Esercizi spirituali, padre Bovati: ascoltare Dio è un’esperienza profetica

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© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews: Si terranno ad Ariccia, da domani e fino al prossimo 6 marzo, gli esercizi spirituali per il Papa e la Curia romana. Intervista con padre Pietro Bovati, biblista gesuita che guiderà le meditazioni.

“Il roveto ardeva per il fuoco – L’incontro tra Dio e l’uomo, alla luce del Libro dell’Esodo, del Vangelo di Matteo e della preghiera dei Salmi”. È questo il tema degli esercizi spirituali per il Papa e la Curia Romana che inizieranno domani ad Ariccia presso la Casa Divin Maestro. Sarà il padre gesuita Pietro Bovati, segretario della Pontificia Commissione Biblica, a guidare le meditazioni. In questa intervista a Vatican News il biblista gesuita illustra l’itinerario degli esercizi spirituali:

R. – Il tema del ritiro riguarda l’esperienza di Dio, rappresentata dall’incontro di Mosè con il roveto ardente e l’ascolto della Parola che esce da questo roveto, dal fuoco. La Parola che illumina la vita degli uomini e detta loro il cammino della vita. Gli esercizi spirituali sono, fondamentalmente, un aiuto a questo incontro personale dell’anima con Dio. Il compito della guida spirituale è quello di favorire questo incontro di ciascuno con Dio per ascoltare, in maniera personale, la Parola del Signore. Solo Lui può dare a ciascuno le indicazioni che sono, al tempo stesso, normative e consolanti.

Quale è l’itinerario degli esercizi spirituali?

R. – La modalità che ho pensato è quella di far ascoltare a ciascuno la Parola di Dio, consegnata nelle Sacre Scritture seguendo l’itinerario dei profeti: l’ascolto di Dio nella preghiera, di fatto, è una esperienza profetica. Quella, appunto, che vive Mosè quando sente la voce di Dio. E la stessa cosa ha fatto Gesù Cristo, che in tutta la sua vita manifesta che Egli parla perché è Dio. Quindi, si percorrono alcuni testi della Scrittura mostrando come Mosè e Cristo si dispongono nell’ascolto della Parola in modo, poi, da aiutare i loro fratelli in un’esperienza profetica.

Profezia e preghiera saranno il fulcro di questi esercizi spirituali?

R. – Il tema della preghiera e della profezia guiderà l’itinerario che cercherò di offrire percorrendo, sostanzialmente, alcuni testi del libro dell’Esodo e alcuni brani del Vangelo di Matteo, anche per esprimere quello che è un po’ un dinamismo quaresimale: durante la Quaresima siamo invitati a ripercorrere, spiritualmente, il cammino del popolo nel deserto che va verso la montagna di Dio, verso l’esperienza pasquale.

Dunque sarà un cammino alla luce della Parola di Dio…

R. – Questo è sostanzialmente quello che cercherò di fare, ripercorrendo alcune tematiche come quelle della vocazione, della resistenza alla grazia di Dio e poi mostrando alcuni compiti che sono in particolare affidati a coloro che, nella comunità, hanno ruoli di responsabilità. Fino a terminare con questa consolante esperienza della presenza di Dio vicino all’uomo, che lo segue, lo conduce e lo trasforma in una persona capace irradiare la luce di Dio.

L’ascolto della parola di Dio è il passo fondamentale per l’incontro personale con Gesù e per un’autentica esperienza profetica…

R. – Io vedo che la preghiera, molte volte, viene interpretata come un colloquio, un esprimere la propria anima a Dio. Questa è una dimensione della preghiera, ma la sua dimensione più profonda, più autentica è quella dell’uomo che parla al Signore e dice: il tuo servo ti ascolta. È quel momento in cui Mosè entra nella tenda e Dio gli parla come  fa un uomo con il suo amico. Questa familiarità di ascoltare Dio è un’esperienza profetica. In questo incontro si conosce la volontà di Dio, si sente quello che Lui dice che è bene. E, quindi, dispone l’uomo in questa dimensione di obbedienza, di fedeltà, di fede che costituisce l’autentica esperienza religiosa. È questo che l’uomo deve cercare di vivere nella preghiera. Non semplicemente interpretarla come una richiesta, oppure come una recitazione di parole che rivolge a Dio. La prima cosa fondamentale è ascoltare: “Ascoltate oggi la sua voce, non indurite il cuore come avete fatto nel deserto”.

L’uomo che vive nella preghiera ascolta la Parola di Dio. Come il Signore ci può parlare come ha fatto con Mosè?

R. – Noi pensiamo che l’esperienza di Mosè sia un’esperienza del tutto straordinaria, come quella dei profeti, quella di Gesù Cristo e anche dei primi apostoli. Ma questo non è vero. Questi racconti ci vogliono dire quello che avviene, effettivamente, quando l’uomo si dispone nella preghiera e riceve lo Spirito. Cioè si dispone ad essere reso capace di ricevere quella Parola intima che il Signore rivolge a ciascuno nel suo cuore. Questa è l’esperienza pentecostale di ogni credente. L’esperienza autentica che fa l’uomo capace di entrare in rapporto personale con Dio.

Come si può favorire questa relazione?

R. – Ricevendo la Parola profetica, cioè la stessa Parola di Dio che è stata consegnata nelle Scritture e cercando di assimilarla perché Dio ci parla per mezzo dei profeti, ci parla per mezzo della sua Parola. Ed è una Parola piena di Spirito, non datata. Una Parola che ci raggiunge nell’oggi perché ogni parola ispirata è utile per dirci quello che Dio vuole nella nostra vita.

La Parola ci raggiunge nell’oggi, nella nostra vita ma illumina anche il senso della storia, il senso dei tempi…

R. – Ci aiuta a comprendere e ad interpretare il senso della storia che non è solamente una visione teorica e generale. Ci aiuta a vedere la storia come oggi si realizza nel presente. E ci abilita, non solo a vivere adeguatamente quello che Dio vuole da ciascuno di noi, ma a renderci strumento di luce, di guida e di incoraggiamento. A dare testimonianze per i nostri fratelli, in maniera tale da essere quella lampada, quella luce e quel fermento che il Signore vuole per la sua Chiesa. Per coloro, poi, che hanno responsabilità ecclesiali questo mi sembra di straordinaria rilevanza.

La presenza del Papa e della Curia sarà per lei anche una fonte d’ispirazione speciale…

R. -C’è anche quasi un senso di soggezione nel trovarsi in questa situazione. Però il mio compito umile di fratello è quello di trasmettere quella esperienza religiosa che ho attinto dall’ascolto della Parola di Dio e dare qualche aiuto, qualche spunto per la preghiera perché si faccia l’esperienza di questa bellezza, di questa profondità, di questa verità della Parola di Dio. Una Parola che ci raggiunge profondamente e personalmente.

Parole illuminate e cuori nuovi. É questo il legame fondamentale…

R. – È la Parola di Dio che, in un certo senso, ha questa funzione di intenerire i cuori, di rinnovarli da dentro, di fare in modo che il cuore diventi sempre più capace di quella profondità spirituale e poi di quella tenerezza, di quella misericordia, di quella compassione che noi sappiamo essere il cuore stesso della rivelazione di Dio per gli uomini: andare incontro loro per aiutarli, farli diventare sempre più capaci di accogliere il mistero della vita fino alla sua pienezza escatologica.

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