© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Sul programma nucleare iraniano manca ancora, nella comunità internazionale, una strategia comune: l’incontro tenutosi ieri, a New York, tra i rappresentanti della Germania e dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è concluso, infatti, senza un accordo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Le divergenze riguardano, soprattutto, la bozza di risoluzione presentata da Francia e Gran Bretagna e sostenuta dagli Stati Uniti. Al documento si oppongono invece Russia e Cina. Mosca e Pechino sono contrari al riferimento al capitolo VII della Carta dell’ONU. Capitolo che prevede un eventuale ricorso a sanzioni economiche o all’uso della forza in caso di “minaccia o violazione della pace e della sicurezza”. La posizione dell’Iran di fronte a questa ipotesi è irremovibile: “Volete trattarci come l’Iraq, usare menzogne per occuparci”, si legge nella lettera inviata ieri, attraverso l’ambasciata svizzera a Teheran, dal presidente della Repubblica islamica, Mahmoud Ahmadinejad, al capo della Casa Bianca, George Bush.

Rice: nessuna apertura diplomatica

Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha detto che la lettera non costituisce “un’apertura diplomatica” perché non affronta in modo concreto i nodi centrali della questione. Ieri sera sono cominciati a circolare, intanto, diversi stralci del documento: “La ricerca scientifica – scrive Ahmadinejad – è uno dei diritti fondamentali delle nazioni”. “I valori religiosi universalmente condivisi – aggiunge – dovrebbero aiutare a gestire la vita politica”. Il presidente iraniano traccia, poi, delle analogie tra le motivazioni indicate dagli Stati Uniti per invadere l’Iraq nel 2003 e le attuali accuse contro l’Iran.

Il presidente iraniano lancia un appello alla cooperazione

“Con il pretesto dell’esistenza delle armi di distruzione di massa – sostiene Ahmadinejad – l’enorme tragedia della guerra in Iraq ha intrappolato sia il popolo occupato sia quello occupante”. La lettera, la prima indirizzata dopo 27 anni ad un capo di Stato americano, propone comunque anche alcuni toni concilianti: il presidente iraniano lancia infatti un appello alla cooperazione per individuare “i problemi che stanno alla radice dell’attuale situazione internazionale”.

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