In udienza da Giovanni Paolo II ministri dell’Ue

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
“Il riconoscimento dello specifico patrimonio religioso di una società richiede il riconoscimento dei simboli che lo qualificano”. E’ questa la convinzione espressa dal Papa nel discorso rivolto, stamani, ai ministri dell’Interno dell’Unione Europea ed ai rappresentanti delle religioni e delle Chiese cristiane che ieri hanno partecipato, a Roma, ad una conferenza sul dialogo interreligioso.
“Se in nome di una scorretta interpretazione del principio di eguaglianza – ha spiegato Giovanni Paolo II – si rinunciasse ad esprimere tale tradizione religiosa ed i connessi valori culturali, la frammentazione delle odierne società multietniche e multiculturali potrebbe facilmente trasformarsi in un fattore d’instabilità e, quindi, di conflitto”. “La coesione sociale e la pace – ha aggiunto il Papa – non possono essere raggiunte cancellando le peculiarità religiose di ogni popolo”.
Rispetto della vita e immigrazione
Ricordando i temi affrontati dalla Conferenza, svoltasi nella prospettiva di costruire uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, il Santo Padre ha poi ricordato come questo obiettivo comporti “la ricerca di nuove soluzioni per i problemi collegati con il rispetto della vita, con il diritto di famiglia, con l’immigrazione”. “La coscienza di essere un’unica famiglia di persone chiamate a costruire un mondo più giusto e fraterno – ha sottolineato Giovanni Paolo II – è già presente nelle tre grandi religioni monoteistiche: l’ebraismo, il cristianesimo, l’islam”.
Il Papa ha poi rimarcato come “non saranno mai troppi i tentativi per creare le condizioni di un franco dialogo e di una solidale cooperazione tra tutti i credenti in un unico Dio”. Riferendosi all’Europa, “nata dall’incontro di diverse culture con il messaggio cristiano”, il Santo Padre ha messo in rilievo come gli attuali sforzi per un dialogo interreligioso ed interculturale lascino intravedere “una prospettiva di unità nella diversità”.
Dalle tradizioni religiose risorse per promuovere il rispetto
Tra le molteplici iniziative in favore della pace, Giovanni Paolo II ha quindi ricordato la Giornata di preghiera promossa ad Assisi lo scorso 24 gennaio e conclusasi con una dichiarazione dei leader religiosi nella quale ci si è impegnati, tra l’altro, a sradicare le cause del terrorismo, a difendere il diritto di ogni persona ad una degna esistenza e a sostenersi nel comune sforzo per sconfiggere l’egoismo, il sopruso, l’odio e la violenza.
Malgrado talvolta si registrino insuccessi nelle iniziative di pace occorre continuare a sperare: “le tradizioni religiose – ha concluso il Santo Padre – posseggono le risorse necessarie per superare le frammentazioni e per favorire la reciproca amicizia e il rispetto tra i popoli”.
*********