Crisi tra Turchia e Kurdistan

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

La crisi tra Turchia e Kurdistan iracheno è segnata, al momento, da un alternarsi di dichiarazioni minacciose: l’esecutivo di Ankara afferma di voler porre fine alla minaccia costituita da gruppi di ribelli curdi in Iraq; il partito dei lavoratori curdi (PKK) non scarta l’ipotesi del negoziato ma si dice pronto all’eventualità di un conflitto. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

Il presidente turco, Abdullah Gul, ha detto che il governo di Ankara è determinato a fare i passi necessari per porre fine a quella che viene definita la minaccia dei guerriglieri curdi. Gul ha anche detto che la Turchia “sta perdendo la pazienza” e non tollererà più attacchi sferrati dal Kurdistan iracheno da ribelli curdi. Sull’altro versante, il membro dell’ufficio politico del PKK ha dichiarato che i guerriglieri curdi sono “pronti ad accogliere positivamente qualsiasi proposta di soluzione politica”.

Assaltata una caserma

Ma i curdi – ha aggiunto – hanno anche “adottato tutte le misure militari” e sono pronti a “colpire in profondità” in tutto il territorio turco e non solo in Kurdistan. Sul terreno, intanto, almeno 40 ribelli del PKK hanno assaltato, nella notte, una caserma nella provincia turca di Hakkari.

Uccisi diversi ribelli

I soldati turchi hanno respinto l’attacco e secondo fonti locali, sarebbero rimasti uccisi diversi ribelli. In questa stessa area, un analogo attacco, sferrato domenica scorsa da guerriglieri del PKK, aveva provocato la morte di 12 soldati turchi. A quell’azione erano poi seguite incursioni mirate oltre confine delle forze armate turche, confermate dal governo di Ankara e costate la vita ad almeno 32 ribelli. La televisione curda ha mostrato inoltre le immagini di 8 militari turchi, rapiti domenica scorsa durante un’imboscata. Il presidente iracheno, il curdo Jalal Talabani, ha smentito infine le voci secondo cui il governo di Baghdad avrebbe accettato di estradare in Turchia i leader curdi del PKK.

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