In Spagna in arrivo aiuti economici per i più poveri

Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Nel Paese iberico l’emergenza sanitaria e quella economica, a causa della pandemia, hanno provocato un alto numero di vittime e forti disagi, anche economici. Il governo ha approvato l’introduzione di un sussidio pubblico per aiutare le persone più indigenti.

La Spagna è uno dei Paesi più colpiti al mondo dall’emergenza legata al coronavirus: i casi accertati sono quasi 240 mila e i decessi almeno 27 mila. La crisi si ripercuote pesantemente anche sull’economia iberica, che in Europa è una delle più condizionate dalla pandemia. Tra marzo e aprile le domande per i sussidi di disoccupazione sono aumentate di quasi seicentomila unità. Il tasso di povertà estrema è quasi il doppio della media europea.

Approvato il reddito minimo vitale

Per aiutare le famiglie a basso reddito, il governo ha approvato ieri un sussidio pubblico. Si tratta del “reddito minimo vitale” che ammonterà a 462 euro al mese a persona fino ad un massimo di 1.015 euro per nucleo familiare. Centomila famiglie potrebbero riceverlo già a partire dal 15 giugno, ma il governo ha intenzione di estenderlo fino a raggiungere 850 mila nuclei familiari. L’obiettivo è di far uscire dalla povertà estrema oltre un milione e 600 mila persone.

L’impegno della Caritas Spagna

In questa situazione di emergenza provocata dalla pandemia, la Caritas spagnola è fortemente impegnata nel rafforzare i propri programmi rivolti alle persone più vulnerabili. Alle fasce più deboli della popolazione la Caritas fornisce non solo aiuti economici. I servizi assicurati sono molteplici, tra cui la consegna di medicinali a domicilio, la raccolta di beni alimentari, la realizzazione di fondamentali dispositivi di protezione individuale come le mascherine. La rete della Caritas in Spagna è capillare. Le Caritas diocesane sono 70 e quelle parrocchiali oltre 5700. Complessivamente, sono quasi 2 milioni e 700 mila le persone aiutate. I volontari sono oltre 84 mila.

Giornata di preghiera

La Conferenza Episcopale spagnola ha proposto a tutte le diocesi della Spagna di celebrare una “Giornata di preghiera per le persone colpite dalla pandemia”. L’iniziativa dovrebbe tenersi il 26 luglio, giorno in cui la Chiesa ricorda i Santi Anna e Gioacchino, genitori della Vergine Maria e patroni degli anziani, la categoria più colpita dalla pandemia. La data alternativa è il 25 luglio, solennità di San Giacomo apostolo, patrono di Spagna.

Imprese e mondo del lavoro in crisi

Sulla situazione in Spagna ascoltiamo la testimonianza di un giovane italiano, Andrea, che da diversi anni vive e lavora nel Paese iberico:

R. – La Spagna è un Paese che, a causa del coronavirus, ha sofferto conseguenze enormi. Ci sono stati molti morti. Oggi la situazione è notevolmente migliorata e il governo è riuscito, con il lockdown, a controllare la diffusione del coronavirus. Quindi, almeno a livello sociale, sicuramente si respira un clima diverso.

Quale è la situazione a livello economico?

R. – Si nota una profonda depressione. La Spagna è un Paese che vive in particolare di turismo. E il turismo, in questo momento, è stato notevolmente colpito. Il governo sta promuovendo il turismo nazionale per cercare di far riemergere un po’ le imprese di questo settotre.

Quali ripercussioni ha avuto la pandemia per quanto riguarda l’ambito delle relazioni sociali?

R. – Gli spagnoli sono un popolo molto aperto. Con la crisi legata al coronavirus, questa apertura sociale si è ridotta moltissimo: le persone hanno paura di riprendere la vita normale. Il governo ha imposto ora l’uso obbligatorio della mascherina. Ha preso questa decisione in una fase che, apparentemente, vede il coronavirus sotto controllo. Ma il sistema sanitario era quasi collassato durante il  periodo del picco. E una nuova crisi potrebbe mettere in serio pericolo tutto il sistema sanitario.

Anche il mondo del lavoro è stato fortemente colpito…

R. – L’aumento della povertà in Spagna è tangibile. Le imprese non hanno ricorso tanto al licenziamento quanto a quello che si definisce “Expediente de regulación temporal de empleo”. Si tratta di un accordo tra le imprese e l’impiegato in base al quale viene mantenuto il posto di lavoro, ma a scapito di una forte riduzione dello stipendio che viene garantito anche grazie all’intervento dello Stato. Il problema è che quando terminerà la copertura di questo provvedimento, molte imprese non potranno più garantire un normale ritorno al lavoro ai loro dipendenti. Il fatturato di molte imprese è infatti crollato a causa della pandemia.

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