Somalia: corti islamiche al potere

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Somalia, almeno 5 persone sono morte a Mogadiscio in nuovi scontri tra militanti delle scuole coraniche e miliziani legati ai signori della guerra. Nel Paese, diventa sempre più realistica la prospettiva di un regime fondamentalista. Dopo la vittoria sul terreno contro le milizie dei signori della guerra, i fondamentalisti delle Corti islamiche dominano anche la scena politica. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

La fazione estremista delle Corti islamiche, sospettata di avere legami con Al Qaeda, ha conquistato il potere. Il colpo di mano è avvenuto nella notte fra sabato e domenica durante un incontro tra i rappresentanti delle Corti. L’ala moderata è stata emarginata e la corrente integralista ha formato un’assemblea di 88 persone. Il compito dell’assemblea è di dirigere le attività delle Corti e imporre la Sharia, la legge islamica. A capo di questo “Parlamento” è stato nominato uno sceicco, Hassan Dahir Aweys, ricercato per terrorismo.

Nel Paese condanne a morte

L’amministrazione americana ha già dichiarato che non avrà alcun tipo di contatto con il nuovo leader. Tra i primi provvedimenti, le Corti hanno annunciato ieri la condanna a morte, da eseguire con lapidazione, di cinque uomini accusati di stupro. Un gruppo islamico ha rivendicato, inoltre, l’assassinio del giornalista svedese, ucciso venerdì scorso a Mogadiscio.

Il commento di padre Albanese

La nascita di un governo degli oltranzisti islamici costituisce una sfida diretta all’ancora debole esecutivo somalo sostenuto dall’Occidente. Ascoltiamo padre Giulio Albanese, fondatore dell’Agenzia missionaria MISNA:

R. – Io credo che davvero il cammino sia tutto in salita. L’unico elemento, a mio avviso, ancora di “speranza” è rappresentato dal fatto che questo cartello delle Corti islamiche, in effetti, è un grande contenitore. Al suo interno ci sono i fondamentalisti, ma non solo: vi sono imprenditori, commercianti, gente comune che effettivamente era stufa, soprattutto a Mogadiscio, dello stato di anarchia in cui era precipitata la capitale. Quindi, vi sono delle componenti moderate che a mio avviso rappresentano davvero la maggioranza. Purtroppo, come al solito, chi ha le armi comanda, detta legge.

Indispensabile l’impegno della comunità internazionale

D. – E in questo contesto, diventa necessario e indispensabile l’impegno della comunità internazionale…

R. – La situazione della Somalia dal 1991, dalla caduta del regime di Siad Barre ad oggi, è sempre stata caratterizzata da uno stato di anarchia. E non è la prima volta, inoltre, che si parla di sharia. E’ importante che, da parte della comunità internazionale, si faccia di tutto per consentire al governo di transizione di Abdullah Yusuf in una maniera o nell’altra di riprendere in mano le redini. E’ necessaria una mediazione internazionale molto forte. Guai ad abbandonare la Somalia in questo momento, perché davvero è in gioco il destino di tanta gente che, sinceramente, non ce la fa più. Non dimentichiamo che è dal ’91 che questo Paese è senza Stato.

Situazione dei cristiani

D. – La situazione è particolarmente difficile per i cristiani…

R. – I cristiani sicuramente ci saranno e ci sono in Somalia, ma vivono in una situazione di nascondimento. A me è capitato di incontrare dei cristiani, quando sono stato in Somalia. Naturalmente, però, tutti si guardavano bene dal dire pubblicamente e ufficialmente che erano cristiani: sapevano bene che sarebbero poi stati eliminati dagli estremisti. Quindi, direi che la presenza della Chiesa somala è una presenza all’insegna del martirio. Non vi è dubbio.

Cristiani in Somalia

La minoranza cristiana in Somalia, un tempo fiorente grazie alle missioni francescane, a quelle luterane e anglicane, si è drasticamente ridotta durante la sanguinosa persecuzione condotta dal dittatore Siad Barre dal 1969 al 1991. In questo periodo, ogni attività missionaria è vietata e centinaia di chiese sono state distrutte. Dopo la caduta del regime, la nuova Costituzione aveva proclamato la libertà di religione, ma per i cristiani era molto difficile trovare lavoro: molti sono emigrati in Italia o negli Stati Uniti. Anche adesso, la situazione è estremamente difficile: uno degli ideologi dei Tribunali islamici ha spiegato che “non ci sono cristiani in Somalia, ci sono solo apostati”. “Un musulmano – ha aggiunto – non può diventare cristiano; può solo diventare apostata”.

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