Il Papa: Franz Schubert è un genio della musica

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Una bella serata trascorsa a riascoltare alcuni celebri brani musicali che hanno suscitato emozioni e suggestioni spirituali profonde. Ed anche un’occasione per “vedere il felice accostamento della poesia alla musica”. Sono queste alcune delle parole di ringraziamento pronunciate da Benedetto XVI al termine del concerto in suo onore tenutosi ieri nella residenza pontificia di Castel Gandolfo. Yvonne Timoianu al violoncello e Christoph Cornaro al pianoforte hanno eseguito l’opera “Viaggio d’inverno” di Franz Schubert, composta sulle liriche di Wilhelm Müller. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

Dopo l’’intreccio melodico ordito da Franz Schubert nella nota opera “Viaggio d’inverno”, sono risuonate nella Sala degli Svizzeri del Palazzo apostolico le parole di Benedetto XVI, accompagnate da una profonda e appassionata conoscenza musicale: la musica di Schubert – ha affermato il Santo Padre – “penetra nell’anima con dolcezza portando anche chi l’ascolta a provare lo stesso struggente rimpianto avvertito dal musicista”. Nelle annotazioni del Papa, il vortice di note ideato dal compositore austriaco è visto soprattutto come un “viaggio interiore” che si apre alla realtà, al quotidiano:

“Nasce così un affresco che parla di schietta quotidianità, di nostalgia, di introspezione, di futuro. Tutto riaffiora lungo il percorso: la neve, il paesaggio, gli oggetti, le persone, gli eventi, in un fluire struggente di ricordi”.

Violoncello con voce quasi umana

L’universo sonoro presente in “Viaggio d’inverno”, abilmente accostato da Schubert ai versi poetici di Wilhelm Müller, è stato proposto ieri in una versione nuova: le vibranti pennellate musicali del violoncello hanno infatti sostituito la voce umana. La scelta è stata particolarmente apprezzata da Benedetto XVI:

“Non sentivamo le parole della poesia, ma il loro riflesso ed i sentimenti in esse contenuti espressi con la ‘voce’ quasi umana del violoncello”.

Un genio che onora la civiltà europea

Schubert – ha sottolineato il Papa – fece risuonare la poesia e parlare la musica. Nel suo capolavoro “Viaggio d’inverno”, il compositore austriaco esprime “un’intensa atmosfera di triste solitudine”. Uno stato d’animo di prostrazione – ha aggiunto il Santo Padre – causatogli dalla lunga malattia e dal susseguirsi di non poche delusioni professionali e sentimentali:

“Il giovane Schubert, spontaneo ed esuberante, è riuscito a comunicare anche a noi questa sera ciò che egli ha vissuto e sperimentato. Meritato è pertanto il riconoscimento che universalmente viene tributato a questo illustre genio della musica, che onora la civiltà europea e la grande cultura e spiritualità dell’Austria cristiana e cattolica”.

Il celebre musicista austriaco scrisse “Viaggio d’inverno” nel 1827, un anno prima della prematura morte, che lo colse a 31 anni. L’opera porta chi l’ascolta – ha osservato infine il Papa – ad avvertire il “richiamo di quelle verità del cuore che vanno al di là di ogni raziocinio”.

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