Territori palestinesi, intervista con mons. Chacour

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Nei Territori palestinesi è di almeno 16 morti il bilancio, ancora provvisorio, degli scontri scoppiati nelle ultime 24 ore tra sostenitori di al Fatah, formazione del presidente Abu Mazen, e militanti del gruppo radicale Hamas. Alla drammatica situazione sul terreno, si aggiungono poi nuove preoccupanti fratture politiche: è stato “congelato” infatti il dialogo tra Hamas e al Fatah per la formazione di un governo di unità nazionale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Sono ripresi stamani a Gaza violenti scontri tra sostenitori di al Fatah e Hamas: in seguito ad una sparatoria avvenuta nei pressi dell’Università islamica sono rimasti uccisi almeno due palestinesi. Nelle ultime 24 ore la situazione si è gravemente deteriorata: ieri sono morte 14 persone e miliziani di al Fatah hanno rapito 19 attivisti di Hamas. Si tratta degli episodi più gravi da quando sono riprese le ostilità tra le due fazioni. Sul versante politico, Hamas ha anche annunciato la decisione di sospendere le trattative per la formazione di un governo unitario.
Intervista con mons. Elias Chacour
La rottura dei negoziati tra i due principali gruppi politici palestinesi è destinata a produrre una frattura insanabile o ci sono ancora possibilità di riprendere le trattative? Risponde l’arcivescovo di Akka dei greco-melkiticattolici, mons. Elias Chacour, fondatore e presidente di “Mar Elias Educational Institutions”, prima Università in Galilea per studenti cristiani, musulmani ed ebrei.
R. – TOUT LE PEUPLE PALESTIEN DANS LES TERRITOIRESOCCUPES…
Tutto il popolo palestinese dei Territori occupati si attende e spera che i negoziati vengano riavviati, affinché si possa ritrovare un poco di pace. I Territori palestinesi vivono una condizione di profonda disillusione. Il dialogo ed i negoziati tra Hamas e al Fatah sono veramente molto importanti, perchè da questo dipende in realtà la possibilità di poter presto cominciare un vero negoziato con lo Stato di Israele. Altrimenti è impossibile.
D. – E’ auspicabile un intervento della Comunità internazionale?
R. – CE SERA BIEN, SE LA COMUNITE’ INTERNATIONAL ….
Certo, sarebbe un bene se la Comunità internazionale intervenisse. Ma è certamente molto rischioso che dei singoli Stati dovessero decidere di intervenire, in realtà per propri interessi. Di questo si accusa da un lato Iran e la Siria e dall’altro Stati Uniti e Francia. Tutti siamo sotto accusa. E’ necessario che una potenza delle Nazioni Unite sia intermediaria. Il problema maggiore riguarda proprio la democrazia, o meglio, quello che noi intendiamo per democrazia. E quindi, chi è che ha diritto ad essere libero e chi invece non ha diritto ad essere libero?
D.– Dunque, cosa fare per dare davvero un volto democratico ai territori palestinesi?
R. – IL FAUT D’ABORT QUE L’OCCUPATION SOIT TERMINE’…
E’ necessario anzitutto che l’occupazione venga interrotta e che il popolo palestinesi dei Territori Occupati possa avere la possibilità di esprimere la propria opinione e prendere le proprie decisioni. Io sono sicuro che la decisione comune sarà per il bene della pace, per il raggiungimento dei negoziati veri tra Israele e Palestina, affinché si possa giungere alla conclusione di questo conflitto sanguinoso che dura da più di un secolo e che ha fatto così tante migliaia di vittime.
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