Francesco all’Angelus: con Dio nessun peccato ha l’ultima parola
© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Il Vangelo odierno si apre con la scena di “alcuni che criticano Gesù”. “Vedendolo in compagnia di pubblicani e peccatori, dicono con sdegno: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Questa affermazione, sottolinea il Papa all’Angelus, è in realtà “un annuncio meraviglioso”: “Gesù accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Chi si perde può ritrovare la strada e dare una svolta alla propria vita accogliendo il perdono di Dio che non si stanca di aspettare ogni suo figlio. È questo il senso delle parole di Papa Francesco all’Angelus che pronuncia anche una frase da poter scrivere “sulle porte delle nostre chiese”. Ascolta il servizio con la voce del Papa:
Dio accoglie i peccatori
Il Santo Padre, riferendosi al passo del Vangelo di oggi, la suggerisce dopo aver ricordato che in ogni Messa, in ogni chiesa, “Gesù è contento di accoglierci alla sua mensa, dove offre sé stesso per noi”. È una frase che suggella la misericordia di Dio, “l’amore del Padre che vince il peccato”. Francesco la scandisce con tono paterno:
Qui Gesù accoglie i peccatori e li invita alla sua mensa.
La pecora. Il Signore cerca chi si perde
Dopo il primo passaggio riferito ai farisei e agli scribi che mormoravano, il Vangelo odierno si intreccia con la trama delle parabole: “il Signore – ricorda il Santo Padre – rispondendo a quelli che lo criticavano, racconta tre parabole stupende che mostrano la sua predilezione per coloro che si sentono lontani da Lui”. Nella prima, una domanda sembra precedere una risposta scontata. Gesù chiede: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta?”
Una persona di buon senso no: fa due calcoli e ne sacrifica una per mantenere le novantanove. Dio invece non si rassegna, a Lui stai a cuore proprio tu che ancora non conosci la bellezza del suo amore, tu che non hai ancora accolto Gesù al centro della tua vita, tu che non riesci a superare il tuo peccato, tu che forse per le cose brutte che sono accadute nella tua vita non credi nell’amore.
La moneta. Tutti sono preziosi nel cuore di Dio
Nella seconda parabola, una donna ha dieci monete e ne perde una. Dopo averla ritrovata, si rallegra con le amiche.
Tu sei quella piccola moneta che il Signore non si rassegna a perdere e cerca senza sosta: vuole dirti che sei prezioso ai suoi occhi, che sei unico. Nessuno ti può sostituire nel cuore di Dio.
I figli. Dio ci aspetta
Nella terza parabola, Dio è è padre che attende “il ritorno del figlio prodigo”. La chiave di lettura è la stessa delle parabole precedenti:
Dio sempre ci aspetta, non si stanca, non si perde d’animo. Perché siamo noi, ciascuno di noi quel figlio riabbracciato, quella moneta ritrovata, quella pecora accarezzata e rimessa in spalla.
Un amore che cambia la vita
Chi si perde, nonostante le ombre che possono addensarsi durante i periodi di smarrimento, ha una certezza: “Il Signore – afferma il Papa – attende ogni giorno che ci accorgiamo del suo amore”. “Non avere paura: Dio ti ama come sei e sa che solo il suo amore può cambiare la tua vita”. Ma l’amore infinito di Dio per noi peccatori – aggiunge Francesco – può essere rifiutato:
Egli non capisce l’amore in quel momento e ha in mente più un padrone che un padre. È un rischio anche per noi: credere in un dio più rigoroso che misericordioso, un dio che sconfigge il male con la potenza piuttosto che col perdono. Non è così, Dio salva con l’amore, non con la forza; proponendosi, non imponendosi.
Il perdono di Dio sconfigge il peccato
Anche noi come il figlio maggiore, conclude il Santo Padre, sbagliamo “quando ci crediamo giusti, quando pensiamo che i cattivi siano gli altri”. “Non crediamoci buoni, perché da soli, senza l’aiuto di Dio che è buono, non sappiamo vincere il male”. Ma come è possibile, chiede allora Francesco, sconfiggere il male?
Accogliendo il perdono di Dio e il perdono dei fratelli. Succede ogni volta che andiamo a confessarci: lì riceviamo l’amore del Padre che vince il nostro peccato: non c’è più, Dio lo dimentica. Dio, quando perdona, perde la memoria, dimentica i nostri peccati, dimentica. È tanto buono Dio con noi! Non come noi, che dopo aver detto “non fa nulla”, alla prima occasione ci ricordiamo con gli interessi dei torti subiti. No, Dio cancella il male, ci fa nuovi dentro e così fa rinascere in noi la gioia, non la tristezza, non l’oscurità nel cuore, non il sospetto, ma la gioia. Fratelli e sorelle, coraggio, con Dio nessun peccato ha l’ultima parola.
“Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta (Dal Vangelo secondo Luca)”
Gioia del Papa per scambio di detenuti tra Russia e Ucraina
Dopo l’Angelus il Pontefice, riferendosi al recente scambio di prigionieri tra la Federazione Russa e l’Ucraina, ha manifestato la propria gioia “per le persone liberate” e assicurato la propria preghiera “per una rapida fine del conflitto”. Lo scorso 7 settembre un aereo con a bordo 33 russi, detenuti in Ucraina, è partito dall’aeroporto di Kiev ed è atterato a Mosca. Nello stesso giorno sono stati rilasciati 35 ucraini, che erano detenuti in Russia. Sono arrivati nella capitale ucraina con un aereo partito da Mosca.
Due nuovi Beati
Il Papa ha anche ricordato la beatificazione, ieri a Forlì, di Benedetta Bianchi Porro, morta a soli 28 anni nel 1964. “Tutta la sua vita – ha affermato – è stata segnata dalla malattia, e il Signore le ha dato la grazia di sopportarla, anzi, di trasformarla in testimonianza luminosa di fede e di amore”. Studente in medicina, nel 1956 fa la diagnosi della malattia che la porterà alla morte: neurofibromatosi, una malattia del sistema nervoso che provoca progressivamente la paralisi totale. Il pensiero del Pontefice è andato anche alla beatificazione, oggi, di padre Riccardo Henkes, “sacerdote pallottino, ucciso in odio alla fede a Dachau nel 1945”. Martire del nazismo, padre Henkes ha combattuto il regime fin dall’inizio. “L’esempio di questi due coraggiosi discepoli di Cristo – ha detto Francesco – sostenga anche il nostro cammino di santità”.