Halloween, intervista con mons. Sigalini

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Nella notte di Halloween, tra il 31 ottobre ed il primo di novembre, i bambini sono soliti vestirsi da vampiri o piccoli mostri. Bussano alle porte delle case e chiedono dei dolci. Ma Halloween è semplicemente una moda, una festa consumistica o, piuttosto, l’occasione per un’esaltazione del macabro? Risponde, al microfono di Amedeo Lomonaco, il vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, già responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile della CEI:

 

R. – Io credo che sia più una moda che si sta imponendo, perché c’è una forza economica dietro che la spinge. I nostri ragazzi hanno voglia di far festa. Cercano continuamente qualcosa per potersi incontrare. Il mondo nel quale si trovano è fatto di cose programmate. Non riusciamo a reggere il confronto di fronte a questo martellamento economico che, evidentemente, crea tutti gli spazi che vuole. E’ chiaro che, però, i soldi da soli non fanno mai il tutto se non c’è dietro anche un indice di gradimento antropologico. Questo indice potrebbe essere la scoperta del macabro.

D. – La festa di Halloween cerca di esorcizzare la morte, ma non è anche il tentativo di esaltare il mondo dell’esoterico?

R. – Secondo me, non esorcizza troppo la morte. Cerca soltanto di mettere dentro questo discorso, che sicuramente fa arrivare alle persone delle grosse domande, cerca di superare il problema. Superando il problema, evidentemente crea un vuoto ancora maggiore. Dipende anche dalla nostra comunità cristiana quanto riesce a far vivere meglio, invece, la festa dei Santi e la commemorazione dei defunti.

D. – A questo proposito, quanto Halloween allontana, soprattutto i giovani, dalla comprensione della solennità di Tutti i Santi e della commemorazione dei defunti?

R. – Per me li allontana moltissimo, anche perché purtroppo la solennità dei Santi e la commemorazione dei defunti sta uscendo dal loro giro di sensibilizzazione, di preparazione. Rendiamoci conto: quanti sono i ragazzi in Italia che frequentano una parrocchia? Sono il 15 per cento. Per tutti gli altri l’unica proposta che c’è, è quella della grande distribuzione economica, dei grandi elementi promozionali dei supermercati. Bisogna chiamare allora in causa la comunità cristiana che fa del suo meglio; oggi e ieri siamo stati nei cimiteri e stiamo lì con fede profonda e con la capacità di far riflettere le persone. Se mancano, però, questi elementi nella vita di famiglia e qualche struttura di società che potrebbe spendersi di più, noi siamo impotenti di fronte a questa esasperazione del fenomeno.

D. – Digitando la parola Halloween in un motore di ricerca, molti siti offrono informazioni sul mondo dell’occultismo…

R. – Questa è un’esca. A mio avviso, la scuola deve farsi carico di questo. Invece di fare l’occhiolino ad Halloween, facesse un po’ più di informazione, facesse vedere i limiti, senza demonizzare assolutamente la voglia di ritrovarsi dei ragazzi. Ogni elemento, però, che viene proposto dalla società ha bisogno di essere collocato dentro una visione della vita. Una visione del mondo e una visione del bene, in maniera da aiutare i ragazzi a non far diventare questo una porta per delle cose non più controllabili. La festa di Halloween è un’occasione di incontro fra i ragazzi, con caratteristiche che io non approvo, ma che non può essere demonizzata.

 

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