Sulle orme di San Francesco

Dall’Osservatore Romano del 3 febbraio 2021 pagine 2 e 3

Sulle orme di San Francesco

I passi compiuti dal Papa seguendo il solco tracciato dal patrono d’Italia

di AMEDEO LOMONACO
Molti dei passi e dei gesti di Papa Francesco si inseriscono in una traiettoria che parte da Assisi e che
si scorge chiaramente fin dai primi giorni del Pontificato. Nella santa messa di inizio del ministero petrino, il 19 marzo del 2013, il Pontefice già indica la direttrice che accompagna il suo magistero. «La vocazione del custodire — afferma il Santo Padre durante l’omelia — non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede
e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato San Francesco: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo». Il 4 ottobre del 2013, nel giorno della festa del santo patrono d’Italia, il Papa è ad Assisi.
«Da questa Città della Pace — afferma il Santo Padre nell’omelia durante la messa in piazza San Francesco — ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione!». «Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra
Santa, tanto amata da San Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo».

«Laudato si’»
La custodia del creato è il tema  centrale dell’enciclica Laudato si’ che, con un titolo tratto dal Cantico delle creature, propone la trama di una ecologia integrale per un nuovo paradigma di giustizia. Diversi passaggi di questo documento, pubblicato il 24 maggio del 2015, sono dedicati a san Francesco. «Ho preso il suo nome — scrive il Papa — come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità». Il
Pontefice nell’enciclica mette anche in evidenza la connessione tra gli esseri umani e il mondo. «Non è un caso che, nel cantico in cui loda Dio per le creature, San Francesco aggiunga: “Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore”». «Tutto è collegato. Per questo — scrive il Papa — si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società». L’esortazione è quella di ascoltare il grido della terra e dei p0veri.

Documento di Abu Dhabi
«Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio. Veramente  sono pacifici coloro che per tutto ciò che soffrono in questo secolo, per amore del Signor nostro Gesù Cristo conservano la pace nell’animo e nel corpo». Questo testo della quindicesima delle ventuno «ammonizioni» attribuite a San Francesco d’Assisi ha gli stessi orizzonti protesi verso la riconciliazione indicati nel Documento sulla Fratellanza Umana. Firmato il 4 febbraio del 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi, tale Documento contiene un forte invito a riscoprirsi fratelli per promuovere insieme la giustizia e la pace, garantendo i diritti umani e la libertà religiosa. «La fede — si
legge nella prefazione — porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare». La Dichiarazione di Abu Dhabi è stata formata 800 anni dopo uno storco incontro. «Con animo riconoscente al Signore, nell’ottavo centenario dell’incontro tra San Francesco di Assisi e il sultano al-Malik al-Kāmil — ricorda Papa Francesco durante l’incontro interreligioso del 4 febbraio 2019 — ho accolto l’opportunità di venire qui come credente assetato di pace, come fratello che cerca la pace con i fratelli. Volere la pace, promuovere la pace, essere strumenti di pace: siamo qui per questo». Anche durante il viaggio apostolico in Marocco, il Papa ricorda l’incontro tra san Francesco e il Sultano: «quell’evento profetico — afferma il Santo Padre il 31 marzo del 2019 rivolgendosi al popolo e alle autorità del Marocco — dimostra che il coraggio dell’incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l’umanità, là dove l’estremismo e l’odio sono fattori di divisione e di distruzione».

Fratelli tutti
Il viaggio del Pontefice nella penisola arabica precede un’altra storica giornata. La scena si sposta da Abu Dhabi ad Assisi. Nella città  del Poverello, il 3 ottobre del 2020, il Papa firma sulla tomba di san Francesco l’enciclica Fratelli tutti, un invito a realizzare il desiderio mondiale di fratellanza per «un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole». «San Francesco che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento — scrive il Pontefice — sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi». «Fratelli tutti scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi — ricorda il Papa nella sua ultima enciclica — a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo». San Francesco, aggiunge il Pontefice, «invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio». Il Poverello di Assisi dichiara beato «colui che ama l’altro quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole — sottolinea il Papa — San Francesco ha spiegato «l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita».

Il seme di San Francesco cresca in tanti cuori
San Francesco ci parla ancora, anche in questo tempo scosso dalla pandemia. Ci parla con la voce del Papa e di tutti gli uomini di buona volontà. Esorta a prenderci cura del creato, a riconoscerci tutti come fratelli. «San Francesco — sottolinea il Papa nell’enciclica Fratelli tutti — ha ascoltato la voce di Dio, ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita. Spero che il seme di San Francesco cresca in tanti cuori». La via indicata dal Papa e da san Francesco, come ha scritto lo stesso Poverello di Assisi, è quella del Vangelo: «Quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come il Signore stesso dice nel Vangelo: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta la mente, e il prossimo tuo come te stesso».

La “marcia della fratellanza”
In occasione del secondo anniversario della firma del Documento sulla Fratellanza Umana ripercorriamo [nella tabella sottostante], a partire dal viaggio apostolico in Egitto nel 2017, questo denso percorso attraverso alcune date, incontri ed eventi. Un cammino che si snoda fino al 4 febbraio 2021, prima Giornata internazionale della fratellanza indetta dalle Nazioni Unite. Un cammino che non si conclude e che interpella tutti gli uomini a seguire la via della fratellanza.

I volti della fratellanza

La fratellanza e anche una via di uscita dalla pandemia. Ed è innanzitutto armonia. «Cercare di arrampicarsi nella vita, di essere superiori agli altri — afferma il Papa all’udienza generale del 12 agosto 2020 — distrugge l’armonia. È la logica del dominio, di dominare gli altri. L’armonia è un’altra cosa: è il servizio». La fratellanza è poi un’opzione preferenziale per i poveri. «Sarebbe triste se nel vaccino per il covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! E che scandalo sarebbe — sottolinea il Santo Padre all’udienza generale del 19 agosto 2020 — se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato». La via della fratellanza presuppone anche una distribuzione universale dei beni. «Noi siamo amministratori dei beni, non padroni». «Quando l’ossessione di possedere e dominare — afferma Francesco all’udienza generale del 26 agosto 2020 — esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare». La fratellanza è anche solidarietà. «Per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme». «San Francesco d’Assisi — sottolinea il Pontefice all’udienza generale del 2 settembre 2020 — lo sapeva bene, e animato dallo Spirito dava a tutte le persone, anzi, alle creature, il nome di fratello o sorella». Un altro volto della fratellanza, ricorda il Papa, è quello dell’amore sociale. «Il coronavirus — afferma all’udienza generale del 9 settembre 2020 — ci mostra che il vero bene per ciascuno è un bene comune non solo individuale e, viceversa, il bene comune è un vero bene per la persona». «È dunque tempo di accrescere il nostro amore sociale». Il prendersi cura gli uni degli altri è un ulteriore tratto distintivo della fratellanza. «I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra — afferma Francesco all’udienza generale del 16 settembre 2020 — gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provocato e reclamano un’altra rotta. Reclamano da noi una conversione, un cambio di strada: prendersi cura anche della terra, del creato». La via della fratellanza è anche una via di sussidiarietà. «Si ascoltano più i potenti che i deboli e questo — osserva il Pontefice all’udienza generale del 23 settembre 2020 — non è il cammino, non è il cammino umano, non è il cammino che ci ha insegnato Gesù, non è attuare il principio di sussidiarietà».

«Fratres omnes», non tutti contro tutti
Tutti sono chiamati a percorrere la via della fratellanza. In questo tempo lacerato dalla crisi, non solo sanitaria, l’umanità deve aprirsi al mondo, al fratello di ogni terra. «Se non riusciamo a recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni, l’illusione globale che ci inganna — scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti — crollerà rovinosamente e lascerà molti in preda alla nausea e al vuoto. Inoltre, non si dovrebbe ingenuamente ignorare che “l’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca”. Il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia». Nel corso della storia e negli ultimi anni tante iniziative sono nate sulla via della fratellanza tracciata da san Francesco e indicata dal Papa. Questo è il solco da seguire per uscire migliori dalla crisi.