Pastorale carceraria in Brasile: tragedia di Altamira non è un fatto isolato
© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Dopo la sanguinosa rivolta lunedì scorso in un carcere brasiliano, la Pastorale carceraria della Conferenza episcopale del Brasile denuncia, in una nota, le drammatiche condizioni in cui vivono i detenuti nei penitenziari.
Gli episodi avvenuti nel centro penitenziario regionale ad Altamira nello Stato del Pará non sono casi isolati, ma sono conseguenze dirette del non adeguato funzionamento del sistema carcerario. È quanto sottolinea a Vatican News padre Gianfranco Graziola, assessore della Pastorale carceraria nazionale della Conferenza episcopale brasiliana.
Solidarietà con le vittime
La Pastorale carceraria denuncia il tentativo dello Stato, attraverso la Sopraintendenza del sistema penitenziario del Parà (Susipe), di non riconoscere la propria responsabilità. Al contrario, le autorità brasiliane sostengono che la tragedia sia frutto di una lotta tra bande rivali. Non si può considerare la morte di 57 persone, si legge ancora nel documento, un evento banale. La Pastorale carceraria manifesta la propria solidarietà con tutte le vittime, i prigionieri di Altamira e le loro famiglie. Le ribellioni nelle carceri, come ricordato nella nota, non sono episodi isolati. Nello scorso mese di maggio, 57 detenuti erano morti in rivolte che si erano sviluppate nelle carceri dello Stato di Amazonas.
Carceri e sovraffollamento
Il carcere di Altamira ha una capacità di 200 detenuti, ma al momento dello scoppio della rivolta era occupata da 311 prigionieri. Uno dei grandi problemi dei penitenziari, nel Paese sudamericano, è il sovraffollamento: la popolazione carceraria è il doppio della capacità delle prigioni. Il Brasile ha la terza popolazione carceraria al mondo dopo Stati Uniti e Cina. Secondo dati ufficiali, nel 2016 i detenuti erano 726.712.