Violenze anti-cristiane in India, intervista con padre Gheddo

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In India, centinaia di persone hanno lasciato le loro case nell’est del Paese a seguito delle violenze contro i cristiani. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, è di 14 morti. Migliaia di scuole cristiane domani rimarranno chiuse in segno di protesta contro le violenze dei giorni scorsi nello Stato di Orissa. “E’ in gioco non solo la libertà di coscienza di una minoranza – ha dichiarato Madhu Chandra, segretario regionale dell’All India Christian Council (AICC) – ma anche la democrazia laica dell’India”.

Intervista con padre Gheddo

Nel Paese asiatico è minacciato, soprattutto, il sistema di valori fondato sulla persona, sulla dignità umana. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonacopadre Piero Gheddo, missionario del PIME:

 

R. – Questi assalti alle missioni cristiane in India mi preoccupano molto più che non quelle nei Paesi musulmani o comunisti. Mi preoccupano perché l’India è un grandissimo Paese e, penso che tra gli Stati non cristiani sia quello più vicino a Gesù Cristo. E la stessa presenza delle comunità cristiane, nelle strutture sociali indiane, nelle campagne, fondate tutte sulle caste, diffonde quelle virtù che sono proprie del cristianesimo. Sono proprio queste virtù che scatenano l’opposizione. Speriamo che in India non trionfino questi partiti dell’ideologia induista che considerano gli assalti alle missioni cristiane come assalti all’Occidente.

Radici del fondamentalismo in India

D. – L’India è un grande Paese, è un po’ lo specchio del mondo. Come spiegare questi ultimi deformati riflessi delle violenze?

R. – La radice fondamentale di queste violenze è la rinascita dell’induismo. In un Paese che si sviluppa rapidamente, la religione tradizionale acquista sempre più valore, come la cultura. L’identità indiana è fondata sulla religione indù, che è molto nobile. Però, nel mondo moderno, questa religione, queste culture si trovano spiazzate. Molti loro principi, il loro modo di organizzare la società, sono obsoleti. C’è quindi una reazione che ha dato origine a diversi partiti. Partiti che, naturalmente, strumentalizzano questa coscienza religiosa e culturale del popolo, per aizzarla contro le minoranze religiose. E tra queste ci sono soprattutto l’islam, seconda grande religione del Paese, e poi il cristianesimo.

Intervista con padre Thota

Gli attacchi contro i cristiani nello Stato di Orissa sono iniziati dopo l’assassinio di un leader del movimento estremista indù. Secondo i fondamentalisti, ad orchestrare l’assassinio sarebbero stati dei cristiani perchè l’esponente radicale indù era impegnato in una campagna contro le conversioni al cristianesimo. In base alle prime indagini della polizia, il leader indù è stato in realtà ucciso da ribelli maoisti. Sulla presenza del cristianesimo nello Stato di Orissa, si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Anthony Thota, missionario indiano del PIME originario dello Stato dell’Andhra Pradesh:

 

R. – I responsabili sono gli appartenenti ad un gruppo di estremisti indù. In questa zona dell’India ci sono 600 mila abitanti. Almeno 500 mila sono indù e 100 mila sono diventati cristiani cattolici. Quelli che sono diventati cristiani, sono aiutati dai missionari. I fondamentalisti indù non vogliono che i missionari facciano queste opere buone per il popolo.

La realtà dell’Orissa

D. – Padre Anthony, essendo indiano conosce bene la realtà dell’Orissa. Ci può spiegare perché il fondamentalismo trova consensi anche in parte della popolazione?

R. – Come per noi il Vaticano è il centro del cristianesimo, nell’Orissa esiste una città che si chiama Puri, centro dell’induismo; gli indù delle caste alte temono che tramite l’educazione portata dai missionari cristiani, possano perdere il potere politico. Per questo gli estremisti indù fanatici vengono anche dagli Stati vicini fondamentalisti in difesa dell’induismo. Estremisti che fanno tanto male ai nostri cristiani e ai poveri.

Cristiani discriminati

D. – Quindi, aumentano le sofferenze dei cristiani…

R. – Sì, loro soffrono tutto questo per la fede in Gesù. Alcuni estremisti dicono: “India vuol dire indù, indiano vuol dire essere indù”. Questi sono alcuni dei loro slogan politici.

Un Paese dalle mille facce

D. – Invece, l’India è un Paese dalle mille facce e tra queste facce c’è il cristianesimo che fa del bene …

R. – Noi cristiani siamo conosciuti per fare opere di carità, lavorare per la dignità della persona. Molti sono dalit, fuoricasta e senza diritti in base al sistema delle caste. Altri sono tribali.

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