Iraq scosso dalla guerriglia prima del voto

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Iraq, a tre giorni dalle elezioni, l’amministrazione e le forze di sicurezza del Paese arabo continuano ad essere nel mirino dei guerriglieri: a sud di Baghdad cinque civili sono stati uccisi dall’esplosione di un ordigno artigianale al passaggio di un convoglio militare. Nella stessa zona, quattro soldati iracheni sono stati sequestrati dopo essere usciti da una base militare americana. Un’autobomba è esplosa, inoltre, nei pressi dell’ufficio del governatore di Baluba, provocando una vittima, e a Samarra un’imboscata tesa da guerriglieri ha provocato la morte di un soldato iracheno. Sempre a Samarra, sette civili sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno nei pressi di un centro elettorale. Ma il bilancio più drammatico di questa nuova ondata di violenze riguarda le forze americane. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Dopo la morte di 31 marines precipitati con il loro elicottero nei pressi di Ar Rutbah, l’uccisione di altri sei militari da parte di guerriglieri nella turbolenta provincia di Al Anbar ed il decesso di un soldato ferito martedì scorso a Diyala, è salito a 38 morti il bilancio di ieri delle vittime statunitensi. Si tratta, per le forze americane, della giornata più sanguinosa dall’inizio della campagna militare nel Paese arabo, avviata nel mese di marzo del 2003. Sul fronte dei sequestri, il portavoce del Dipartimento di Stato USA ha dichiarato poi che sono almeno tre i cittadini statunitensi attualmente tenuti in ostaggio in Iraq.
Bush: le elezioni si terranno
In una conferenza stampa, convocata dopo il drammatico schianto dell’elicottero a Rutbah, il presidente Bush ha detto che le elezioni si terranno comunque e ha invitato tutti gli iracheni a partecipare alla consultazione di domenica prossima. “Si tratta – ha detto – di un momento storico per il loro Paese”. “Il Medio Oriente è un calderone di rabbia e di odio”, ha poi spiegato il capo della Casa Bianca ribadendo che la diffusione della democrazia in questa regione è un elemento cruciale per la sicurezza dell’America dalla minaccia del terrorismo di matrice islamica. Bush ha escluso, inoltre, l’ipotesi di un rapido disimpegno dall’Iraq: “Gli Stati Uniti – ha precisato – manterranno il numero di truppe necessario”. Il presidente americano ha anche sottolineato come “il solo fatto che si voti in Iraq sia già un successo”.
Rumsfeld: rischio di recrudescenza della violenza
Ed il segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, ha prospettato il rischio di una recrudescenza della violenza dopo la consultazione. Secondo Rumsfeld, bisognerà aspettare probabilmente fino ad aprile perché la situazione si stabilizzi. Intanto, l’Iraq continua ad essere sconvolto dagli attacchi dei ribelli contro uffici elettorali: a Kirkuk i guerriglieri hanno preso di mira tre seggi e a Tikrit è stata distrutta la sede della Commissione elettorale della città. Il governo di Mosca, infine, ha annunciato che la Russia non invierà nemmeno un osservatore alle elezioni irachene perché nel Paese arabo “non è garantita la più elementare sicurezza dei cittadini stranieri”.
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