Vaccini, Chiese europee: protezione efficace ma serve informazione corretta

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Appello comune dei presidenti di Comece e Cec: la vaccinazione è un atto di amore, si deve contrastare qualsiasi tentativo di disinformazione. Il professor Roberto Cauda: è un “atto importante per proteggere sé stessi e la comunità”.

Il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, e il reverendo Christian Krieger, presidente della Conferenza delle Chiese Europee (Cec), hanno lanciato un appello comune esortando alla responsabilità e alla cura verso gli altri in questo tempo di pandemia. Ricordando che, secondo recenti rapporti, le infezioni da Covid-19 sono ancora in aumento in Europa, i presidenti di Comece e Cec “incoraggiano tutti ad osservare le misure sanitarie necessarie e a vaccinarsi”. “In diversi Stati membri dell’Unione europea – si legge nella dichiarazione congiunta – i numeri di coloro che si sono sottoposti a una vaccinazione completa, purtroppo, rimangono ancora molto al di sotto della soglia necessaria per arginare la diffusione del virus, nonostante i vaccini siano disponibili”. I presidenti di Comece e Cec sottolineano che la vaccinazione è “attualmente il modo più efficace per contrastare la pandemia e salvare vite umane”: la vaccinazione offre protezione “non solo a noi stessi ma anche ai nostri fratelli e sorelle, in particolare ai più fragili tra noi”. È quindi “un atto di amore e di cura e anche di responsabilità e di giustizia sociale”.

Si assiste ancora alla diffusione di informazioni false

Nella dichiarazione congiunta si riconosce che “la decisione di vaccinarsi può non essere facile e le ragioni di esitazione possono essere molteplici”: “alcuni potrebbero non essere in grado di ricevere la vaccinazione a causa di gravi condizioni mediche. Altri possono avere paura o dubitare degli effetti del vaccino”. “Li incoraggiamo – scrivono il cardinale Jean-Claude Hollerich e il reverendo Christian Krieger – a chiarire le loro preoccupazioni e a prendere una decisione ben informata, dopo aver chiesto un parere professionale alle autorità competenti e agli esperti”. Sulla vaccinazione si sta purtroppo assistendo, aggiungono, “alla diffusione di informazioni false e affermazioni infondate” che “strumentalizzano la pandemia causando paura e polarizzazione”. E questo accade in un momento in cui c’è bisogno “di coesione, unità e solidarietà”. “Facciamo un forte appello a tutti coloro che hanno responsabilità nella società, compresi i rappresentanti politici e i comunicatori, così come i membri delle nostre Chiese, per contrastare qualsiasi tentativo di disinformazione”.

Si assicuri un accesso equo ai vaccini

Nella dichiarazione congiunta si chiede inoltre “a tutta la società civile di sensibilizzare e di incoraggiare i cittadini a intraprendere azioni responsabili per proteggere sé stessi e gli altri, in particolare coloro che non possono essere vaccinati per motivi di salute o altre ragioni”. Si ribadisce anche l’appello all’Unione Europea e ai suoi Stati membri, affinché rispettino “i loro impegni di condivisione del vaccino e intensifichino gli sforzi globali per assicurare un accesso equo ai vaccini contro il Covid-19 per tutti, anche nelle regioni con sistemi sanitari più deboli”. Mentre ci prepariamo a celebrare il Natale, i presidenti di Comece e Cec ricordano infine che “Dio ha mandato Suo figlio sulla terra per esprimere il Suo amore e la Sua cura per noi”. Questa buona notizia “rimane molto attuale oggi. Diamo una testimonianza vivente di essa, mostriamo responsabilità e cura”.

Professor Cauda:  il vaccino protegge sé stessi e la comunità

La dichiarazione congiunta dei presidenti di Comece e Cec ci ricorda anche che “la vaccinazione è una forma di protezione nostra e degli altri”. É quanto sottolinea il professor Roberto Cauda, direttore del Reparto di Malattie Infettive del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, aggiungendo che i vaccini sono “efficaci e sicuri”.

I presidenti di Comece e Cec sottolineano che la vaccinazione offre protezione “non solo a noi stessi” ed è un “atto di amore, di cura e anche di responsabilità e di giustizia sociale”…

Sicuramente si tratta di una importantissima presa di posizione che sottolinea, ancora una volta, che i vaccini a disposizione in questo momento sono efficaci e sicuri. L’unico modo per uscire da questa pandemia è quello di vaccinarci il più possibile per poter riprendere la nostra vita normale. È stato un momento difficile, siamo ancora in un periodo molto delicato e quindi una dichiarazione come questa, in linea con quanto il Papa ha più volte ricordato in questi due anni di pandemia, è importante: la vaccinazione è una forma di protezione nostra e degli altri.

Nel documento si ricorda anche che sulla vaccinazione si sta purtroppo assistendo, “alla diffusione di informazioni false e affermazioni infondate”. L’appello, rilanciato nella dichiarazione, è rivolto in particolare a politici e comunicatori per contrastare “qualsiasi tentativo di disinformazione”…

Credo che questi quasi due anni di pandemia ci abbiano insegnato a vedere le informazioni. E devo dire che s’è stata anche una positiva alleanza tra il mondo della scienza e quello dell’informazione. Purtroppo – non parlo dell’informazione ufficiale – ci sono dei canali di informazione paralleli. Internet ha giocato un ruolo molto positivo durante questa pandemia. Purtroppo è stato, e lo è ancora, veicolo di fake news che soprattutto in questo momento riguardano i vaccini e che possono disinformare le persone e non indurle a fare quell’unico atto importante che è vaccinarsi. Atto importante per proteggere sé stessi e la comunità.

Un altro importante appello è rivolto all’Unione Europea e ai suoi Stati membri, affinché rispettino “i loro impegni di condivisione del vaccino e intensifichino gli sforzi globali per assicurare un accesso equo al vaccino…

Tutti sappiamo che da questa pandemia si uscirà quando non ci saranno più casi in tutto il mondo. È chiaro che non si raggiungerà questo mettendo in sicurezza un singolo Paese o un singolo Continente. La storia recente ci insegna che le varianti possono insorgere ed insorgono, soprattutto, laddove il virus si replica di più e può quindi subire delle mutazioni e dar luogo a varianti. Bisogna che le scelte, politiche in questo caso, siano indirizzate sia nel segno della solidarietà ma anche in quello della “convenienza”: conviene a tutti che tutto il mondo abbia un accesso equo ai vaccini. Credo che bisognerà operare in questo modo, altrimenti da questa pandemia non si uscirà tanto facilmente.

A proposito di scelte, a partire dal 16 dicembre partiranno in Italia le vaccinazioni anti Covid anche per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Perché è importante vaccinare anche i più piccoli?

La vaccinazione si fa per proteggere chi si vaccina. I più piccoli non hanno, fino ad oggi, forme molto gravi però ci possono esser anche forme gravi. Ci possono essere casi del cosiddetto “long Covid”. E non sappiamo soprattutto se in futuro queste varianti potrebbero determinare forme più gravi nei bambini. Mi riferisco ad una notizia recente, ovviamente da verificare, in base alla quale in Sudafrica la variante “Omicron” sembra avere un certo impatto in età pediatrica. Oltre alla protezione dei bambini, ai quali si assicura una vita più serena, si riduce anche in maniera collaterale la diffusione del virus: in questa particolare fase epidemica i più giovani, che sono meno vaccinati, sono coloro nei quali il virus circola di più.

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