Papa ai magistrati: rispettate la dignità della persona

© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews– Nell’udienza all’Associazione Nazionale Magistrati, che quest’anno compie centodieci anni, il Papa esorta i giudici ad amministrare la giustizia con misericordia e ricorda “i vuoti legislativi in alcune importanti questioni, tra le quali quelle relative all’inizio e alla fine della vita”.

Cos’è la giustizia? A quali mete deve tendere? Quali sono oggi le sfide per i magistrati? Proiettando il proprio discorso rivolto ai magistrati verso questi orizzonti, che oltrepassano l’ambito meramente giuridico, Francesco ricorda che viviamo “in un tempo nel quale così spesso la verità viene contraffatta”. È quindi necessario, sottolinea il Papa, “affermare la superiorità della realtà sull’idea”. Quest’ultima, invece, è solo una elaborazione della realtà. Ascolta il servizio con la voce del Papa:

I compiti dei giudici

L’Associazione Nazionale Magistrati, afferma il Pontefice, ha il compito di sorvegliare sulle regole democratiche e di promuovere i valori costituzionali, “a servizio del bene comune”. I giudici, aggiunge, sono chiamati ad accertare “la realtà dei fatti” con puntualità e accuratezza attraverso “uno studio approfondito” e un “continuo sforzo di aggiornamento”. Ma questo fondamentale impegno si inserisce, spesso, in un tessuto sociale sfibrato e lacerato:

Viviamo in un contesto attraversato da tensioni e lacerazioni, che rischiano di indebolire la tenuta stessa del tessuto sociale e affievoliscono la coscienza civica di tanti, con un ripiegamento nel privato che spesso genera disinteresse e diventa terreno di coltura dell’illegalità. La rivendicazione di una molteplicità di diritti, fino a quelli di terza e quarta generazione connessi alle nuove tecnologie, si affianca spesso a una scarsa percezione dei propri doveri e a una diffusa insensibilità per i diritti primari di molti, persino di moltitudini di persone. 

La giustizia è una virtù

Per dare nuova linfa al tessuto sociale, afferma Francesco, va dunque riaffermato “il valore primario della giustizia, indispensabile per il corretto funzionamento di ogni ambito della vita”. Il Papa ricorda che la giustizia, secondo la tradizione filosofica, è “una virtù cardinale” che “indica la giusta direzione”. “È un punto di appoggio e di snodo”:

La giustizia è dunque una virtù, cioè un abito interno del soggetto: non un vestito occasionale o da indossare per le feste, ma un abito che va portato sempre addosso, perché ti riveste e ti avvolge, influenzando non solo le scelte concrete, ma anche le intenzioni e i propositi.

Giustizia e pace

Senza il fondamentale punto di appoggio della giustizia, sottolinea il Pontefice, “tutta la vita sociale rimane inceppata, come una porta che non può più aprirsi, o finisce per stridere e cigolare, in un movimento farraginoso”. “Tutte le energie positive presenti nel corpo sociale”, devono concorrere al conseguimento della giustizia, perché questa “è il requisito principale per conseguire la pace”:

A voi, magistrati, la giustizia è affidata in modo del tutto speciale, perché non solo la pratichiate con alacrità, ma anche la promuoviate senza stancarvi; non è infatti un ordine già realizzato da conservare, ma un traguardo verso il quale tendere ogni giorno.

Vuoti legislativi

Il Papa ricorda che i magistrati incontrano “mille difficoltà” nel loro quotidiano servizio, ostacolato “dalla carenza di risorse per il mantenimento delle strutture e per l’assunzione del personale”, “dalla crescente complessità delle situazioni giuridiche”, “dalla sovrabbondanza delle leggi”, “dal conflitto tra leggi diverse, antiche e recenti, nazionali e sovranazionali”. A questi ostacoli, osserva Francesco, si aggiungono vuoti legislativi.

Vuoti legislativi in alcune importanti questioni, tra le quali quelle relative all’inizio e alla fine della vita, al diritto familiare e alla complessa realtà degli immigrati. Queste criticità richiedono al magistrato un’assunzione di responsabilità che va oltre le sue normali mansioni, ed esige che egli constati gli eventi e si pronunci su di essi con un’accuratezza ancora maggiore.

Dedizione disinteressata

“In un contesto sociale nel quale sempre di più si percepisce come normale, senza alcuno scandalo, la ricerca dell’interesse individuale anche a scapito di quello collettivo”, i magistrati sono in particolare chiamati “ad offrire un segno della dedizione disinteressata” per tenere lontani “favoritismi e correnti” ed essere liberi “dalla ricerca di vantaggi personali”, capaci di respingere pressioni, segnalazioni o sollecitazioni. Francesco esorta anche l’Associazione Nazionale Magistrati a vigilare “sull’importante prerogativa dell’indipendenza della magistratura”. E, soprattutto, a rispettare la dignità di ogni persona:

Proprio i tempi e i modi in cui la giustizia viene amministrata toccano la carne viva delle persone, soprattutto di quelle più indigenti, e lasciano in essa segni di sollievo e consolazione, oppure ferite di oblio e di discriminazione. Pertanto, nel vostro prezioso compito di discernimento e di giudizio, cercate sempre di rispettare la dignità di ogni persona, senza discriminazioni e pregiudizi di sesso, di cultura, di ideologia, di razza, di religione. Il vostro sguardo su quanti siete chiamati a giudicare sia sempre uno sguardo di bontà. ‘La misericordia infatti ha sempre la meglio nel giudizio’, ci insegna la Bibbia con queste parole ricordandoci che uno sguardo attento alla persona e alle sue esigenze riesce a cogliere la verità in modo ancora più autentico.

Non funzionari, ma modelli

Il Pontefice, rimarcando che i magistrati sono “ben più che funzionari, ma modelli di fronte a tutta la cittadinanza e in particolare nei confronti dei più giovani”, auspica infine che la giustizia “diventi sempre più “inclusiva”, “attenta agli ultimi e alla loro integrazione”. E si congratula con i magistrati perché custodiscono, con la memoria, le loro radici più importanti:

Mi congratulo con voi perché fate memoria dei magistrati che hanno sofferto e perso la vita nel fedele svolgimento della loro mansione. A ciascuno di loro rivolgo anch’io, oggi, un particolare e riconoscente ricordo. 

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