Card. Krajewski: ho riattivato la luce per la sopravvivenza di famiglie e bambini

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© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews L’Elemosiniere apostolico spiega i motivi che lo hanno spinto a riattivare l’energia elettrica in uno stabile occupato a Roma. Un gesto disperato e umanitario per aiutare famiglie che faticano a sopravvivere.

Dopo essere stato a Lesbo per portare la solidarietà di Papa Francesco ai migranti dei campi profughi dell’isola greca, l’Elemosiniere apostolico, il cardinale Konrad Krajewski, è stato informato della grave situazione in cui si trovavano oltre 400 persone, tra cui numerosi bambini, in un palazzo romano occupato. Da giorni lo stabile era senza corrente elettrica e acqua calda. Tali servizi erano stati sospesi dalla società che fornisce l’energia per un problema di morosità. Il porporato ha sentito il dovere di compiere un gesto umanitario ed ha così provveduto personalmente a riattivare la corrente elettrica all’edificio. Il cardinale ha compiuto questo gesto consapevole delle possibili conseguenze a cui può andare incontro, nella convinzione che fosse necessario farlo per il bene di queste famiglie.

Un gesto disperato

“Sono intervenuto personalmente – ha detto l’Elemosiniere apostolico all’agenzia di stampa Ansa – per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi”. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, il porporato ha riferito di conoscere da tempo le grandi difficoltà delle persone che vivono in quel palazzo. “Dal Vaticano – ha detto – mandavamo l’ambulanza, i medici, i viveri. Stiamo parlando di vite umane”.

Famiglie abbandonate

“La cosa assurda – ha sottolineato l’Elemosiniere apostolico al quotidiano italiano – è che siamo nel cuore di Roma. Quasi cinquecento persone abbandonate a sé stesse”. “Sono famiglie – ha aggiunto il porporato – che non hanno un posto dove andare, gente che fatica a sopravvivere”. Il primo problema, ha sottolineato, non è quello dei soldi. Dopo aver ricordato che tra le persone del palazzo ci sono molti bambini, il porporato invita a porsi queste domande: “Perché sono lì, per quale motivo? Come è possibile che delle famiglie si trovino in una situazione simile?”. L’elemosiniere apostolico ha ribadito infine che si assume tutta la responsabilità: “Dovesse arrivare, pagherò anche la multa”.

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