Globalizzazione e l’etica interculturale

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Il rapporto tra le culture non deve essere idealizzato perché si colloca sempre all’interno di un rapporto conflittuale di forza che finisce inevitabilmente per produrre “asimmetria” e “squilibrio”. L’analisi dei processi di “occidentalizzazione” diventa quanto mai interessante. Gli aspetti unici che definiscono l’Occidente e la sua cultura sono:

  • la credenza in un tempo lineare e cumulativo che riguarda tutta l’umanità;
  • l’attribuzione all’uomo della missione di dominare la natura;
  • la credenza nella ragione calcolatrice dell’uomo per organizzare la sua azione.

Tra locale e globale

Chi sono gli altri? Sono tutte le società dotate di un senso antico e tradizionale della vita e quindi di pratiche sociali di integrazione del “negativo”, della morte, della miseria, della sofferenza. Queste resistenze “culturali” alla seduzione dell’Occidente sono una fonte di speranza, perché lasciano intravedere che la crisi dell’Occidente non sarà necessariamente la fine del mondo. La dicotomia tra locale e globale pone le basi per un’etica interculturale, un consenso etico delle culture per riorientare la convivenza mondiale. La svolta antropologica sta nell’andare oltre la “siepe” dell’io, della propria cultura e aprirsi al mistero dell’altro.

Non un’etica globale

   Non un’etica “globale”, che sarebbe una sorta di tentazione neocolonialista, ma un’etica dialogica, condivisa, contemplativa, frutto di un disarmo culturale dell’Occidente e dell’incontro con le altre culture e fedi religiose. E’ questa in sintesi la proposta di Panikkar, teologo e filosofo per metà spagnolo e metà indiano, da anni impegnato nel tema del confronto religioso. “Non c’è un’etica globale – dice Panikkar – e non ci può essere perché se ci fosse ridurrebbe gli uomini ad una uniformità totale. L’etica, invece, è qualcosa di vissuto e non soltanto frutto di una deduzione di principi: è una spinta personale che viene più dal cuore che dalla mente. Trovare una struttura formale o comune per fondare un’etica è impossibile. Tutti siamo d’accordo che si deve fare il bene: il problema comincia quando si vuole delimitare cosa è il bene e cosa è il male.

Non un’etica unica

Un’etica unica, in un mondo multiculturale e multietnico, implicherebbe che l’etica in quanto tale è sovra-culturale, e sovra-religiosa, mentre il fondamento di ogni cultura e ogni religione pone alle rispettive etiche peculiarità diverse. L’etica non può essere globale ma deve essere un’etica accettata nel mondo attuale e si costruisce soltanto nel dialogo interculturale che oggi è fortemente stimolato e sorretto dai processi di globalizzazione. Diventa importante allora non demonizzare la globalizzazione ed imparare a conoscerci nel contesto di una valutazione non solo economica ma anche etica ed antropologica.

Dalla tesi di laurea, nel 2001, di Amedeo Lomonaco: “Limiti e potenzialità del fenomeno della globalizzazione per l’economia contemporanea”.

 

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