Presidenziali in Congo, intervista con padre Bernasconi

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Presidential and legislative elections in DRC, Walikale 28 november 2011. © MONUSCO/Sylvain Liechti

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Sono oltre 25 milioni i cittadini congolesi chiamati questa mattina alle urne per eleggere il nuovo presidente della repubblica. Al ballottaggio il grande favorito è Joseph Kabila, attuale presidente di transizione, mentre il suo sfidante, Jean Pierre Bemba, sarebbe fermo, nei sondaggi, al 20 per cento. Ad agosto, dopo la pubblicazione dei risultati del primo turno, violenti scontri tra le milizie dei due contendenti avevano attraversato la capitale Kinshasa, causando una trentina di vittime. Oggi, durante le operazioni di voto, si è verificato un nuovo episodio di violenza, con un morto nella città di Bumba. Ma con quale spirito i congolesi si recano alle urne? Amedeo Lomonaco ha contattato a  Kinshasa il superiore provinciale dei comboniani, padre Fermo Bernasconi:

R. – Il desiderio della gente è quello di votare, è quello di voltare pagina e di dire “andiamo avanti”. Hanno una scelta molto più facilitata. Magari non è una scelta del tutto illuminata, ma è sicuramente dettata dal bisogno di pace, dopo aver vissuto anni e anni di guerra e anni di abbandono, dopo avere visto anche tantissime vittime di violenza, morti, gente abbandonata, donne violentate. Il fatto di poter votare è sicuramente un passo enorme.

D. –Il Congo può effettivamente aprire una nuova pagina? Si può sperare che le immense risorse del Paese africano siano finalmente destinate alla popolazione?

R. – Qui dobbiamo vedere che tipo di governo verrà fuori, perché sicuramente è necessario cambiare pagina, è necessario trovare delle persone nuove. Ma verranno fuori queste persone nuove? Questo richiede veramente un grande cambiamento, che non sarà risolto dalle elezioni: un cammino di conversione, di rinnovamento che è molto, moto grande e che richiederà sicuramente tempo.

D. – Molti fanno notare che i due candidati, in realtà, non siano delle persone nuove nel mondo politico congolese. Si tratta, infatti, del presidente uscente Kabila e di un ex “signore della guerra”, Bemba …

R. – Sì. Bisogna dire anche un’altra cosa. Nelle elezioni del 30 luglio non c’era soltanto l’elezione del presidente, c’erano anche le elezioni dei deputati e questa è stata una grande novità. Adesso, assieme alle elezioni del presidente, c’è anche l’elezione dei deputati provinciali. Questa è un’altra grandissima novità. Si tratta ora di votare e di scegliere un parlamento che abbia effettivamente potere. Secondo la costituzione, il presidente non può fare quello che vuole. Il presidente deve far votare le leggi e passare attraverso il parlamento.

D. – In questa delicata fase politica del Congo, quali le indicazioni da parte della Chiesa?

R. – La Chiesa non si è schierata per nessun candidato. Ha invitato a votare. Ha fatto delle scelte anche coraggiose, nel senso di esigere che il voto sia organizzato in modo da essere veramente libero, da essere responsabile, da essere trasparente. L’impegno della Chiesa è stato quello di invitare la gente a formarsi per conoscere non soltanto come si vota, ma quali sono i valori presenti nella democrazia, in uno Stato di diritto e così via. La Chiesa ha dato dei criteri di scelta: scegliere delle persone capaci, persone che hanno una coscienza e dei valori morali, che siano capaci di lavorare per il bene comune e soprattutto che siano capaci, in questo momento, anche di riconciliare un Paese, che, apparentemente, è unito, ma in pratica rischia di essere molto diviso.

Foto:

© MONUSCO/Sylvain Liechti [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], via Wikimedia Commons

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