World Political Forum, intervista con Giulietto Chiesa

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Creare nuove regole di governance da suggerire a chi è alla guida dell’economia e della politica internazionale in modo da aprire una nuova strada per superare le crisi internazionali. E’ questo l’obiettivo del ‘World Political Forum’, l’organismo nato da un’idea del premio Nobel per la pace, Mikhail Gorbaciov, i cui lavori si sono svolti, giovedì e venerdì scorso, a Torino e ad Alessandria.

Intervista con il giornalista Giulietto Chiesa

All’incontro, incentrato sul tema ‘Verso una nuova civiltà’ hanno partecipato, tra gli altri, l’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, l’ex presidente italiano Oscar Luigi Scalfaro, il senatore Giulio Andreotti, e l’ex presidente della Commissione europea, Jacques Delors. Sui temi affrontati nel Forum ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, l’opinionista del quotidiano “La Stampa”, Giulietto Chiesa, che ha ricoperto, nel primo giorno di lavori, il ruolo di moderatore durante il dibattito intitolato: “Società dell’informazione o della manipolazione?”

 

R. – I temi che noi abbiamo affrontato sono stati quelli del nuovo disordine mondiale e della ricerca dei modi per superarlo. Si è potuto discutere, tra politici ed esperti, di numerose questioni che stanno al centro delle inquietudini mondiali. Si è parlato molto dell’attuale vallo che ha diviso l’Europa e la Russia dagli Stati Uniti. Questa iniziativa del Forum mondiale della politica, sotto l’egida di Gorbaciov, ha messo sul tavolo delle questioni che sono al centro della discussione della riforma di tutta l’architettura internazionale. Un’iniziativa che stiamo cercando di realizzare è quella di istituire una piccola Università della globalizzazione. Vigliamo costituire l’Università sul governo della globalizzazione, per offrire un contributo alla politica affinché siano prese delle decisioni assennate.

Globalizzazione ed equità

D. – A proposito di globalizzazione quali sono gli strumenti per affrontare equamente i processi di mondializzazione?

R. – Bisogna rafforzare le Nazioni Unite e non indebolirle. Ci sono questioni che richiedono la creazione di strutture decisionali. Questo è un mondo plurale, bisogna ricostituire una rete di istituzioni che siano le fondazioni della legalità internazionale e dentro queste avviare una discussione paritaria tra tutti i leader politici. Il mondo è diventato molto più complesso negli ultimi 20 anni di quanto non lo fosse prima e quindi occorre che il processo decisionale avvenga di pari passo sul piano della scienza e sul piano della politica, cioè della democrazia.

Emergenze

D. – Quali sono, secondo lei, le principali emergenze dell’attuale scenario mondiale?

R. – Da quello che si è discusso a Torino e ad Alessandria, il tema della fame e della povertà è stato considerato centrale. La questione principale è consentire ad una parte grande del pianeta di svilupparsi a livelli accettabili, di uscire dalla povertà con l’aiuto dei ricchi e dei potenti. Uno degli altri temi che è stato affrontato è lo stato del sistema mediatico mondiale. Su questo ci sono gravi preoccupazioni perché con un sistema mediatico così concentrato in poche mani rischiamo di perdere i fondamenti, i cardini della democrazia.

Solidarietà e politica

D. – In questo mondo così complesso è possibile affiancare le logiche della solidarietà a quelle della politica e dell’economia?

R. – Io penso, come molti, che questo sia possibile, ma tale obiettivo per essere raggiunto richiede una grande riforma intellettuale. Se non si compie questo sforzo, allora bisogna accettare crudamente il principio che si va verso la politica dei più forti, verso lo scontro, la guerra e la dominazione.

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