In Turchia nuova ondata di violenze

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Turchia, quattro soldati sono rimasti uccisi durante scontri tra forze governative e ribelli curdi nel sud est del Paese. Questa nuova ondata di violenze costituisce una grave minaccia per la precaria stabilità del Kurdistan. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Gli scontri – rivelano fonti locali – sono scoppiati tra soldati e militanti del PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan, nella provincia di Sirnak vicino al confine con Iraq e Siria. Aerei militari hanno bombardato l’area e i soldati hanno condotto operazioni per scovare militanti curdi. Il conflitto in Kurdistan, ormai trentennale, ha causato la morte di oltre 30 mila persone.
I curdi e l’indipendenza
I curdi, più di 25 milioni sparsi in un’area che comprende Turchia, Siria, Iraq, Iran e Armenia, rivendicano l’indipendenza. Le speranze per la nascita di uno Stato curdo, frustrate dai Trattati di Sevres nel 1920 e di Losanna nel 1923, hanno prodotto un clima di insoddisfazione. In questo contesto è nato il Partito dei lavoratori curdi fondato nel 1973 su forte ispirazione marxista.
Il Pkk e la fine della tregua
Dopo l’arresto del leader del PKK, Abdullah Ocalan, avvenuto nel 1999, i ribelli avevano scelto di interrompere la lotta armata per ottenere, attraverso l’impegno politico, il riconoscimento dei diritti civili e una maggiore autonomia. Ma la situazione di questa area è tornata ad essere instabile dopo l’annuncio nel 2004, da parte del PKK, della fine di un periodo di tregua unilaterale.