La preghiera di S. Alfonso Maria de’ Liguori per la Comunione spirituale
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews. In questo periodo di emergenza sanitaria in cui sono sospese in Italia e in altri Paesi le Messe con la partecipazione dei fedeli, il Papa invita alla Comunione spirituale. Durante la celebrazione del mattino a Casa Santa Marta recita spesso la preghiera di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Non poter ricevere l’Eucaristia non significa non potersi predisporre ad accogliere Gesù con il cuore. Nella storia della Chiesa c’è un’antica prassi, confermata in particolare dal Concilio di Trento, che Papa Francesco in questo periodo di pandemia ha più volte ricordato. È la Comunione spirituale: con una preghiera si esprime il desiderio ardente, non essendo possibile ricevere la comunione sacramentale, di accogliere Gesù Cristo almeno spiritualmente. Invitando alla Comunione spirituale, spesso Papa Francesco durante la Messa a Santa Marta recita questa preghiera di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori:
“Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te; non permettere che mi abbia mai a separare da te”.
“In questa situazione di pandemia, nella quale ci troviamo a vivere più o meno isolati – ha detto il Papa nell’Angelus del 15 marzo scorso – siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa. Uniti a Cristo non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo. È un’unione che si alimenta con la preghiera, e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento”.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
S. Alfonso è uno dei santi più popolari del XVIII secolo. Vescovo e Dottore della Chiesa, ha fondato la Congregazione del Santissimo Redentore (Redentoristi). Nato a Napoli il 27 settembre del 1696, è patrono degli studiosi di teologia morale e dei confessori. Come ricordato da Papa Francesco nell’udienza generale del primo agosto del 2018, “ha conquistato i cuori della gente con mitezza e tenerezza, frutti del rapporto con Dio, che è bontà infinità”.
Dalle leggi all’evangelizzazione
La vita di S. Alfonso Maria de’ Liguori, negli anni della gioventù, sembra avere una direzione precisa. Dopo gli studi in diritto civile e canonico, diventa l’avvocato più brillante del foro di Napoli. Indignato per la corruzione e l’ingiustizia che in quegli anni inquinano l’ambiente forense, abbandona la sua professione. È un’altra, infatti, la vocazione di S. Alfonso: diventa sacerdote e acquisisce una vasta cultura teologica che unisce ad un’opera di evangelizzazione tra le persone più umili della società. Pone tutta la sua creatività artistica e letteraria al servizio della missione. È l’autore delle parole e della musica di uno dei canti natalizi più popolari, “Tu scendi dalle stelle”.
Tutta la speranza riposta in Gesù e Maria
La vita di S. Alfonso è scandita dalla preghiera, dall’Adorazione eucaristica e dalla devozione mariana. “A voi – scrive nel libro “Glorie di Maria” – mi rivolgo poi, o mia dolcissima e Signora e Madre mia Maria: voi ben sapete ch’io dopo Gesù in voi ho posta tutta la speranza della mia eterna salute”. Incontrando, il 12 marzo del 2015, i partecipanti al corso promosso dal Tribunale della Penitenzieria apostolica, il Papa invita a volgere come S. Alfonso lo sguardo verso Maria: “A me piace tanto leggere le Storie di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, e i diversi capitoli del suo libro ‘Le glorie di Maria’. Queste storie della Madonna, che sempre è il rifugio dei peccatori e cerca la strada perché il Signore perdoni tutto. Che Lei ci insegni questa arte”.
Ognuno è nel cuore del Padre
La missione di S. Alfonso si lega alla predicazione improntata alla semplicità apostolica e all’educazione degli umili. Rivolgendosi il 9 febbraio del 2019 ai docenti e agli studenti dell’Accademia alfonsiana, Papa Francesco ricorda che il Santo comprese che si devono “condividere i bisogni, ridestare le attese più profonde del cuore, far sperimentare che ognuno, per quanto fragile e peccatore, è nel cuore del Padre Celeste ed è amato da Cristo fino alla croce. Chi è toccato da questo amore, sente l’urgenza di rispondere amando”. La via solcata da S. Alfonso resta una strada maestra nella storia e nella vita della Chiesa. Rivolgetevi al Signore – diceva il santo napoletano – “come ad un vostro amico, il più caro che avete e che più vi ama”. “Non vi è portiere – ripeteva – per chi desidera parlargli”.
Accanto agli ultimi
La preghiera di S. Alfonso Maria de’ Liguori perché si possa accogliere Gesù almeno spiritualmente, quando non è possibile sacramentalmente, è entrata nella pietà popolare. È quanto sottolinea padre Sabatino Majorano, redentorista, ricordando in particolare che S. Alfonso ha aiutato i più fragili a camminare verso la santità.
R. – Le parole di questa preghiera sono entrate nella pietà popolare. Non è una prassi sostitutiva della Comunione eucaristica. Ma è integrativa e preparativa alla Comunione eucaristica. Naturalmente, in momenti in cui non è possibile ricevere la Comunione eucaristica, quella spirituale ha tutto il suo valore.
S. Alfonso Maria de’ Liguori ha unito una grandissima conoscenza teologica ad una opera di evangelizzazione accanto agli ultimi…
R. – S. Alfonso è stato, innanzitutto, un grande missionario in uscita continua e per questo fine ha pensato alla Congregazione dei Redentoristi. E ha accompagnato questo con uno studio profondo soprattutto in campo morale perché a lui interessava che anche i più semplici, i più deboli, i più fragili, incontrando la misericordia di Dio, capissero che veniva offerta loro la possibilità della santità. E credo che questo sia il grande pregio di Alfonso: mettere insieme l’evangelizzazione e aiutare anche i più fragili a camminare verso la santità.
Questo cammino verso la santità, S. Alfonso lo ha percorso anche amando la bellezza delle arti, della letteratura. È proprio lui che ha composto, ad esempio, il famoso canto natalizio “Tu scendi dalle stelle”…
R. – Questa è una delle sue varie canzoni spirituali. Era convinto che tutti gli strumenti comunicativi dovessero essere utilizzati nell’evangelizzazione. E siccome nel popolo napoletano cantare è quasi vivere, si è impegnato a diffondere una serie di canti come “Tu scendi dalle stelle”. Ci sono anche bellissimi canti mariani. E lo ha fatto perché la gente potesse cantare nel momento in cui lavorava, stava a casa. E così la giornata diventava un conversare continuamente “alla familiare” con Dio, come scriveva in un suo opuscolo.