Inchiesta su traffico di migranti: venduti anche organi
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Italia un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo su una rete criminale, specializzata nel traffico di migranti, ha portato all’arresto di 38 persone, tra cui 12 etiopi e un italiano. Sono state decisive le rivelazioni di un giovane eritreo, Nuredin Atta Wehabrebi, un ex trafficante che da un anno collabora con la giustizia italiana. I proventi delle attività criminali, tra cui il trapianto di organi, venivano trasferiti in negozi a Roma e a Palermo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
E’ agghiacciante lo scenario che emerge dalle rivelazioni del primo trafficante di essere umani “pentito”. Si tratta di un eritreo, arrestato nel 2015, che ha scelto di diventare un collaboratore di giustizia. I morti di cui si viene a conoscenza – ha affermato – sono una minima parte: solo in Eritrea – ha spiegato l’ex trafficante – otto famiglie su dieci hanno avuto delle vittime legate al traffico di migranti.
Traffico di organi
Quando i migranti non hanno i soldi per pagare il viaggio in mare – ha rivelato l’uomo agli inquirenti – vengono uccisi. I loro organi, espiantati e trasportati in borse termiche, vengono poi venduti da un’organizzazione criminale egiziana. Tra le vittime di questo traffico dell’orrore, ci sono anche bambini.
Falsi ricongiungimenti familiari
Un’altra via utilizzata dalle organizzazioni criminali per ottenere ingenti profitti, è quella dei falsi ricongiungimenti familiari attraverso matrimoni inesistenti tra stranieri, già legittimamente in Italia, e persone con cui non hanno nessun legame. E’ emerso che gli indagati gestivano anche un’attività di traffico di stupefacenti.
A Roma e Palermo covi di trafficanti
Il covo dei trafficanti di esseri umani in Italia era una profumeria, nei pressi della stazione Termini, dove venivano trasferite ingenti somme di denaro. All’interno dell’esercizio commerciale è stato anche ritrovato un vero e proprio “libro mastro” con diversi nominativi. Un altro punto di riferimento per i trafficanti era un bar di Palermo.
Al traffico di migranti si aggiunge dunque anche quello di organi. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con don Mussie Zerai, sacerdote eritreo responsabile dell’Agenzia Habesha, Ong impegnata nell’accoglienza dei migranti africani:
R. – Questo lo sapevamo, lo avevamo denunciato, e avevamo chiesto in più occasioni, all’Interpol e all’Europol, di seguire il flusso di denaro per arrivare a colpire i veri mandanti di questo traffico. Finalmente qualcosa sta emergendo – speriamo – almeno per evitare che questo si ripeta. E ciò nonostante il fatto che anche adesso, in queste ore, ci siano delle persone tenute sotto sequestro in diverse parti, tra l’Egitto, il Sudan e la Libia. Ci sono ancora queste forme di sequestri a scopo di riscatto: chi non può pagare rischia di finire nel giro del traffico di organi, come questo pentito sta raccontando.
Orrore senza limiti
D. – È un orrore che non ha limiti. Tra le vittime di questo traffico di organi ci sono anche bambini, secondo gli inquirenti…
R. – Purtroppo sì. Ci preoccupa anche la sparizione di centinaia di minori che, anche una volta arrivati in Europa, non si sa che fine abbiano fatto. C’è stata anche qualche segnalazione, persino qui in Europa: a Idomeni, dopo la chiusura dei confini, qualcuno aveva denunciato persone che proponevano ai migranti, per potersi pagare il viaggio, di cedere un pezzo di rene o di fegato.
La chiusura dei confini è un business per i trafficanti
D. – Seguendo il flusso di denaro, si è scoperto che ingenti somme venivano trasferite in negozi a Roma e a Palermo: anche in Italia c’è una rete ramificata di trafficanti di migranti…
R. – Noi lo abbiamo denunciato, anche nelle mie diverse audizioni al Parlamento. Dopo l’Accordo di Dublino, la chiusura dei confini ha aperto le porte a questi trafficanti, consentendo loro di organizzare viaggi dal sud verso il nord dell’Europa, facendo anche tanti giri di denaro, e usando anche i negozi e le attività commerciali come copertura.
Serve maggiore protezione
D. – Come si può sconfiggere una rete così inquietante, come quella messa in piedi dai trafficanti di migranti, purtroppo sempre più ricchi e brutali?
R. – La questione è come sottrarre le persone dalle mani dei trafficanti. La prevenzione consiste, prima di tutto, nell’andare a risolvere il problema nel loro Paese di origine, che oggi li costringe a fuggire. Questo richiede più tempo. Quindi, nel frattempo, bisogna proteggerli anche nei Paesi di transito, organizzando canali legali per raggiungere lo Stato dove possono chiedere asilo, usando i visti umanitari. Oggi le ambasciate in Africa sono irraggiungibili: sono delle fortezze, con tanto di militari che fanno la guardia e alle quali non ci si può neanche avvicinare. Queste persone, non avendo neanche la possibilità di accedere alle ambasciate per poter presentare la loro richiesta, non trovano altra alternativa se non questi trafficanti senza scrupoli che sono disposti anche ad ucciderle per vendere i loro organi.
Foto:
By DFID – UK Department for International Development (Working with UNHCR to help refugees in South Sudan) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons