dal passato

Anche oggi, afferma Jan Erik Schulte, ci sono meccanismi e retoriche che vanno nella stessa direzione: tutto comincia quando si afferma che “alcune persone non sono degne di vivere” o sono “diverse da altre e non hanno gli stessi diritti”. Si deve “imparare a conoscere il passato”, anche per comprendere la società in cui viviamo. Lo scenario attuale, osserva il responsabile del Museo Hadamar, è molto diverso. “Ma se, ad esempio, pensiamo alla guerra in Europa, è molto importante capire come sia scoppiato questo conflitto” e quale sia la retorica alla base di questa guerra. “Vediamo che in questo momento c’è una nazione alla quale non viene riconosciuto da un altro Stato il diritto di esistere”. Così eventi del passato sono un faro per illuminare il presente, per evitare che, partendo dalla retorica, avanzino odio e discriminazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *