In Libano si continua a combattere
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Libano si continua a combattere: l’aviazione israeliana ha bombardato il quartier generale dei guerriglieri Hezbollah nel villaggio di Bint Jbeilnel, nel Sud del Paese. In seguito al raid, sono morti almeno 10 militanti sciiti. La televisione ‘Al Arabiya’ ha rivelato, poi, che 4 soldati israeliani sono rimasti uccisi nel Sud del Libano. Sull’altro fronte, combattenti Hezbollah hanno lanciato razzi verso Haifa e la Galilea, senza fortunatamente causare vittime. Ma oltre alle azioni militari e agli attacchi proseguono anche gli sforzi della comunità internazionale per arrivare, prima possibile, ad una cessazione delle ostilità. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La diplomazia internazionale è al lavoro: si cerca un’intesa su una nuova bozza da portare al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla crisi in Libano, Stato sempre più devastato. Il Paese dei Cedri, infatti, è sconvolto: oltre a centinaia di vittime, molti ponti, strade e case sono distrutti. Anche i danni ambientali sono notevoli in seguito ad attacchi che hanno colpito diverse fabbriche ed industrie chimiche. Una risoluzione che ponga immediatamente fine alle violenze è dunque una priorità.
Nuovo testo da Francia e Usa
Francia e Stati Uniti stanno preparando un nuovo testo tenendo conto delle obiezioni del Libano e della Lega Araba. Una precedente bozza è stata respinta dal governo di Beirut perché avrebbe consentito alle forze israeliane di rimanere in Libano fino alla fine delle ostilità. L’obiettivo del negoziato è quello di arrivare ad una tregua che garantisca stabilità a tutta la regione. Per questo, il ministro degli Esteri francesi ha dichiarato che il governo libanese deve assicurare non solo, come annunciato, l’invio di propri soldati lungo la frontiera ma anche il ritiro degli Hezbollah dal Sud del Libano. Secondo il presidente francese, Jacques Chirac, una forza internazionale in Libano potrebbe essere dispiegata entro un mese a partire da un eventuale accordo politico.
Siniora chiede inchiesta internazionale
Ai passi della Francia lungo possibili spazi di trattativa, si aggiungono poi le mosse degli Stati Uniti: l’assistente del segretario di Stato americano per il Medio Oriente si è incontrato con il presidente del Parlamento di Beirut ed il premier libanese, Fuad Siniora. Poco dopo il colloquio, il primo ministro libanese ha lanciato un nuovo appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perché approvi una risoluzione che preveda un immediato cessate il fuoco sulla base delle condizioni poste dal governo del Paese dei Cedri. Siniora ha anche chiesto un’inchiesta internazionale per quelle che definisce “azioni criminali” commesse da Israele in Libano.
Onu: violazioni del diritto internazionale
Ieri il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, riferendosi alla strage di ana costata la vita lo scorso 30 luglio a 28 civili, ha parlato di “violazioni del diritto internazionale” da parte di Israele. E nello Stato ebraico, intanto, è riunito il Consiglio di sicurezza per decidere se ampliare le operazioni fino al fiume Litani. Il ministro della Difesa israeliano, Amir Peretz, ha ribadito la necessità di un’offensiva di vasta scala. Alcuni ministri temono, invece, la reazione della Siria, le cui forze armate sono già in allerta. Resta drammatica, infine, la situazione nei Territori palestinesi: due palestinesi sono stati uccisi stamani a Jenin, in Cisgiordania, durante un raid aereo israeliano su un campo profughi.
Intervista con padre Giovanni Abdou
Il Papa ha lanciato oggi, all’udienza, un nuovo appello per la pace in Libano. Ma come rispondono i libanesi, e soprattutto i cristiani, a queste invocazioni? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a padre Giovanni Abdou, superiore della casa dei carmelitani a Kobayath Akkar, nel Nord del Libano.
R. – Il Papa cerca la pace in tutto il mondo, e questa è la nostra missione. La pace vive nel cuore del cristiano e nei cuori di tutto il mondo. Viviamo nelle comunità cristiane, pregando il Signore, soprattutto in questa situazione. La guerra è grave, però non abbiamo paura in questa situazione perché il Signore è con noi.
Speranze
D. – Quali sono le vostre speranze?
R. – Il Signore ci dice: “Non abbiate paura!”. La pace, però, risiede nella convivenza quotidiana con il Signore nell’Eucaristia: solo così, si può vivere con la speranza di fare del nostro meglio per arrivare alla pace in tutto il mondo.
Luce per un mondo nuovo
D. – Cosa vuol dire vivere l’Eucaristia in tempo di guerra?
R. – Vivere l’Eucaristia vuol dire vivere Gesù, avere la speranza di Gesù: anche Gesù ha vissuto la paura di questi tempi! Gesù ha avuto fiducia nel Suo Padre.La preghiera coinvolge la persona intera: con la preghiera, abbiamo questa speranza nel Signore e nell’Eucaristia: mangiamo il Suo Corpo,beviamo il Suo Sangue. Questo ci dà luce per un mondo nuovo, per un mondo migliore!
Foto:
By Israel Defense Forces (Sayeret “Yahalom”) [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons