Raid israeliano nella Striscia di Gaza

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Medio Oriente, almeno cinque persone sono rimaste uccise in seguito ad un raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza. E’ stata colpita un’automobile con a bordo un comandante militare della Jihad islamica. Oltre all’estremista e ad un altro militante dell’organizzazione integralista, sono morti anche una bambina di 8 anni e i due fratelli di 15. Alla difficile situazione sul terreno, si aggiungono anche nuove frizioni politiche tra israeliani e palestinesi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Proseguono le minacce incrociate tra Israele e il movimento estremista palestinese “Hamas”: il ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, avverte che Israele potrebbe colpire i leader del movimento islamico, compreso il primo ministro designato Ismail Haniyeh. “Se l’organizzazione fondamentalista sceglie la strada del terrore – precisa il ministro – non è più questione di leadership politica. Sarebbe una leadership terroristica”. In Israele, intanto, il primo ministro, Ehud Olmert, ha annunciato che in futuro lo Stato ebraico ridurrà drasticamente gli stanziamenti per gli insediamenti ebraici in Cisgiordania con lo scopo favorire la crescita di altre aree del Paese.

Hamas non rinuncia alla lotta armata

Sul versante palestinese, Hamas annuncia invece che continuerà la lotta armata contro Israele. Un dirigente del gruppo radicale avverte che potrebbero anche essere rapiti cittadini israeliani per chiedere la liberazione di migliaia di palestinesi detenuti in Israele. La soluzione – spiega il capo di Hamas, Khaled Meshaal – non è quella di riconoscere lo Stato ebraico, ma di porre fine all’occupazione israeliana dei Territori. La possibilità di riconoscere Israele – aggiunge il presidente del Parlamento di Ramallah, Aziz Dweik – può essere presa in esame solo dopo un referendum popolare rivolto alla popolazione palestinese.

Riconoscimento di Israele

“Ma prima di compiere questo passo – chiarisce il presidente dell’Assemblea palestinese – Israele dovrà precisare quali saranno i suoi confini, altrimenti i palestinesi non saprebbero cosa riconoscere”. Se Israele “inizierà a riconoscere i diritti dei palestinesi”, conclude Dweik, i palestinesi a loro volta inizieranno a riconoscere Israele.

Foto:

By gloucester2gaza [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons

 

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